“Scegliamo tra cibo e pannolini”: il dramma della famiglia invisibile. Scontro Albenga–Borghetto. Canepa: “Basta, serve il Prefetto”

  • Postato il 9 luglio 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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Generico luglio 2025

Albenga/Borghetto. “Oggi ho dovuto scegliere: pannolini o cibo. Abbiamo preso i pannolini”. Marco Sarli, 70 anni, è tornato in Italia a marzo con la moglie straniera, la figlia diciassettenne e una nipotina di appena 16 mesi. Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato la sua storia (la potete leggere qui). Dopo quasi quarant’anni tra Vietnam, Indonesia e Cina, Sarli voleva ricominciare da qui, dalla provincia di Savona. Invece è finito in un incubo.

Un limbo burocratico. Due Comuni, Albenga e Borghetto Santo Spirito, si rimpallano la responsabilità di prendersi in carico la famiglia. Il problema è che nessuno lo fa, con il risultato che per la burocrazia italiana i Sarli sono “fantasmi”: senza residenza, senza ISEE. Invisibili.

“Non possiamo accedere a nulla – ha raccontato a IVG il 70enne, che 40 anni fa era residente a Borghetto –. Mia moglie potrebbe lavorare, ma non parla ancora l’italiano. Io ho il diabete, la pressione alta, e non ho più soldi per le medicine”.

La loro casa? Un alloggio turistico ad Albenga, trovato con gli ultimi risparmi. Un posto sempre più temporaneo. Come tutto il resto della loro vita in questa fase, tutto è appeso a un filo: “È da quattro mesi che ci passano da un ufficio all’altro. Io non ce la faccio più”, spiega Sarli.

La questione è drammaticamente burocratica. Il punto è capire quale dei due Comuni – Albenga o Borghetto Santo Spirito – debba prendersi in carico questa famiglia, non solo concedendo la residenza, ma anche garantendo assistenza. Per Albenga, “come indicato da Ambasciata e Regione”, è il Comune di Borghetto – in quanto ultimo Comune di residenza in Italia – l’ente che deve prendere in carico la famiglia e procedere al riconoscimento della residenza. Al contrario, il Comune di Borghetto ritiene che la famiglia abbia stabilito la propria dimora abituale ad Albenga e quindi spetti a quest’ultimo Comune concedere la residenza e assicurare l’assistenza.

Questa mattina, mercoledì 9 luglio, Marco Sarli ha incontrato l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Albenga, Marta Gaia, insieme a un’assistente sociale. L’incontro è durato oltre un’ora e mezza: “Mi hanno ascoltato con attenzione, sono stati disponibili – racconta Sarli – e mi hanno promesso un primo aiuto per le urgenze, come cibo e pannolini”. Ma il nodo resta: “Il problema è che non mi vogliono dare la residenza fittizia, anche perché equivarrebbe ad ammettere la nostra presa in carico da parte del Comune”.

Dal punto di vista della famiglia Sarli, la palla torna al centro.

Ma allora, chi deve concedere la residenza alla famiglia Sarli? Secondo l’amministrazione albenganese, non ci sono dubbi: “Come indicato nero su bianco sia dall’Ufficio Consolare dell’Ambasciata d’Italia ad Hanoi sia dalla Regione Liguria – fanno sapere dal Comune –, il signor Sarli è stato formalmente invitato a rivolgersi al Comune di Borghetto Santo Spirito, ultimo comune di residenza in Italia, per il necessario supporto. Lo stesso ha seguito tale indicazione, ma da Borghetto è stato successivamente indirizzato verso il Comune di Albenga, senza che la famiglia venisse presa in carico”.

Aggiungono dall’amministrazione ingauna: “Il Comune di Borghetto ha motivato il mancato intervento sostenendo che il signor Sarli risiederebbe stabilmente ad Albenga. Tuttavia, nel corso dell’incontro odierno è emerso che lo stesso signor Sarli non ritiene di avere una dimora fissa ad Albenga, ma di spostarsi in base alle possibilità. L’assessore Marta Gaia e l’assistente sociale hanno fornito al signor Sarli indicazioni per accedere ad alcuni servizi, come l’assistenza sanitaria e un pediatra per la minore. Il Comune di Albenga ha offerto la massima disponibilità per quei servizi che non prevedono il vincolo della residenza”.

