Sarkozy, il detenuto “senza privilegi” ma con la scorta che fa arrabbiare i magistrati e la penitenziaria
- Postato il 24 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Da quanto è entrato nella prigione della Santé, a Parigi, martedì scorso, Nicolas Sarkozy è sotto la protezione speciale, 24 ore su 24, sette giorni su sette, di due agenti della polizia, armati, installati nella cella vicina alla sua e che lo seguono ad ogni uscita, ogni volta che gli agenti penitenziari lo accompagnano a fare una passeggiata, in palestra o nella piccola biblioteca che gli è stata messa a disposizione. Non chiedo privilegi, aveva detto l’ex presidente prima dell’incarcerazione. Non gli saranno attribuite condizioni di favore, aveva assicurato il governo.
“Volendo paragonarsi a Edmond Dantès e al capitano Alfred Dreyfus, il prigioniero Nicolas Sarkozy gode tuttavia di condizioni di detenzione privilegiate e inedite. È vero che è “il primo capo di Stato incarcerato sotto la V Repubblica e che l’unico precedente risale a Philippe Pétain”, ha scritto Mediapart, il giornale online che per primo, più di dieci anni fa, sollevò il caso dei presunti finanziamenti libici della campagna per le presidenziali del 2007, che portò Sarkozy all’Eliseo. L’ex presidente è stato condannato in prima istanza, con esecuzione immediata della pena, a cinque anni per associazione a delinquere. Non si sa ancora quanto tempo resterà in cella: i suoi legali hanno presentato ricorso per chiedere i domiciliari e i giudici hanno due mesi di tempo per decidere se concederglieli o no. La decisione potrebbe richiedere alcune settimane.
Nessun privilegio dunque, ma sono più unici che rari i detenuti che, un paio di giorni prima di raggiungere la prigione, vengono invitati all’Eliseo da Emmanuel Macron, e che ricevono visite di ministri in funzione. Lunedì Sarkozy riceverà quella di Gérald Darmanin, il guardasigilli, un ex gollista diventato macronista che andrà “a verificare le condizioni di sicurezza” di Sarkozy. Questi trattamenti di favore urtano i sindacati della magistratura e gli agenti penitenziari. Un collettivo di avvocati ha scritto in una lettera a Darmanin che la sua visita alla Santé “viola il principio di separazione dei poteri”. Rémi Heitz, procuratore generale alla corte di Cassazione, ha denunciato una “violazione all’indipendenza della magistratura”.
Da parte loro, gli agenti dell’istituto penitenziario parigino denunciano la presenza di due poliziotti armati: “È stata superata una linea rossa”. Sarkozy occupa una cella del settore detto VIP della Santé, destinato alle personalità “vulnerabili”. È già in isolamento, è accompagnato da due o tre agenti a ogni uscita e tutto è fatto perché, per garantire la sua sicurezza, non incroci gli altri detenuti. Assegnandoli in più due poliziotti, “lo Stato dà il messaggio che il personale carcerario non è in grado di garantire la sicurezza di un solo detenuto”, ha detto un responsabile sindacale alla stampa francese, parlando di “tradimento” e di “schiaffo monumentale” all’istituzione penitenziaria. L’arrivo dell’ex presidente non ha lasciato del resto indifferenti gli altri occupanti della Santé. Tre detenuti sono stati posti in stato di fermo dopo aver diffuso sui social un video in cui minacciano Sarkozy: “Vendicheremo Gheddafi”. Saranno trasferiti in un’altra prigione.
Il ministro dell’Interno, Laurent Nuñez, ha spiegato che Sarkozy “dispone di un sistema di protezione adeguato al suo status e alle minacce a cui è esposto. E verrà mantenuto durante tutta la sua detenzione”.“Il pericolo c’è. Non prenderemo alcun rischio”, ha ribadito il ministro Darmanin. Parlando di trattamenti di favore, il giornale Mediapart ha sollevato anche un’altra questione: Sarkozy, pur essendo già condannato in via definitiva per corruzione e traffico di influenze (nel caso “Bismuth”), in appello per finanziamento illegale di campagna elettorale (nel caso “Bygmalion”) e in prima istanza per associazione a delinquere (nel caso dei “finanziamenti libici”), condanna per cui ora è in prigione, continua a godere dei privilegi a vita garantiti agli ex capi dello Stato. Ovvero, un autista, un ufficio a Parigi con quattro dipendenti pagati con fondi pubblici, le indennità mensili di 6.000 euro, la scorta della polizia e varie spese professionali: secondo i dati raccolti dal giornale, Sarkozy in un anno costa più di 700.000 euro ai contribuenti.
La questione che si pone però non è la somma: “Lo Stato deve continuare a finanziare il tenore di vita di un presidente che è stato condannato? E che ora si trova in prigione?”. Il caso è unico, poiché nessun presidente della Repubblica francese prima d’ora si era ritrovato dietro le sbarre. Secondo Le Figaro, durante il periodo della detenzione, Sarkozy non avrà diritto a due collaboratori, il cuoco e l’addetta stampa (che avrebbe chiesto una “sospensione di contratto”), ma conserverà le due segretarie. Secondo Politico, inoltre, Sarkozy dovrà farsi carico di una parte dell’affitto dell’ufficio parigino della rue de Miromesnil, “affittato dallo Stato all’Ordine dei Notai”. “La situazione di Nicolas Sarkozy è così enorme che nessun testo l’ha mai prevista”, ha detto a Mediapart l’ex deputato socialista René Dosière, presidente dell’Osservatorio dell’etica pubblica.
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