Sarà possibile arredare le case degli americani senza i prodotti cinesi?

  • Postato il 30 aprile 2025
  • Di Agi.it
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Sarà possibile arredare le case degli americani senza i prodotti cinesi?

AGI - È possibile immaginare una casa americana senza prodotti cinesi? E soprattutto, con i nuovi dazi imposti da Donald Trump, costerà di più per i cittadini statunitensi arredare le loro abitazioni? A questa domanda ha provato a rispondere il New York Times, che questa settimana, analizzando i dati sulle importazioni, ha fatto i conti su quanti oggetti che riempiono le case statunitensi provengono direttamente dal Dragone, i quali con i dazi annunciati da Trump, potrebbero diventare sempre più costosi. Da quando la Cina aprendosi al mercato globale si è affermata come 'fabbrica del mondo', gli americani sono diventati quotidianamente sempre più dipendenti dai suoi prodotti. E se i nuovi dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti sui quei prodotti dovessero rimanere in vigore, a pagare il costo aggiuntivo saranno proprio i consumatori finali.


Eppure, secondo l'analisi del Nyt non tutti i prodotti presenti nelle case americane sono di provenienza cinese. Messico, Vietnam e gli stessi Usa, sono diventati produttori di diversi beni. Tra cui quello che si presume il più costoso e che non è parte dell'arredamento, ma sempre di uso quotidiano. Attualmente, infatti, è praticamente impossibile per gli americani acquistare un veicolo di fabbricazione cinese a causa dei dazi già in vigore e dei severi requisiti normativi. Decisione questa presa dall'ex presidente uscente Joe Biden, che nell'ultima fase del suo mandato ha annunciato il divieto ufficiale alla vendita e importazione di hardware e software per auto connesse provenienti da Cina o Russia.
Tuttavia questo non significa che le auto non diventeranno più costose, anzi, molte componenti provengono proprio da Pechino e i dazi sulla produzione estera entreranno in vigore già dal prossimo 3 maggio. E se sei alla ricerca di un veicolo elettrico, scoprirai che il suo componente essenziale, la batteria, è quasi sempre prodotto in Cina e oggi è soggetta a tariffe del 173%.

possibile arredare le case degli americani senza i prodotti cinesi

 


Ma se l'auto non è uno dei prodotti che impatterà maggiormente sulle tasche degli americani, anche a seguito dell'ordine esecutivo firmato da Trump che attenua i dazi imposti alle case automobilistiche che lavorano negli Stati Uniti, numerosi oggetti quotidiani che normalmente compongono l'arredamento di una casa diventeranno con molta probabilità più costosi. Una dipendenza americana, ad esempio, è facile da notare in cucina. Pechino è leader nella produzione globale di diversi beni realizzati in grandi volumi, come piatti e tostapane, e più in generale produce quasi uno su tre dei prodotti fisici in tutto il mondo, molto più di Stati Uniti, Germania, Giappone, Corea del Sud e Gran Bretagna messi insieme. 

Ma non tutti gli oggetti presenti in salotto sono 'made in China'. Soprattutto dal 2018 in poi si è davanti a una curiosa e parziale inversione di tendenza, con i cittadini americani che hanno iniziato ad acquistare mobili ed elettrodomestici da Paesi diversi dalla Cina, anche a seguito della decisione di Trump, durante il primo mandato, di imporre dazi su una vasta gamma di prodotti cinesi. Questo ha fatto si che diverse aziende aprissero nuove fabbriche in Thailandia, Messico e Vietnam, tre Stati che oggi importano grandissime quantità di componenti cinesi, per poi assemblarli e venderli negli States. È questo il caso delle console Nintendo, ma anche degli aspirapolvere: prima ben quattro su cinque provenivano dalla Cina, mentre oggi il Vietnam è il più grande fornitore.

Tra quelli che si 'salvano', c'è la televisione, prodotta in larga parte nel Messico (a Tijuana si trova la più grande fabbrica di Tv di Samsung che ogni anno ne produce circa 18 milioni) e il divano, fabbricato sempre in Vietnam. Ci sono poi alcune cose che sono ancora prodotte in grandi volumi in America, come i materassi - difficili da spedire - e una piccola quota di mobili, per lo più di alto livello.

L'analisi del New York Times procede all'interno dei bagni americani, dove pennelli per il trucco, tagliaunghie, pettini e asciugacapelli - come quasi tutti gli articoli per la cura personale - sono quasi totalmente fabbricati in Cina. Salvo quelli in cotone, per cui la Cina è si' il più grande produttore mondiale di tessuti, ma in ogni caso oggi la biancheria degli americani non proviene quasi più interamente da li'. Questo cambio è in parte dovuto al fatto che negli ultimi giorni del suo primo mandato, Trump, citando violazioni dei diritti umani e lavoro forzato, ha vietato l'ingresso negli Stati Uniti del cotone proveniente dallo Xinjiang, dove viene prodotto oltre il 90% del cotone cinese.

L'aumento toccherà in maniera consistente anche le giovani coppie, dal momento in cui il 97% dei passeggini - che non fanno parte dell'arredamento, ma sono indispensabili per le famiglie- sono fabbricati in Cina. Percentuale identica per gli scaffali. Cosi' come costerà di più ripararsi dal sole, con il 96% degli ombrelloni da giardino che proviene da Pechino. Certamente è ancora difficile oggi stabilire quanto i prodotti diventeranno più costosi, ma gli economisti sostengono che la maggior parte degli aumenti di importazione ricadranno in ogni caso sui consumatori finali. E comunque vada, arredare la casa diventerà un po' più complicato, magari anche più faticoso, e sicuramente più costoso.

 

 

 

 

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Autore
Agi.it

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