Infine, la stoccata indirizzata al Comune di Borghetto: “Si ribadisce che – sottolineano dall’amministrazione ingauna –, in conformità alla normativa vigente e come già indicato da Ambasciata e Regione, è indispensabile che il Comune di Borghetto Santo Spirito, in quanto ultimo comune di residenza, prenda formalmente in carico la famiglia”.

Ed è qui che arriva la rottura totale con Borghetto, il cui sindaco, Giancarlo Canepa, è di tutt’altra opinione.

Il Comune guidato da Canepa si appella alla legge: “La residenza va riconosciuta dove si dimora abitualmente”. E secondo Canepa, i dubbi stanno a zero: il Comune che deve prendere in carico i Sarli è Albenga.

Ho ricevuto oggi la comunicazione da parte del Comune di Albenga – spiega Canepa a IVG – che è tutto fuorché un parere legale. Continuo a rimanere della mia idea, ma non voglio che questa mia posizione crei pregiudizi a queste persone. Di conseguenza, ho predisposto che venga consegnato loro da parte del Comune di Borghetto sia un pacco alimentare sia una tessera di un supermercato, per andarsi a fare la spesa di quello che gli serve”.

Nel frattempo, il primo cittadino di Borghetto rompe gli indugi: “Chiamerò il Prefetto e chiederò che ci convochi urgentemente insieme al sindaco di Albenga, perché questa situazione non mi piace più. Questo gioco al rimpallo, su una famiglia così, non lo accetto più. Questa storia deve finire. Non è possibile rimanere impigliati nella burocrazia”. Canepa poi smentisce anche un passaggio della posizione presa dall’amministrazione albenganese: “Il signor Sarli non si è mai presentato all’ufficio anagrafe di Borghetto, non ha mai fatto richiesta di residenza qui. Non è vero che il Comune di Borghetto lo ha mandato ad Albenga, ma, al contrario, è quello di Albenga che lo ha respinto per ben tre volte invitandolo ad andare a Borghetto, dove il signore non è mai venuto“.

Infine, spiega Canepa: “A seguito di ulteriori indagini che abbiamo fatto abbiamo la conferma che, in nessun caso, il vecchio Comune di residenza è responsabile, anche perché, quando si rientra dall’estero, il Comune competente è quello dove la persona è domiciliata al momento, oppure – in ultimissima battuta – quello di nascita. Non rilascerò ulteriori dichiarazioni sino a quando il Prefetto non ci convocherà per dirci cosa deve succedere. Nel frattempo, il Comune di Borghetto si farà carico del necessario per il sostentamento di questa famiglia”.

In mezzo a questo muro contro muro, c’è una famiglia che – per la burocrazia – resta invisibile.

“Siamo quattro persone, due minori, di cui una piccolissima. Non posso credere che nell’Italia del 2025 si sia condannati a morire senza assistenza, oltretutto senza aver colpa, se non quella di essere stati fatti rientrare dal Vietnam con la promessa che il Comune fosse stato avvertito e che ci aspettassero per aiutarci. La speranza, a quanto pare, è che la disperazione prenda il sopravvento e che risolviamo il problema da soli, eliminando così il fastidio. Vi prego, non abbandonateci”, sono le parole disperate di Marco Sarli a IVG.

Un appello che non è del tutto caduto nel vuoto. Oltre al sostegno promesso dal Comune di Albenga per l’assistenza sanitaria, si è attivato anche il Centro Aiuto Vita Ingauno, che si è messo a disposizione per offrire ai Sarli pannolini e vestiti.

Sulla questione, questa mattina è intervenuto anche il consigliere di minoranza di Albenga Nicola Podio, che ha chiesto un intervento urgente dell’amministrazione affinché venga concessa la residenza e i relativi aiuti a una famiglia che, ricordiamo, conta nel proprio nucleo una ragazza di 17 anni e una bambina di appena 16 mesi.

“Oggi abbiamo comprato i pannolini – ha concluso il signor Sarli –. Se non succede qualcosa, siamo alla fame totale. Speriamo facciano presto.” Ma mentre i Comuni si passano la responsabilità, la vita di quattro persone resta in sospeso.

Ogni giorno che passa è un giorno senza certezze. Nemo potest vivere sine lege. Nessuno può vivere senza legge. Ma senza residenza, la legge – per ora – li ignora.

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Il Vostro Giornale

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