Se i compagni non fanno pace con il Nobel
- Postato il 29 ottobre 2025
- Di Panorama
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Ah signora mia, quanto è squalificato questo premio Nobel. Istruzioni per le prossime conversazioni da salotto chic: mostrarsi sconsolati, scuotere la testa e ripetere con un sogghigno «ci mancava solo che lo dessero a Trump». Risatina. Fingere di non ricordarsi il nome della donna premiata. Mechada? Mecciata? Mesciata? Se proprio volete essere irriverenti chiamatela: Machadonia. Confonderla con un misto frutto. Se qualcuno per sbaglio nomina la parola Venezuela, fingere stupore: il Venezuela? Mai sentito. Chavez? Non pervenuto. Maduro? Non lo conosciamo. Aggiungere: «Ma si può dare il Nobel a una sconosciuta che lotta contro tal Maduro?». Sottolineare «tal», afferrare tartina. Afferrare coppa di champagne. Se proprio non si sa come chiudere il discorso, riciclare la vecchia battuta di Longanesi: «I premi non basta rifiutarli, bisogna anche non meritarli». Ridere di gusto. Strizzare l’occhio. Chiedere al cameriere di portare altro champagne.
Preparatevi: quest’anno si porta un sacco la critica al premio Nobel. Questi disgraziati di consiglieri norvegesi, infatti, l’hanno fatta grossa: non hanno dato il prestigioso riconoscimento a Donald Trump, è vero, ma l’hanno dato a una trumpiana, Maria Corina Machado, la lady di ferro che in Venezuela si oppone al compagno Maduro. E questa Machado, oltre a essere colpevolmente più vicina agli Stati Uniti che ai Che Guevara in salsa di Fratoianni, che cosa ha fatto per prima cosa? Ha ringraziato Trump. Niente meno. Ha ringraziato l’autocrate, il despota, lo spauracchio. Ha ringraziato Er Puzzone del nuovo millennio. Ma come si permette? Signora mia, si vede che questo Nobel è proprio sputtanato. Mi dà un’altra tartina col salmone, per favore?
È per questo motivo che il vostro grillo, su ispirazione del nume tutelare Edoardo, si permette di vergare per voi un piccolo manuale di conversazione da tenere sottomano nelle prossime settimane. Vi verrà utile non appena in salotto si toccherà (e si toccherà, eccome se si toccherà) il tema. Frasi da ricordare: «Machado non lavora per la pace» (Bonelli&Fratoianni, Avs), «È una golpista» (Iole Belarra, Podemos), «È un premio sbagliato» (Beppe De Cristofaro, Avs), «Preferivo i Nobel con molto consenso» (cardinal Matteo Zuppi), «Allora poteva andare a Hitler» (Pablo Iglesias, Podemos). Se necessario citare che nel 1939 Hitler fu davvero candidato al Nobel e scuotere la testa sconsolati, facendo capire che non si può aver pace con questo Nobel per la pace. Dimostrarsi soddisfatti per il gioco di parole. Afferrare tartina col caviale. È beluga? Se necessario aggiungere che il premio Nobel è diventato Ignobel: come battuta è più abusata di quella di Longanesi, ma può sempre servire in attesa che arrivi altro champagne.
Regola numero uno: se volete resistere nel salotto, studiate bene il comunicato sul Nobel di Laura Boldrini. Non parla della premiata Machado, ma attacca le «pressioni improprie e imbarazzanti di Trump». Nostra signora degli immigrati detta la linea: dimenticare il Venezuela, avvolgerlo nel nulla, seppellirlo sotto il silenzio. Far finta di non aver mai appoggiato Maduro, cancellare il tifo per Chavez. Già: crea imbarazzo. Come può avere lo stesso premio di Nelson Mandela una che lotta contro i nostri eroi di sinistra? Evitare di porre e di porsi questa domanda. Cancellarla anche dall’inconscio. Ricoprirla con dosi abbondanti di anti trumpismo, che quelle van via meglio che i vol-au-vent con la fonduta. Chiudere con frase standard: «Trump è ossessionato dal Nobel». Aggiungere: «Se lo vince lui questo premio è da abolire».
A sostegno dell’abolizione del premio Nobel ricordare i suoi fallimenti: 1994 fu assegnato per l’accordo Oslo, e l’accordo naufragò; 2016 fu assegnato per la pace in Colombia, e la pace naufragò; 2019 fu assegnato per la tregua in Eritrea, e la tregua non ci fu. Aggiungere rifiuto del compagno vietnamita Le Duc Tho che nel 1973 non ritirò il premio che aveva vinto con Henry Kissinger. Aggiungere con sdegno che Kissinger invece lo ritirò. Finire champagne e mostrarsi preoccupati: si potrà mai salvare questo Nobel per la pace? (Ps. Noi a questo punto speriamo di sì: altrimenti chi ce lo regala un altro divertimento così).
 
                         
                     
                                                                                                         
                            