Schwazer vince la battaglia alla Corte Europea dei diritti dell'uomo: anni di ingiustizie che tornano a galla

  • Postato il 12 settembre 2025
  • Di Virgilio.it
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Arriverà tardi, perché la carriera ai massimi livelli di Alex Schwazer è andata e nessuno gliela potrà più restituire indietro. Ma intanto il marciatore altoatesino ha visto riconosciuta una piccola crociata nella sua lotta contro le istituzioni: la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha aperto un procedimento contro il Tribunale Federale Svizzero che il 30 gennaio 2017 rifiutò di ammettere la revisione della sentenza arbitrale del TAS.

Quella sentenza che tarpò le ali al possibile ritorno

Non servirà a ridare indietro anni di vita persi dietro alle ingiustizie delle aule dei tribunali, ma almeno (seppur postuma) una piccola vittoria Schwazer l’ha ottenuta. Perché la Cedu, con un provvedimento datato 21 agosto 2015, ha deciso di aprire ufficialmente il procedimento contro il Governo svizzero.

I legali del marciatore altoatesino aveva presentato ricorso nel 2022, opponendosi al rifiuto da parte del Tribunale Federale Svizzero di consentire la revisione della sentenza arbitrale a seguito dell’archiviazione da parte dell’autorità giudiziale italiana del procedimento penale contro Schwazer per non aver commesso il fatto.

Anni di ingiustizie pronte ad essere sanate?

Quel ricorso, a detta dei legali dell’olimpionico di Pechino 2008, “rappresentava un passaggio cruciale nello sviluppo della procedura e nell’esame delle doglianze prospettate dall’atleta di marcia”.

Il pronunciamento del TAS finì per confermare gli 8 anni di squalifica comminati nel 2016 a Schwazer, con la famosa scadenza fissata all’8 luglio 2024, cioè appena dopo il tempo limite per poter ottenere la qualificazione olimpica a Parigi (ai più è sembrata una decisione “chirurgica”, ma la controprova nessuno potrà mai averla).

Schwazer che peraltro è salito di nuovo agli onori delle cronache per i tempi che ha mandato a referto nelle ultime settimane, lui che oggi gareggia nella categoria Over 40 e che continua a stupire per l’eccezionalità dei crono.

Il valore della verità: “Io so quello che è stato fatto”

Pochi giorni fa il marciatore aveva partecipato anche al Global Forum Alto Adige, dove il tema quest’anno era La (o le) Verità?. “La verità per me è un dato di fatto”, aveva ribadito. “Nel mio caso, io sono l’unico che sa al 100% quello che è stato fatto o non fatto prima del controllo. Io posso escludere di essermi dopato.

La lunga ed estenuante battaglia legale e mediatica è cominciata proprio da quella certezza. Anche se la vera sfida per Alex è sempre stata quella di dimostrare la verità al mondo. Un cammino costellato di fatica, ma anche di successi, culminato nel riconoscimento parziale della sua posizione.

“Per me non cambia nulla, nel senso che io continuo a fare la mia attività nel limite del possibile come ho sempre fatto”, ha dichiarato. “Non mi sento come Pantani, io sono Alex e va bene così”, ha risposto in maniera decisa. Una presa di distanza che sottolinea la sua volontà di non essere ridotto a un simbolo tragico o a un’icona di un destino segnato.

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