Sanità al collasso con grillini e PD, caos nelle Regioni rosse

  • Postato il 15 giugno 2025
  • Di Panorama
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«Nel campo della salute, credo che potrò essere un rombo di tuono». Gigi Riva, da lassù, sorvoli. Sia lodata la sua indomita anima e il suo imprendibile sinistro. Sono passati quattordici mesi dalla nomina di Armando Bartolazzi, funambolico assessore alla Sanità in Sardegna. Doveva essere lui il bomber della giunta pentastellata di Alessandra Todde. Per questo, aveva spavaldamente preso in prestito il soprannome della leggenda del Cagliari. L’illustre oncologo era un rinomato fuoriclasse, del resto: già sottosegretario del governo Conte, persino. Un abbondante annetto dopo la sua venuta, all’unica regione mai guidata da una pentastellata servirebbe però il defibrillatore. La governatrice rischia la decadenza, viste le presunte irregolarità nella rendicontazione della campagna elettorale. Quanto alla sanità, basta riportare un recente giudizio di Bartolazzi: «È la peggiore d’Italia. Appena arrivato, ci fu una bambina trasferita per un’appendicite da Sassari a Cagliari. Cose da terzo mondo. Nemmeno in Sudan». Ipse dixit: appena tre mesi or sono. Nel frattempo, le aziende sanitarie sono state commissariate. Al Brotzu, il più grande ospedale sardo, i pazienti stazionano nei corridoi. E perfino la Cgil segnala che ormai un abitante su sei rinuncia alle cure.

Non ditelo però a Giuseppi, il leader del Movimento, che strepita contro il governo: «Sanità al collasso». Né, tantomeno, a Elly Schlein. Da quando è al Nazareno, benedetta gioventù, la segretaria piddina tentenna su tutto. Ma l’ardore che dimostra per cure e ospedali resta ammirevole. Quanto a iniziative parlamentari, non ha mai brillato. Appena tre proposte di legge presentate come prima firmataria. La prima, però, è stata proprio sul sostegno finanziario al sistema sanitario. Pure in aula, mentre riecheggiano ancora le sue epiche supercazzole, Elly sgancia: «La sanità pubblica viene smantellata dal governo». Dunque, accusa: non sono mai stati spesi così pochi danari per l’indispensabile causa. Nel 2025 arriveranno a 136 miliardi e 500 milioni di euro. «Senza timore di smentita, numeri alla mano, è lo stanziamento più alto di sempre», controbatte Giorgia Meloni. Già, ma come si fa allora? Bisognerebbe togliere alla segretaria piddina uno dei pochissimi argomenti unitari. Proprio adesso, mentre cominciava a sognare la disfida con la premier alle prossime elezioni. Sarebbe di inaudita perfidia, suvvia. 

Nessuno nega gli atavici problemi della sanità, sia chiaro. Tocca però confidare a Schlein l’amara verità: la competenza rimane delle Regioni. C’è di peggio: quelle amministrate dal centrosinistra al Sud sembrano particolarmente malmesse. E non sono guidate soltanto da presidenti alle prime armi, tipo Todde. Ma anche da consumati vicerè, che regnano incontrastati da lustri. Come Vincenzo De Luca, in eterna lotta per il terzo mandato nella sua Campania. L’aggettivo possessivo non è un’iperbole. Dal Sannio al Cilento, tutto è deluchizzato. Tanto che, mentre si avvicinano le prossime elezioni, il governatore avverte che presto annuncerà nuovi direttori generali e amministrativi: «Abbiate fede, li nomineremo entro il mese di giugno per dare continuità al nostro sistema sanitario». Insomma, per altri cinque anni, i prescelti risponderanno sempre e comunque al deposto Don Vincenzo. 

Quegli ingrati dei corregionali mostrano di non apprezzare. La Campania continua a guidare la classifica dei viaggi della speranza. Secondo gli ultimi dati della fondazione Gimbe, il 2024 segna un saldo negativo di 308 milioni alla voce «costi per curare pazienti altrove». Non è l’unico primato. È la regione con meno medici e infermieri: 8,5 per mille abitanti. In Liguria, per esempio, sono quasi il doppio. Un gingillino, quindi. Merita di venir lucidato dai prescelti nel prossimo quinquennio, promette De Luca. Per non parlare dalla sequela di indagini giudiziarie. L’ultimissima: manager, politici e funzionari avrebbero creato un comitato d’affari per pilotare bandi milionari. Come quello per la prevenzione della legionella. Tra gli indagati spicca Franco Picarone, eterno fedelissimo del presidente.

