Sbarchi migranti, lo scontro tra Ong e governo sui porti assegnati
- Postato il 26 agosto 2025
- Di Panorama
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Non si tratta né di un blocco di una nave Ong al largo né di un blocco navale, quello di Mediterranea, in senso lato. Si tratterebbe solo di rispettare le direttive imposte dal ministero dell’Interno che, legittimamente, indica alle Ong il porto verso cui dirigersi. No, le Ong non intendono rispettare neanche questa indicazione, tra l’altro vincolante, impartita dal ministro Piantedosi. Vogliono decidere loro verso quale porto dirigersi e attraccare.
Il caso riguarda la nave della Ong Saving Humans che avrebbe dovuto attraccare a Genova, ma ha attraccato a Trapani «È inumano e inaccettabile che il ministero dell’Interno voglia costringere queste dieci persone a sostenere ancora tre giorni di navigazione, esponendole a inutili ulteriori sofferenze», ha dichiarato Beppe Caccia, capo missione a bordo della nave.
Francamente ci pare una tesi insostenibile, come se al ministero ci fosse un gruppo di sadici, capitanati da un ministro altrettanto sadico, Piantedosi, che, in barba ad ogni sentimento umanitario, decide di voler imporre sofferenze ai 10 immigrati a bordo della nave. Non viene neanche presa in considerazione l’ipotesi che il ministero, nell’indicare questa meta, Genova, lo abbia fatto perché, evidentemente, ritiene che quella destinazione avrebbe potuto assicurare una accoglienza degli immigrati medesimi più adeguata del porto di di Trapani.
Così facendo, arriveremo al totale stato di anarchia nella gestione dei migranti. Si è detto tante volte che l’approdo in incerti contesti portuali non avrebbe assicurato un’accoglienza adeguata in quanto già stracolmi di migranti. Vedi per tutti il caso di Lampedusa. Si è detto altrettante volte che se accoglienza ci deve essere essa deve avere i minimi requisiti di possibile e non generica accoglienza. Tra questi requisiti c’è ovviamente quello relativo al numero delle persone da accogliere.
Visto il fallimento della politica europea che avrebbe dovuto ridistribuire i migranti in modo da assicurare che essi non sbarcassero solo in Italia, oppure anche facendolo, trovassero poi delle destinazioni nei diversi Paesi europei, almeno si potrà consentire a chi deve gestire questa emergenze italiana, senza alcun aiuto europeo, a parte proclami tanto facili quanto inutili, da parte di rappresentanti anche importanti della Unione europea, ebbene si potrà almeno difendere il fatto che il governo decida dove far arrivare queste imbarcazioni delle Ong.
Se no si abbia il coraggio di dire con chiarezza che i diritti delle Ong e dei migranti che trasportano sono superiori alle leggi e regolamenti dello Stato italiano. E si abbia il coraggio di dire anche che i capi di queste navi possono decidere, in nome e per conto dei loro trasportati, cosa fare senza interferenza alcuna del diritto e delle leggi, nonché dei regolamenti italiani.
Questo non è ancora stato detto, ma questa è la realtà che emerge dalla disobbedienza di questa Ong a ciò che non può essere disobbedito, e cioè un comando proveniente dal ministero responsabile di queste politiche.
La Ocean Viking, nave umanitaria della Ong Sos Méditerranée, ha soccorso 47 persone, tra cui 9 minori non accompagnati, a bordo di un gommone in difficoltà nelle acque internazionali a nord della Libia. Il ministero dell’Interno italiano in questo caso ha assegnato come porto di sbarco Marina di Carrara, a oltre 1.300 chilometri dal punto del soccorso, una rotta che comporta circa tre giorni e mezzo di navigazione. Anche in questo caso si è sostenuto che quella nave non può allontanarsi troppo dal Mediterraneo perché là c’è bisogno di soccorsi e di aiuto ai migranti dei barconi e dei barchini gestiti da associazioni criminali.
Sarebbe interessante vedere cosa succederebbe nel caso in cui queste imbarcazioni si dirigessero verso la Spagna o la Francia. In Spagna sparano sulle imbarcazioni che si avvicinano. Quello che fa la Francia lo sappiamo bene da quello che ha fatto respingendo migranti alla frontiera di Ventimiglia, portandoli in boschetti lì vicini e menandoli, salvo poi sentire da Macron e compagni fare le lezioncine sulla necessità di un’Europa accogliente, aperta ai popoli, rispettosa della dignità umana.
Noi non pensiamo che la strada seguita dalla Francia e dalla Spagna possa costituire per noi un esempio, anzi è da deplorare. Ma non si può d’altra parte tollerare una disobbedienza continua e malamente giustificata nei confronti dei tentativi da parte dell’Italia di organizzare in modo più ragionevole possibile il fenomeno migratorio che ci colpisce più di ogni altro Paese europeo.
Sarà legittimo per un governo decidere almeno il porto di arrivo? Sarà doveroso per un esecutivo provare a governare il fenomeno migratorio? Tra l’altro il governo italiano ha riaperto i flussi migratori consentendo l’arrivo di centinaia di migliaia di persone, nei prossimi anni, in modo regolare.
Così non si va da nessuna parte. Si fa solo un gran caos che non permette lo svolgersi e il compiersi di politiche dettate da una visione complessiva dei porti del Paese.