Scuola. Percorsi INDIRE per il sostegno. CNDDU: distorsione normativa e di sistema

  • Postato il 18 dicembre 2025
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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani osserva con estrema attenzione e crescente inquietudine l’evoluzione del quadro normativo relativo ai percorsi di specializzazione per il sostegno organizzati da INDIRE, alla luce dell’informativa ministeriale che conclude una serie di incontri tenutisi presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il confronto ha riguardato il secondo ciclo dei percorsi INDIRE, destinati sia ai docenti con tre anni di servizio sul sostegno (triennalisti), sia ai docenti specializzati all’estero in attesa di riconoscimento del titolo. Sono stati inoltre affrontati temi quali gli elenchi regionali per le immissioni in ruolo e la circolare sulle iscrizioni per l’anno scolastico 2026/2027, rinviando ad altri momenti questioni cruciali come il rinnovo contrattuale. In questo contesto, è stata ribadita la necessità, per i triennalisti, di aver maturato tre anni di servizio sul sostegno nello stesso grado di istruzione, all’interno di un arco temporale esteso agli ultimi otto anni, con esclusione dell’anno scolastico in corso e, di fatto, dell’a.s. 2025/2026.
Pur essendo consapevoli che i decreti di modifica ai DD.MM. n. 75 e n. 77 del 2025 non sono ancora definitivi e che è previsto un confronto con le organizzazioni sindacali, il Coordinamento ritiene non più rinviabile l’emersione di una grave distorsione del sistema: l’esclusione dai percorsi di specializzazione dei docenti di ruolo della classe di concorso A046 (Scienze giuridiche ed economiche) che, in fase di assegnazione provvisoria interprovinciale, sono stati formalmente autorizzati dagli Ambiti Territoriali a prestare servizio sul sostegno nel primo grado.
Si tratta di personale che ha operato in piena legittimità, su disposizione dell’amministrazione, per rispondere a carenze strutturali di organico e per garantire il diritto allo studio degli alunni con disabilità. Eppure oggi questo servizio rischia di non essere riconosciuto ai fini dell’accesso ai percorsi INDIRE, come se fosse un’esperienza marginale, nonostante la complessità, la responsabilità e l’impatto umano che il sostegno comporta.
A rendere il quadro ancora più drammatico è il profilo anagrafico e professionale di questi docenti: insegnanti che spesso hanno maturato oltre dieci anni di servizio su sedi lontanissime dalle proprie città di residenza, affrontando sacrifici personali, familiari ed economici enormi. Parliamo di lavoratori e lavoratrici con un’età compresa tra i 50 e i 60 anni, che da decenni garantiscono il funzionamento della scuola pubblica e che oggi si trovano a vivere una gravissima forma di discriminazione, fondata su criteri formalistici che ignorano completamente la realtà delle loro biografie professionali.
Questa esclusione non è solo una questione amministrativa: è una violazione del principio di uguaglianza sostanziale, una negazione del diritto alla valorizzazione dell’esperienza maturata sul campo e un messaggio profondamente ingiusto rivolto a chi ha già pagato un prezzo altissimo in termini di mobilità forzata e lontananza dagli affetti.
Il Coordinamento chiede con forza che, nell’ambito del confronto ministeriale e prima della definitiva approvazione dei decreti, venga riconosciuta la piena validità del servizio sul sostegno svolto dai docenti A046 in assegnazione provvisoria, anche se prestato in un grado di istruzione diverso da quello di titolarità; si adotti una lettura sostanziale e non punitiva dei requisiti di accesso ai percorsi INDIRE, che tenga conto delle autorizzazioni rilasciate dagli Ambiti Territoriali; si ponga fine a una discriminazione sistemica che colpisce docenti maturi, esperti e già fortemente penalizzati da anni di lontananza territoriale.
Il sostegno non può continuare a essere trattato come un ambito emergenziale da utilizzare quando serve e da dimenticare quando si tratta di riconoscere diritti e percorsi di stabilizzazione. Difendere questi docenti significa difendere la credibilità dell’istituzione scolastica e riaffermare che la scuola pubblica è, prima di tutto, una comunità fondata sul rispetto dei diritti umani, della dignità del lavoro e della giustizia sociale.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU

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