Se la legge islamica supera quella italiana

  • Postato il 10 luglio 2025
  • Di Panorama
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La questione, con parte della comunità islamica, è sempre la stessa: ha il primato la legge religiosa (sharia) su quella civile, o è quella civile la fonte primaria che regola la nostra convivenza sociale? Può la legge religiosa non tenere conto dei limiti imposti a tutti i cittadini che abitano in Italia, che siano o no italiani, e operare in contrasto con le leggi civili e i valori fondamentali della nostra Costituzione?  Evidentemente no perché, altrimenti, non sarebbe più l’Italia una Repubblica democratica ma una Teocrazia, cioè sarebbe come è l’Iran di Khamenei – che è capo supremo politico e religioso –, in cui vige la legge religiosa in barba a tutte le Carte internazionali dei diritti umani. Si viene impiccati per blasfemia, le donne vanno in galera se non adempiono ai vari obblighi della legge musulmana e i dissidenti sono uccisi, e qualcuno ancora viene financo lapidato. Questa è la realtà dell’Iran, non di tutto l’islam e non di tutti gli islamici compresi quelli che abitano in Italia.

Purtroppo, però, come si dice, «il pesce puzza dalla testa», espressione forte ma applicabile alla situazione che si sta perpetrando con gli imam di Bologna. Quello precedente all’attuale, Zulfiqar Khan, è stato espulso perché radicalizzato, cioè perché divenuto un fondamentalista e potenziale terrorista o complice compiacente di potenziali terroristi e, comunque, totalmente al di fuori, nelle sue predicazioni, da contenuti rispettosi della legge italiana, quindi, espulso per motivi di sicurezza nazionale nell’ottobre 2024.  

Quello di ora, che guida la moschea Iqraa di Bologna, zona Corticella, è tale Omar Mamdouh. L’imam è molto attivo su TikTok e più che tik mi sembra un po’ tok, anzi, assai. Tra le varie assurdità che ha detto, una delle perle è che «da noi non esiste femminismo». Ma va’, non ce n’eravamo accorti, soprattutto chi come me, da anni, segue la condizione delle donne nell’islam italiano e, quando si mostrano interviste dove è chiarissimo il fatto che queste non hanno la possibilità di esercitare la loro libertà di scelta né di andare da sole da nessuna parte e – peccato mortale – magari rivolgere addirittura la parola a un uomo. Ebbene, di fronte a questo, ci viene risposto che quello non è l’islam ma una sua degenerazione. Sarà una particolare forma di sfortuna quella che affligge gli inviati della trasmissione Dritto e Rovescio perché, fuori dalle moschee, incontrano persone che pure a volto coperto sanno di parlare a un microfono e ci dicono che la realtà delle donne non è quella che in trasmissione viene raccontata da alcuni imam. Non dubito, anzi non voglio dubitare, della sincerità degli imam che vengono come ospiti in trasmissione, ma mi sia concesso, con eguale legittimità, di non dubitare neanche di quelli intervistati che si proclamano fieramente islamici e sostengono che la legge dell’islam deve valere, nelle proprie case e nelle proprie famiglie, al di sopra della legge italiana.

Dunque, il nuovo imam di Bologna non ci fa rimpiangere il predecessore perché Mamdouh imperversa su TikTok parlando del «vero islam», attaccando senza risparmiarsi e giudicando le più svariate attività e comportamenti. Si va dalla dottrina sul femminismo che è una degenerazione dell’occidente infedele, al Natale che non dovrebbe essere ricordato nelle scuole e che, essendo un giorno di festa, dovrebbe dare diritto all’islam di vedere riconosciuta, come festa nazionale, magari l’apertura o la chiusura, il Ramadan, fino a critiche nei confronti degli aderenti ad altre religioni. A nostro avviso ci sono gli estremi per l’istigazione alla violenza e all’odio razziale/religioso. Ma di questo dovrebbe occuparsi la magistratura.

L’attuale imam sostiene che «nell’islam non esiste una cosa che si chiama femminismo… se volete togliere il velo, prima andiamo nelle chiese, anche le suore indossano il velo». Caro Omar, non ci risulta che le suore abbiano subìto costrizioni nella loro libertà di scelta. Risulta, invece, da molteplici ricerche compiute da istituti indipendenti e dalla nostra modesta ma significativa attività d’inchiesta, che molte siano le donne islamiche che indossano il velo non come una scelta ma come una imposizione.

Come ci hanno riferito alcune di loro «non lo possiamo dire perché altrimenti rischiamo di essere punite dai mariti e dalla comunità». Per chi non se lo ricordasse, Saman Abbas è stata uccisa dai genitori e dai cugini, strangolata e poi sepolta vicino casa perché voleva vivere all’occidentale. Mi è stato detto che quelli non erano islamici ma rappresentanti di una versione degenerata dell’islamismo. Io credo che per essere credibili gli imam che pensano questo dovrebbero unirsi, dichiararlo pubblicamente e fare tutto il possibile per espellere gli imam che non rispettano la dottrina islamica autentica (sulla quale ci sarebbe molto da discutere). E invece, da questo punto di vista, purtroppo, da tempo, registriamo una certa timidezza a dire le cose come stanno e a condannare pubblicamente questi reati contro la legge italiana commessi da islamici che, magari, non saranno puri e ortodossi ma che, comunque, rimangono islamici. 

Autore
Panorama

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