Savona, i parrocchiani di Legino ricordano don Nicolò Aragno
- Postato il 20 novembre 2025
- Altre News
- Di Il Vostro Giornale
- 2 Visualizzazioni

Savona. Domenica 23 novembre nel corso delle messe delle ore 8:30 e delle 11 la comunità della Parrocchia Sant’Ambrogio Vescovo in Legino ricorderà don Nicolò Aragno. Generazioni di leginesi condivideranno ancora la memoria “du Curatu”. Il sacerdote, curato della parrocchia, si spense infatti il 23 novembre 1955, dopo tre giorni di agonia: aveva soltanto 38 anni. Il 20 novembre ai piedi dell’altare nella “sua” parrocchiale ebbe una emorragia gastrica e fu ricoverato. Il paese si mobilitò con generose donazioni di sangue ma morì.
Era nato nel 1917 a Pietra Ligure, fu ordinato presbitero nel ’41 e svolse tutto il suo ministero sacerdotale a Legino. Il padre, il maestro Dante Aragno, è ricordato ancora oggi per aver diretto la Corale Della Rovere e il coro dei “mottetti” alla Processione del Venerdì Santo. Sono 70 anni che “u Curatu”, così come i Leginesi lo ricordano, ci ha lasciati. Settant’anni in cui ognuno dei suoi ragazzi ha mantenuto vivo il ricordo affettuoso del suo viso felice e ora lo ricordano i loro figli.
Il suo compito pastorale dal ’41 al ’55 era dedicarsi ai giovani, quei giovani che, usciti dal periodo bellico, faticosamente erano alla ricerca di qualcosa che desse loro fiducia, qualcuno che li prendesse per mano, li facesse scoprire la bellezza dell’amore a Dio e al prossimo in molti modi, anche attraverso lo svago, lo sport e le gite. Si fece attivo promotore del riscatto del Palazzo Mascolo (il “palazzo rosso” della piazza di Legino) e del terreno attiguo, per poi farne rispettivamente opere parrocchiali e campo di calcio, che poi fu a lui intitolato.
“L’amore per il Signore e il totale abbandono in Maria, venerata in Legino con il titolo di Madre della Grazia, furono il suo vivere quotidiano, il suo preciso e fedele impegno, che cementò quei ragazzi e quelle ragazze leginesi, testimoni di un servizio felice e gioioso”, dicono i parrocchiani. Non si dedicò soltanto ai giovani, visse intensamente il suo servizio per gli anziani e i malati.
“In tutti gli avvenimenti dolorosi che ho dovuto subire mi sono sentito sempre gioioso e sento di essermi messo completamente nelle mani di Maria Santissima – si legge nei suoi scritti – La Madonna ci è vicina con i suoi interventi che a volte possiamo dire miracolosi: sentiamo proprio che la Madonna ci ama.”
Scrisse don Nino Maio, primo sacerdote dei suoi ragazzi (seguirono don Giuseppe Carletto, l’unico vivente, e don Silvio Del Buono) nel decimo anniversario della morte: “La sua vita fu essenzialmente una testimonianza di amore e gioia. Avevamo capito che don Aragno ci amava: per questo lo abbiamo amato, per questo ci siamo spinti ad imitarlo. Era inoltre un testimone di gioia. Il sacerdote che sa amare è profondamente lieto. Questo il messaggio che egli ci lasciò”.
I suoi ragazzi, i suoi “ex giovani”, nel 2005, nel cinquantesimo anniversario della morte, promuovendo un raccolta di più di 700 firme proposero al Comune di intitolargli la piazza di Legino. Il Comune accolse la proposta e il 7 ottobre 2005 alla presenza delle autorità gli fu intitolata la piazza.