Sanzioni Usa contro la relatrice Onu per la Palestina Francesca Albanese. La replica: “Intimidazioni di tipo mafioso”
- Postato il 11 luglio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Gli Stati Uniti hanno imposto delle sanzioni a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi a Ginevra. L’annuncio è arrivato dal segretario di stato Marco Rubio, che ha criticato gli “illegittimi e vergognosi sforzi di Albanese per fare pressione sulla Corte Penale Internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani”.
La Albanese ha contrattaccato definendo quanto deciso delle misure “calcolate per indebolire la mia missione. Continuerò a fare quello che devo fare. Sì, certo, sarà impegnativo… Ci sto mettendo tutto ciò che ho”, ha dichiarato ai giornalisti. Al suo fianco si è schierata anche l’Onu che ha detto di “deplorare” la scelta degli Stati Uniti sottolineando il dovere di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, Usa inclusi, di “collaborare pienamente con i relatori speciali e i titolari di mandati affidati dal Consiglio; nonchè di astenersi da qualunque atto d’intimidazione o di rappresaglia contro di loro”. La richiesta che ne consegue è di revocare rapidamente le sanzioni.
Per il portavoce del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, “l’imposizione di sanzioni contro i relatori speciali rappresenta un precedente pericoloso”. Per il portavoce è quindi “inaccettabile” l’uso di misure unilaterali contro qualsiasi esperto o funzionario delle Nazioni Unite come l’italiana Francesca Albanese che gli Stati Uniti hanno messo sotto sanzioni.
“Come tutti gli altri relatori speciali Onu sui diritti umani, Albanese è un’esperta indipendente nominata dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu e risponde al Consiglio per i diritti umani. Gli Stati membri hanno pieno diritto di esprimere le proprie opinioni e di non condividere i contenuti dei rapporti dei relatori speciali, ma li incoraggiamo a interagire con l’architettura Onu per i diritti umani”, ha detto ancora il portavoce.

In Italia, i primi a difenderla sono stati i parlamentari dell’intergruppo per la pace tra Palestina e Israele: “Il governo italiano, se non altro per dignità nazionale, visto che stiamo parlando di una cittadina italiana, reagisca al bullismo statunitense e faccia pressione su Washington per ottenere l’immediata revoca di queste sanzioni”. Richiesta a cui si sono accodati i leader di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che hanno lanciato una petizione online a supporto della relatrice speciale Onu, con Bonelli che ha proposto di candidarla al premio Nobel per la pace: “La sua azione non può essere intimidita”.
“Denuncio gli orrori a Gaza, i poteri economici contro di me”
Le ragione dell’attacco arrivato dagli Stati Uniti le ha spiegate l’Albanese stessa in un’intervista: “Vogliono intimidire me e chiunque cerchi di dire la verità sul genocidio in corso a Gaza, usando metodi che ricordano quelli adottati dalla mafia. Ma non ci riusciranno, perché io continuerò a fare il mio lavoro con la schiena dritta, chiedendo il coinvolgimento della Corte penale internazionale. Il premier israeliano Netanyahu deve essere giudicato all’Aia”.
Sulle sanzioni contro di lei imposte dal segretario di Stato americano Rubio, dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi, la Albanese ha detto ancora: “Non voglio commentare su questo, però vorrei parlare del fatto che sono state ammazzate 60mila persone a Gaza, fra cui 18mila bambini. La notizia non sono io, ma il tentativo di silenziare le denunce di genocidio. Questa è solo l’ultima mossa disgraziata degli Stati Uniti dopo il mio ultimo rapporto”.
“La guerra non si ferma per le ambizioni territoriali di Israele, sostenute dalle compagnie impegnate nei settori degli armamenti, sorveglianza, tecnologia, intelligenza artificiale, che si stanno arricchendo. E queste armi le stiamo comprando noi. Poi c’è il sistema creditizio, bancario, i fondi pensione, che hanno garantito il flusso costante di capitali necessario a finanziare le operazioni”, ha proseguito.
L’Albanese ha concluso: “Ho scritto sei rapporti per l’Onu. Mi riferisco alla detenzione arbitraria, al trattamento dei minori, al genocidio, chiedendo che la Corte penale internazionale accerti le responsabilità. Ma gli Usa in questo momento sono un Paese allergico alla giustizia. È il potere economico e politico che cerca di silenziare chi lo critica, dopo averlo ridicolizzato e diffamato. Denuncio questo sistema, che funziona solo se la gente si lascia impaurire e dividere”.
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