Scontro tra Caltagirone e Nagel (Mediobanca) su falsità e verità nell’ops di Monte dei Paschi
- Postato il 17 luglio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Salgono i toni dell scontro tra i protagonisti della partita Mediobanca-Mps, dopo che lunedì scorso si è aperta l’offerta pubblica di scambio dell’istituto senese su quello milanese. A tre giorni dall’attacco sferrato dall’amministratore delegato di Mediobanca , Alberto Nagel, all’indirizzo dei suoi maggiori azionisti Delfin e Caltagirone e del governo, il gruppo dell’imprenditore romano ha reagito a quelle che ha definito “due oggettive falsità” del banchiere. A stretto giro è arrivata la risposta della banca che ha indicato come “del tutto aderente al vero” una dichiarazione di Nagel e rilevato non ha fatto alcun commento sulla seconda accusa. È quindi arrivata una contro-replica del Gruppo Caltagirone.
Inizialmente il gruppo dell’immobiliarista romano Francesco Gaetano Caltagirone ha contestato la ricostruzione del banchiere sul periodo che ha preceduto l’assemblea di Montepaschi di Siena, riunita ad aprile, per varare l’aumento di capitale al servizio dell’offerta. In secondo luogo per segnalare indirettamente di essersi mosso in modo autonomo a novembre, in occasione del collocamento del 15% di Mps da parte del ministero dell’Economia, definito un’anomalia da Nagel. Operazione su cui indaga la Procura di Milano dopo un esposto di Mediobanca.
“È falso che il Gruppo Caltagirone abbia realizzato significativi acquisti di azioni Montepaschi ad aprile o comunque a ridosso della convocata assemblea del 17 aprile scorso, quando sarebbe stato compravenduto il 12% del capitale”, è il messaggio contenuto nella prima nota del gruppo Caltagirone. Con una ulteriore controreplica diffusa in serata il gruppo romano ha poi fatto sapere “che due mesi prima dell’assemblea Mps del 17 aprile, il gruppo Caltagirone aveva già raggiunto la soglia del 9%”.
Inoltre “è falso” che il gruppo romano “abbia offerto lo stesso prezzo degli altri aggiudicatari nella procedura di Abb”, “come dimostra il fatto che il prezzo offerto dal Gruppo Caltagirone era superiore a quello di aggiudicazione, il che dimostra che esistevano offerte a prezzo inferiore a cui il prezzo finale fissato dal bookrunner si è allineato”. Il riferimento è alla procedura di Accelerated book building, affidata Banca Akros (Banco Bpm) che lo scorso 13 novembre ha portato Caltagirone, la Delfin degli eredi Del Vecchio, Banco Bpm e la sua controllata Anima a rilevare le azioni del Tesoro a un valore superiore del 5% rispetto a quello di chiusura in Borsa quel giorno.
Sulle due “presunte falsità” attribuite a Nagel, Mediobanca ha definito “del tutto aderente al vero l’affermazione secondo cui il Gruppo Caltagirone ha effettuato significativi acquisti in vista dell’assemblea degli azionisti di Mps, addirittura triplicando la propria partecipazione da novembre 2024 ad aprile 2025″ e ha indicato nella sua nota il percorso di rafforzamento: al 5% a dicembre, all’8% a febbraio fino al 9,96% con cui ha votato all’assemblea di aprile. In parallelo, ha sottolineato l’istituto milanese, hanno fatto il loro ingresso le casse di previdenza Enpam ed Enasarco, che non c’erano nel capitale di Mps all’assemblea del 2024 mentre lo erano rispettivamente con il 2% e l’1,8% quest’anno.
Sulla seconda accusa di falso, relativa al prezzo del collocamento delle azioni del Mef a novembre, Mediobanca ha semplicemente osservato che “tale commento non è stato mai effettuato”. Nel mirino del gruppo Caltagirone è finito piuttosto finito il comunicato dell’emittente diffuso dal cda di Piazzetta Cuccia venerdì scorso, anche questo indicato nella contro-replica del gruppo capitolino che ha chiosato “è vero non lo ha detto, lo ha scritto”, dove è indicato che l’imprenditore romano, Delfin, Banco Bpm a Anima “hanno presentato pressoché simultaneamente offerte con lo stesso identico premio” per acquistare il 15% del Mef.
Il botta e risposta si è svolto il giorno successivo all’annuncio fatto dall’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, sull’intenzione di licenziare Nagel quando l’offerta pubblica di scambio, che si chiude l’8 settembre, andrà in porto e mentre proseguono le riduzioni, a piccole quote, delle partecipazioni di Lucchini e Gavio nel Patto di Mediobanca. Il banchiere, dopo essere stato a Londra, proseguirà all’inizio della prossima settimana il giro di incontri con gli investitori esteri per convincerli ad aderire all’ops.
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