Anche l’impero pugliese di Michele Emiliano, «il gladiatore», volge al tramonto. E pure qui, le inchieste sono scoppiettanti. Vedi le presunte tangenti nell’azienda sanitaria barese. La Procura denuncia un irrituale giro di mazzette sugli appalti. «Sono tutta decorata Cartier, Vuitton, Hermès» dice la moglie del dirigente sanitario in un’intercettazione. Lamenta la difficoltà di spendere i soldi: «Veramente è diventato difficile utilizzarli! Io ce la metto tutta… ma quest’anno è stato tosto». I magistrati baresi, lo scorso marzo, chiedono poi sette rinvii a giudizio su altre supposte tangenti per l’ospedale Covid, costruito alla Fiera del Levante di Bari. Dovevano bastare 9,5 milioni. Ce ne sono voluti oltre il doppio: 21. Gonfiando a dismisura gli esborsi per le attrezzature, ipotizzano i pm. Un tomografo per la Tac costava 250 mila euro? La Regione avrebbe sborsato più del triplo. Il macchinario per la laparoscopia si trovava a 100 mila euro? Se ne sarebbero spesi 261 mila.  

Delle inchieste, sarà quel che sarà. Il disavanzo sanitario pugliese, però, continua a crescere: 174 milioni di euro. E di chi è la colpa? L’assessore al Bilancio, Fabiano Amati, non esita: «È della burocrazia sanitaria, che non ha attenzione nei confronti delle tasse». Il consigliere regionale Antonio Tutolo, già eletto nella lista civica di Emiliano, è ancora più esplicito: «Qualcuno dovrebbe pagare le conseguenze. E non parlo di far ruotare i direttori generali. Chi non è stato capace a Foggia, non può andare a Bari. Lo mandiamo a fare un altro lavoro!». Peccato che vengano nominati dai politici. E pure «il gladiatore», prima di lasciare il comando, sembra che voglia poggiare il suo spadone sui nuovi direttori generali e amministrativi: dall’istituto De Bellis di Castellana Grotte all’Asl di Foggia.  

In Sardegna, nel dubbio, decidono invece di commissariare tutto. «Rombo di tuono» Bartolazzi, fin dal suo insediamento, non ha mai smesso di cercare ingegnose soluzioni. Scarseggiano medici di base? I continentali disposti a trasferirsi nell’isola avranno la scuola di specializzazione gratuita. Il presidente dei camici bianchi di Cagliari, Emilio Montaldo, replica affranto: «La medicina generale non merita di essere svilita con proposte di questo tipo». Lo criticano? Bartolazzi insiste: «Apertissimo ad ascoltare le vostre proposte, se oltre al pallone ne avete», ribatte sui social ai detrattori. Il cristallino talento, purtroppo, non è compreso neanche in maggioranza. Malsopportano l’estro. Contestano la melina. L’ultimo attacco del Pd, alleato in giunta, è particolarmente velenosetto: «In Sardegna manca ancora un registro tumori operativo e aggiornato, strumento essenziale per la tutela della salute. Senza dati epidemiologici certi, ogni strategia di sanità pubblica resta cieca». Nota a margine: l’assessore che osò paragonarsi al bomber cagliaritano è proprio un oncologo.  

Alla scatenata Elly tocca poi ricordare che nemmeno nella sua regione tutto fila a meraviglia. Prima di arrivare al Nazareno, è stata vicepresidente dell’Emilia-Romagna. Ma persino lo storico protettorato Dem vacilla. Nel 2024 la spesa sanitaria ha raggiunto un deficit memorabile: 197 milioni di euro. Allarma pure la carenza dei medici di famiglia. Ne servono 1.434. Ma il concorso voluto dalla Regione è un fiasco. All’accorata richiesta, rispondono solo in 342: specializzandi per lo più. Restano appena 87 volenterosi, quindi: il sei per cento dei posti necessari. 

Ed ecco che Elly prende la parola in parlamento. Guarda Meloni torva. Agita foglietti pieni di numeri e grafici. «Mancano 65 mila infermieri e 30 mila medici. Il personale è stremato, 40 mila dottori sono già fuggiti all’estero. La migrazione sanitaria da Sud a Nord è aumentata». La reputano una sprovveduta antagonista? Lei si atteggia a consumata macroeconomista. Punta l’indice accusatorio contro la premier: «La gente non si riesce a curare. Si vergogni!». Chi le suggerisce un giretto negli ospedali delle regioni rosse?

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Panorama

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