Satriano, imprenditore arrestato per sfruttamento ed estorsione sui dipendenti

  • Postato il 22 luglio 2025
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Satriano, imprenditore arrestato per sfruttamento ed estorsione sui dipendenti

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A Satriano, un imprenditore è stato arrestato per sfruttamento ed estorsione: costringeva i dipendenti a orari eccessivi e a restituire parte dello stipendio.


SATRIANO (CATANZARO)- Un imprenditore titolare di un’attività commerciale a Satriano, nel Catanzarese, è stato arrestato e posto ai domiciliari dai Carabinieri con l’accusa di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro ed estorsione ai danni dei suoi dipendenti. L’arresto è avvenuto su esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica. Contestualmente all’arresto, è stata sottoposta a sequestro l’attività commerciale dell’indagato. L’indagine che ha portato al provvedimento cautelare è stata avviata nel gennaio 2024, a seguito della denuncia presentata da due dipendenti. Gli accertamenti condotti dai militari della Compagnia di Soverato e del Nucleo Ispettorato del Lavoro hanno rivelato un quadro di gravi irregolarità e illeciti.

Secondo quanto emerso, i lavoratori erano costretti a prestazioni ben superiori a quanto stabilito contrattualmente. Erano infatti impiegati per dieci ore giornaliere, anziché le quattro previste dal loro contratto di assunzione a tempo parziale. Le mansioni effettivamente svolte, come cassiere e commessi, erano inoltre diverse da quelle ufficialmente dichiarate nei contratti, che prevedevano l’impiego come “addetto alle pulizie”.

L’IMPRENDITORE DI SATRIANO NEI GUAI: SFRUTTAMENTO, MINACCE E CONDIZIONI LAVORATIVE DEI DIPENDENTI

Le condizioni imposte ai dipendenti includevano anche restrizioni arbitrarie sulle assenze: ogni lavoratore poteva assentarsi per un massimo di tre giorni al mese, senza la concessione di ulteriori permessi. Ogni giorno di assenza comportava una decurtazione dallo stipendio. Sembra chei lavoratori non ricevevano i contributi previdenziali. E, sembrerebbe che erano costretti a restituire in contanti una parte del loro stipendio, pena il licenziamento. Questa pratica configura l’accusa di estorsione, che si aggiunge a quelle di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

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