Sbarco migranti, l’equipaggio di Humanity 1: “Porto lontano e attaccati dalla guardia costiera libica, l’Italia fermi queste violenze”

  • Postato il 14 ottobre 2025
  • 0 Copertina
  • Di Il Vostro Giornale
  • 1 Visualizzazioni
sbarco migranti humanity savona

Savona. “Averci assegnato Savona quale porto di destinazione testimonia il modo in cui, in maniera illegale, lo Stato italiano sta agendo nel contesto dell’immigrazione e del Mediterraneo. Savona è a più di 600 miglia nautiche di distanza dal luogo del salvataggio e non c’era assolutamente ragione per mandarci così lontano“. A dirlo è Lukas Kaldenhoff, coorinatoore della comunicazione di Humanity 1, la nave arrivata nel porto di Savona questa mattina con 45 migranti a bordo.

“E’ anche contro la legge marittima internazionale – prosegue -, perché è chiaramente diritto di ogni persona che viene salvata in una situazione di pericolo essere sbarcata in sicurezza il prima possibile. C’era un gran numero di porti vicini, ad esempio al sud Italia, in Sicilia; invece lo Stato italiano ha deciso ancora una volta di violare la legge e inviarci a Savona. E questo ha significato tenerci lontani dall’area delle operazioni per lungo tempo e senza necessità. Queste persone stanno pagando con le loro vite questa politica illegale condotta dello Stato italiano”.

Il salvataggio da parte di Humanity 1 delle 45 persone soccorse è avvenuto venerdì: “Abbiamo trasbordato tutti sulla nostra nave – racconta – e, al termine dell’operazione, abbiamo visto due piccole e veloci imbarcazioni della cosiddetta Guardia Costiera libica avvicinarsi a noi. Appena completato il trasbordo, hanno cominciato a sparare centinaia di proiettili contro la nave. Abbiamo visto una milizia mascherata pesantemente armata e questa non è stata la prima volta che abbiamo visto la cosiddetta Guardia Costiera libica sparare: è la quarta volta nelle ultime sei settimane attacca violentemente a mano armata soccorritori o persone in difficoltà. E’ qualcosa che deve finire immediatamente per non mettere più in pericolo vite umane”.

“Dopo il salvataggio abbiamo attivato aiuti medici e psicologici. La maggior parte delle persone arriva dal Sudan, uno stato in cui è in corso un conflitto armato. Abbiamo sentito molte storie su quanto sia insicuro non solo il Sudan, ma anche il tragitto che compiono per arrivare in Europa. Devono attraversare Paesi come la Libia, dove molti di loro sono andati incontro alla tortura. In tanti sono rimasti in Libia per molti anni. E’ scioccante ascoltare queste storie e ciò sottolinea quanto le persone che sono in fuga dalla guerra debbano avere diritto a lasciare i loro Paesi in sicurezza e non lungo tragitti pericolosi che attraversano il deserto o il Mediterraneo”.

“La cosiddetta Guardia Costiera libica è un’autorità appoggiata e finanziata dalla Ue e anche dall’Italia attraverso il memorandum che sarà rinnovato a novembre. Chiediamo allo Stato italiano di fermare le violenze che si verificano quotidianamente, con scontri armati come quello che abbiamo visto ancora una volta messo in atto dalla Guardia Costiera libica nel Mediterraneo. L’unico modo per fermare tutto questo è interrompere ogni collaborazione con la Libia. Interrompere il rinnovo del memorandum – conclude – rappresenta un passo avanti verso la creazione di percorsi più sicuri e legali per le persone che lasciano i loro Paesi”.

Autore
Il Vostro Giornale

Potrebbero anche piacerti