Sant’Agata de’ Goti tra vicoli silenziosi, ulivi e case in pietra
- Postato il 13 settembre 2025
- Borghi
- Di SiViaggia.it
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In provincia di Benevento, nel cuore delle antiche terre del Sannio, sorge un borgo che assomiglia a un dipinto: Sant’Agata de’ Goti, adagiato a 159 metri sul livello del mare, e definito la “perla del Sannio”, un titolo che ne racchiude la storia millenaria.
Si tratta di un microcosmo raccolto e compatto, che custodisce con fierezza la sua parte più antica, costruita su uno sperone di tufo che precipita a strapiombo tra i fiumi Martorano e Riello, un presepe scolpito nella roccia dove i vicoli stretti, le chiese e le case si stringono come a proteggersi a vicenda.
È proprio qui che inizia il viaggio, un percorso che si snoda tra piazze, portici e scorci improvvisi che sorprendono a ogni passo: ecco una selezione di tappe da non perdere.
Il centro storico
La vita di Sant’Agata de’ Goti scorre lenta lungo Via Roma, l’arteria principale del borgo antico: l’elegante rettilineo, lungo circa un chilometro, accompagna lo sguardo tra palazzi storici, botteghe artigiane, chiese e improvvisi slarghi che si aprono come “pause scenografiche”.
All’inizio del percorso, sul lato sinistro, si incontra Piazza Trento con la Chiesa di Santa Maria Costantinopoli, che sfoggia linee barocche. Accanto, silenzioso e raccolto, ecco il Monastero delle Redentoriste, che accoglie le suore di clausura e avvolge la piazza in un’atmosfera sospesa.
Chiesa del Carmine e Museo Diocesano
Poco più avanti, sul lato opposto di Via Roma, si apre la Piazzetta del Carmine, dove sorge l’omonima chiesa, custode di un tesoro prezioso, il Museo Diocesano in cui, dopo il devastante terremoto del 1980, sono state raccolte e salvate numerose opere provenienti dalle chiese della diocesi: le sale raccontano secoli di arte sacra grazie ad affreschi seicenteschi e tele del Settecento firmate da vari autori.
Ritornando su Via Roma, lo sguardo si perde sotto i lunghi portici che incorniciano la strada e che sembrano condurre, passo dopo passo, verso il Duomo. Le logge, volute da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, sono un proseguimento del Monastero delle Redentoriste: infatti, un tempo, alcune delle botteghe che oggi si aprono sotto le arcate erano antiche celle monastiche.
Il Duomo

Alla fine di Via Roma, finalmente, si apre Piazza Sant’Alfonso dove, imponente e solenne, attende il Duomo dell’Assunta, che lungo tutto il percorso non ha fatto altro che mostrarsi in lontananza.
Edificato nel 970 sopra le fondamenta di un antico tempio pagano, rappresenta il cuore religioso e simbolico di Sant’Agata de’ Goti. Nei secoli ha subito trasformazioni che ne hanno modellato l’aspetto, dal rifacimento del XII secolo fino agli interventi del Settecento che gli hanno conferito l’eleganza attuale. La facciata si apre con un porticato di dodici colonne dai capitelli corinzi che catturano lo sguardo con la loro armonia.
Scendendo nella cripta, si respira l’atmosfera intatta del XII secolo, uno spazio raccolto che conserva la spiritualità più autentica. All’interno, invece, la pianta a croce latina con tre navate è arricchita da cappelle laterali ornate da opere d’arte, tra cui spicca la dolcissima Madonna col Bambino del 1402.
Uscendo, la facciata rivela ancora un dettaglio che completa l’incanto: il campanile, che svetta con le tegole maiolicate verdi e gialle che brillano sotto il sole, come gemme preziose incastonate nella pietra.
Un panorama che non si dimentica
C’è un punto preciso a Sant’Agata de’ Goti che lascia senza parole, ovvero il Ponte sul Martorano, lungo il Viale Vittorio Emanuele III, da cui si apre la veduta più incantevole sul borgo: una distesa di case allineate, sospese su una terrazza di tufo che sembra spingersi oltre il limite della roccia per affacciarsi nel vuoto.
È un’immagine che suscita emozioni contrastanti. Da un lato, l’impressione di fragilità, quasi di vertigine, quando lo sguardo si perde nel baratro sottostante; dall’altro, un fascino irresistibile, che si amplifica al calar della sera, quando i lampioni del viale, insieme alle finestre illuminate delle case, disegnano un paesaggio che assomiglia a un presepe vivente, sospeso tra realtà e incanto.

Il Castello di Sant’Agata de’ Goti
Tra le testimonianze più antiche, non si può non nominare il Castello di Sant’Agata, un edificio di tufo dal colore non troppo scuro, che si distingue subito per l’aspetto massiccio, quasi tozzo, che rivela l’originaria funzione difensiva.
Le sue origini risalgono all’epoca longobarda e, nel corso dei secoli, è stato dimora di illustri famiglie nobiliari che hanno segnato la storia del borgo. Oggi è stato suddiviso in ambienti privati ma, varcando la soglia del salone principale, si percepisce ancora l’eco dell’antica grandezza e si ammirano alcuni frammenti di pittura, attribuiti all’artista Tommaso Giaquinto, che ricordano la raffinata vita di corte che un tempo animava le mura severe.