Saulo, gli esattori della ‘ndrangheta di Cirò chiedevano «un pensiero per i carcerati»
- Postato il 16 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Saulo, gli esattori della ‘ndrangheta di Cirò chiedevano «un pensiero per i carcerati»
Chiedevano «un pensiero per i carcerati», una delle vicende estorsive emerse grazie all’operazione Saulo contro il “locale” di Cirò.
CIRÒ MARINA – «Un pensiero per i carcerati». Mentre il racket imperversa in città con uno stillicidio di danneggiamenti, si presentano in cantiere due presunti affiliati al “locale” di ‘ndrangheta di Cirò. La richiesta degli esattori del clan viene respinta seccamente dall’imprenditore crotonese Salvatore Mazzei. «No». È una delle vicende estorsive emerse grazie alla ribellione di decine di imprenditori contro il sistema di imposizioni che le nuove leve della cosca Farao Marincola voleva ristabilire. Il “locale” di ‘ndrangheta di Cirò è come la coda delle lucertole. Se la tagli, ricresce. Nonostante i duri colpi inferti dagli inquirenti anche di recente, per esempio con le operazioni Stige e Ultimo Atto, la cosca si è riorganizzata rimettendosi all’opera.
LA DENUNCIA
Cataldo Cozza e Mario Morrone verranno poi identificati dal denunciante, grazie anche alla sequenza di immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza. I due sono tra gli arrestati nell’operazione Saulo, scaturita dall’inchiesta della Dda di Catanzaro e dei carabinieri del Comando provinciale contro la cosca cirotana. Cozza, in particolare, è indicato dal pentito Gaetano Aloe come uno degli affiliati deputati alla raccolta delle estorsioni su mandato di Basilio Paletta, considerato il reggente del clan nella fase focalizzata dall’inchiesta.
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VIOLENTA ESCALATION
Ma l’episodio si inserisce in una violenta escalation. Sul finire dello scorso anno si è registrata una serie impressionante di danneggiamenti contro attività imprenditoriali e commerciali di Cirò Marina e dintorni. Segno di un’allarmante ingerenza della criminalità organizzata nell’economia legale. E di un vasto disegno estorsivo del clan, non ancora del tutto scompaginato, che aveva creato uno stato di timore e insicurezza negli operatori economici.
A distanza di pochi giorni, tra ottobre e novembre 2024, si scatena il finimondo a Cirò Marina. Sconosciuti incendiano la serranda della Coop di via Togliatti, la cui apertura era imminente. In una notte i soliti ignoti danneggiano sette mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti dall’impresa Tlz, aggiudicataria del servizio. Nella serie nera è da inserire l’incendio del deposito di attrezzi nel cantiere del nuovo plesso scolastico “Butera”, titolare dei lavori l’impresa esecutrice la V&M Immobiliare. Viene danneggiata anche l’auto Maserati del titolare della cantina vitivinicola De Mare. Qualcuno batte forte alla finestra di casa sua e quando lui esce trova una tanica di benzina accanto all’auto. Pochi giorni prima si era registrato il danneggiamento dell’impianto idrico dell’azienda.
LA MINACCIA
In questo contesto si presenta in caserma l’imprenditore Mazzei, noto costruttore, impegnato in un’associazione di imprese con la cirotana V&M. Il Comune di Cirò Marina aveva commissionato all’Ati lavori per 1,2 milioni per la riqualificazione delle strade del quartiere di via Taverna. L’imprenditore si trovava in cantiere per dirigere i lavori quando arrivano due persone con un’auto Alfa “159”. Scendono e gli si avvinano. «Un pensiero per i carcerati», dice uno di loro con tono imperativo. «No». «Come no? Un pensiero per i carcerati». Ancora una volta l’imprenditore replica «No». «Mi salutavano dandomi entrambi la mano, come a farmi capire che non sarebbe finita lì», dichiarerà ai carabinieri.
DENUNCIARE PAGA
La preoccupazione dell’imprenditore era che la chiara richiesta estorsiva potesse essere collegata al danneggiamento della ditta con cui era in corso l’Ati. Inoltre, l’imprenditore aveva in corso lavori in tutta la Calabria. Nel Crotonese i cantieri aperti erano Crotone e, appunto a Cirò Marina, ma stava per aprirne altri a Cariati ed in altri centri dell’Alto Ionio cosentino. Meglio denunciare, allora. «Denunciare paga», come ha detto il colonnello Raffaele Giovinazzo, comandante provinciale dei carabinieri di Crotone, commentando l’importante risultato operativo ottenuto grazie alla collaborazione delle vittime del racket. Una positiva inversione di tendenza in un territorio difficile.
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Saulo, gli esattori della ‘ndrangheta di Cirò chiedevano «un pensiero per i carcerati»