Scioperi, Meloni invade il campo di Salvini: in arrivo legge ad hoc sull’obbligo di comunicare l’adesione in anticipo

  • Postato il 18 novembre 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È solo rimandata la norma che ridurrà (ancora) il diritto di sciopero nei trasporti. L’emendamento del senatore di Fratelli d’Italia Matteo Gelmetti, che avrebbe obbligato i lavoratori a comunicare con almeno sette giorni di anticipo l’eventuale adesione agli scioperi, è stato ritirato dalla legge di Bilancio, ma sarà ripresentato come provvedimento apposito. Non si trattava dell’iniziativa di un singolo, ma di una causa sposata del tutto dal partito di Giorgia Meloni. Infatti in questi giorni l’ufficio studi di FdI ha inviato ai suoi parlamentari un documento in cui vengono spiegate le “ragioni” dell’intervento.

La nota è stata redatta sotto la supervisione del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, braccio destro della premier. Nell’introduzione spiega che il ritiro dell’emendamento è stato “strumentalizzato da certe stampa e opposizioni”, ma l’unico motivo è appunto che si tratta di “materia ritenuta particolarmente complessa”, che quindi “necessita di una proposta di legge ad hoc e un confronto parlamentare più approfondito”. Il succo è questo: il diritto di sciopero nei trasporti ha un impatto rilevante su libertà di circolazione e sicurezza. La legge 146 del 1990 già oggi limita questo diritto, ma – dice l’ufficio studi di Fratelli d’Italia – quella legge “funzionava correttamente in un contesto storico dominato da grandi organizzazioni sindacali, capaci di mobilitare una larga parte dei lavoratori”.

La nota svela quindi i veri bersagli della norma proposta: i sindacati di base, di solito più conflittuali di Cgil, Cisl e Uil. “Oggi – prosegue – la scenario è mutato: scioperi a bassa partecipazione (spesso inferiori al 5%) sono promossi da una crescente frammentazione sindacale, con sigle autonome che utilizzano lo sciopero anche come strumento di visibilità. Nonostante l’adesione minima, le aziende di trasporto riducono comunque i servizi ai livelli minimi previsti (fino al 50% come previsto per legge), causando disagi sproporzionati per i cittadini”.

FdI sostiene quindi che oggi, anche quando l’adesione a uno sciopero è bassa, le aziende riducono di molto il servizio. Per cui serve l’obbligo di adesione preventiva allo sciopero, così da far sapere il numero di scioperanti in anticipo e modulare il servizio. Sul piano politico, è un evidente tentativo di Fratelli d’Italia di invadere il terreno di propaganda solitamente battuto dal leader della Lega Matteo Salvini, che da ministro dei Trasporti usa spesso la precettazione per mettere chi sciopera contro gli utenti del servizio.

La norma, però, pone molti dubbi di legittimità. Secondo il costituzionalista Gaetano Azzariti, “ci sono tutti i presupposti per dichiarare l’incostituzionalità”. “Bisognerà vedere il testo che approveranno -, aggiunge – l’ultima parola l’avrà la Consulta. Io non do patenti di costituzionalità o incostituzionalità, ma se è vero che si parla di introdurre un preavviso di sette giorni, si va a toccare il nucleo duro del diritto di sciopero”. Il docente ricorda che, pur non essendo intervenuto per legge, il governo Meloni ha già ridotto di fatto il diritto di sciopero: “L’interpretazione che si sta facendo della legge sullo sciopero nei servizi pubblici è la più restrittiva che io conosca. – spiega – Lo strumento della precettazione non è di per sé incostituzionale, ma ha avuto una interpretazione estensiva che non si è mai visto in passato. Si continuano a mettere paletti e delimitazioni che rendono difficile soprattutto per il pubblico impiego”

L’obbligo di comunicare preventivamente l’adesione sarebbe quindi una ulteriore limitazione. E non basta tirare in ballo il diritto dei cittadini di spostarsi. “La legge sul diritto di sciopero nei servizi pubblici c’è già – insiste Azzariti -, non stiamo negando che ci debba essere, ma deve esistere un bilanciamento e il problema è che qui c’è uno sbilanciamento, si impedisce l’esercizio di un diritto a fronte di altre libertà. Ricordo che il diritto di sciopero è un diritto rafforzato perché a tutela del diritto del lavoro”. Insomma, conclude il docente, “non esistono diritti tiranni, ma in questo caso l’equilibrio si traduce in squilibrio, il bilanciamento in sbilanciamento e si tende a intaccare il nucleo duro dell’esercizio del diritto di sciopero, il preavviso di sette giorni non è ragionevole. Ripeto: ci sono tutti i presupposti perché si arrivi alla Corte Costituzionale e poi vediamo che succede”.

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Il Fatto Quotidiano

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