"Se l'Italia perde i playoff e manca il Mondiale salta tutto": il retroscena che fa tremare Gravina e la Figc

  • Postato il 18 novembre 2025
  • Di Virgilio.it
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Dall’incubo di un terzo Mondiale visto dal divano al rischio di una rivoluzione inevitabile in caso di mancata qualificazione. Ma a quale prezzo e per la volontà di chi? Dal livello attuale del calcio italiano alle esigenze di un intero movimento, senza dimenticare gli interessi dei club di Serie A, a cui gli impegni della Nazionale iniziano a non essere particolarmente simpatici. Troppe partite e un calendario da rivedere, pochi talenti e tante chiacchiere. E una domanda, che a questo punto sorge spontanea: Gravina resta? Dai playoff di marzo non passa soltanto il risultato del campo.

Italia, Mondiale a rischio. Zazzaroni: “La Federazione dipende dal risultato dei playoff”

“Il destino della Federazione è legato al risultato dei playoff di marzo. Se andiamo fuori, salta tutto, parola di Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport – Stadio, intervistato da Dagospia dopo il pesante ko con la Norvegia. Una prima dichiarazione forte, ma in linea con la realtà. E ad oggi, non potrebbe non essere così.

Se, da una parte, la Federazione non ha tempo di fare un’autentica rivoluzione, dall’altra, è pur vero che una terza estate senza Mondiale porterebbe a ripercussioni inevitabili. Quella che, a tratti, potremmo definire “un’epurazione a cascata”, partendo dal vertice della piramide. In un calcio (italiano) in cui “ognuno pensa per sé”, con particolare riferimento ai club della Lega Serie A, sarà necessario trovare il tempo per una riflessione profonda e un eventuale “reset“.

Chiaro, nel presente, non siamo spacciati. Per valori dei singoli e per collettivo, questa Nazionale non può dirsi inferiore a coloro che andremo ad affrontare a marzo. Ma negli ultimi tempi, a “fregarci” è stata proprio un po’ di sana presunzione nostrana. E i risultati sono stati lo specchio di tale atteggiamento. O spirito, che dir si voglia. Allo stesso tempo, ci si augura di poter vincere questi benedetti playoff e andare a fare una bella figura al Mondiale, stringendosi nelle difficoltà. Componendo un unico blocco, pensando alla kermesse di 19 anni fa.

Dai settori giovanili al nodo oriundi

“Gli interessi dei club sono contrari a quelli della Figc, che non ha la forza di sviluppare un progetto sui giovani. Ed è qui che emerge un altro dato di fatto: la mancata collaborazione. Mettendo da parte una buona dose di ipocrisia, è comprensibile che le big del calcio italiano (come succede anche altrove) pensino prima al loro orticello e poi alla Nazionale. Non è facile volgere lo sguardo al futuro quando sei chiamato ad affrontare partite ogni tre giorni e sei chiamato a rispettare le aspettative di proprietà, tifosi e stakeholder.

Proprietà“, peraltro, è un’altra parola chiave in questo arzigogolato ragionamento. Si parla tanto di un numero minimo di italiani all’interno delle squadre della massima serie, ma qualcuno dimentica la differenza di costo dei cartellini dei nostri calciatori e di coloro che arrivano dall’estero. Ci si dimentica troppo spesso delle proprietà straniere, che tendono ad attingere oltre confine, per conoscenza e maggiore convenienza.

E i (famosi) settori giovanili? Al di là dell’ultima deludente campagna dell’Italia U20, le nazionali “minori” azzurre continuano ad avere un ottimo rendimento. Nell’arco della stagione e nelle singole competizioni. E poi? “Si fermano”, come conferma lo stesso Zazzaroni. Dall’assenza di veri marcatori in difesa all’astinenza da bomber con cui conviviamo ormai da anni, pur avendo trovato in Kean e Retegui due valide alternative, già con esperienza internazionale alle spalle. Certo, se poi si sceglie l’Arabia, diventa difficile restare ultra-competitivi… Ma questo è un altro discorso.

Oriundo” non deve diventare una parolaccia all’interno di un calcio così globalizzato, in cui sono state ricostruite anche nazionali come la Germania, ripartendo quasi da zero e da delusioni cocenti. Ripartire dai vivai è un primo passo, ma lo step più importante è quello successivo, quando si è chiamati ad affrontare il calcio dei grandi e non si è pronti. Lì, è necessario il salto di qualità. Qualità, appunto. Più tecnica e meno tattica, in uno sport in cui ormai un contrasto ha preso il sopravvento sul dribbling. Come la razionalità sulla spensieratezza giovanile.

L’identikit del possibile sostituto di Gravina

Che Gravina sia il primo a rischiare la poltrona, in caso di mancata qualificazione al Mondiale, non è certo un mistero. Per lui, si tratterebbe del secondo Campionato del Mondo senza Italia, considerando che l’era Ventura fu segnata dalla gestione del compianto Tavecchio. Nel mezzo, un Europeo vinto brillantemente e con un pizzico di fortuna nel 2021, ma anche una figuraccia targata Spalletti ad Euro 2024.

Chi si prenderebbe la responsabilità di sostituire Gravina in un momento così delicato? Un uomo di calcio, dalle spalle sulle larghe e con esperienza sul campo, o una sorta di manager che possa diventare il Mario Monti o il Mario Draghi della Figc? Non una scelta facile. Bisogna capire il momento storico e guardare oltre.

Vero, ora la priorità è una: andare al Mondiale e non deludere, soprattutto, le giovani generazioni. Ma è necessario avere lungimiranza, in un modo o nell’altro. Serve una figura apicale forte, credibile, che abbia in mente un progetto serio e a cui venga lasciato margine di manovra. Con una consapevolezza: il calcio ha tempi diversi da tutti gli altri settori, politica compresa. Ma le rivoluzioni non sono mai state fatte in un solo giorno.

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Virgilio.it

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