Sempre più imprese europee utilizzano l'intelligenza artificiale
- Postato il 30 aprile 2025
- Di Il Foglio
- 1 Visualizzazioni

Sempre più imprese europee utilizzano l'intelligenza artificiale
Nel 2024 oltre il 13 per cento delle imprese dell'Ue ha utilizzato l'AI, in aumento rispetto all'8 per cento nel 2023. Lo rileva Eurostat, l'Ufficio statistico dell'Unione europea, nell'ultima edizione del report “Digitalisation in Europe”. A farne maggiore ricorso sono le grandi imprese (il 41 per cento), mentre per quelle piccole e medie la quota si ferma al 13 per cento. Fra gli utilizzi più diffusi spicca l'analisi della lingua scritta (usata dal 7 per cento delle imprese), seguita dalla generazione di linguaggio scritto o parlato (5 per cento) e dalla conversione della lingua parlata in un formato leggibile da computer (5 per cento).
Tra i paesi membri, si legge nel report, l'uso dell'AI è stato più elevato fra le imprese in Danimarca (28 per cento), seguita da quelle in Svezia e in Belgio (entrambi 25 per cento). Sul lato opposto della classifica c'è ancora una volta la Romania (3,1 per cento), accompagnata da Polonia e Bulgaria (rispettivamente al 5,9 e al 6,5 per cento). Le aziende italiane sono poco sopra, con una quota dell'8,2 per cento.
Per avere una visione completa del fenomeno, occorre confrontare i dati con una precedente rilevazione Eurostat di gennaio 2025. Fra i settori in cui l'uso dell'AI è più diffuso c'è quello dell'informazione e della comunicazione (con il 48,72 per cento di imprese coinvolte). Nel dettaglio, nel 2024 il servizio più utilizzato nel comparto è stato il text mining (30,11 per cento), ossia l'estrazione di conoscenze e informazioni da dati testuali in formato digitale. Seguito dalla generazione del linguaggio naturale (25,83 per cento) e dall'apprendimento automatico per l'analisi dei dati (25,66 per cento). Fra gli altri comparti economici parecchio legati all'AI ci sono poi le attività di servizi professionali, scientifici e tecnici (con il 30,53 per cento). Anche in questo caso il text mining si distingue come tecnologia di intelligenza artificiale più utilizzata con il 15,61 per cento delle imprese, seguita dal riconoscimento vocale (12,49 per cento) e dalla generazione del linguaggio naturale (11,51 per cento). La percentuale di utilizzo si riduce in tutte le altre attività economiche: sulle quelle immobiliare è pari al 15,45 per cento, mentre le attività ricettive e l'edilizia si arriva al 6,09 per cento. Lo stesso report di gennaio spiega poi che nel 2024, il 34,08 per cento delle imprese che utilizzavano tecnologie di intelligenza artificiale impiegava tali servizi per il marketing o le vendite, (specialmente nel settore del commercio al dettaglio e alberghiero) mentre il 27,51 per cento per l'organizzazione dei processi amministrativi o gestionali aziendali.
La dimensione dell'impresa fa la differenza. I numeri di gennaio evidenziano infatti come il ricorso all'AI per per la sicurezza dei propri sistemi informativi sia più popolare nelle aziende più grandi (46,44 per cento, contro il 17,19 di quelle più piccole). Così come per il suo impiego per i processi produttivi (34,65 per cento grandi, 21,62 per cento piccole) e per la logistica (15,85 per cento grandi, 4,48 per cento piccole imprese).
Contestualmente, dice l'Eurostat nel report di aprile, nel 2024 il 74 per cento di tutte le imprese dell'Ue ha raggiunto un livello base di intensità digitale. Quelle più grandi sono ormai quasi completamente coperte, con il 98 per cento di competenze di base raggiunte. La quota delle Pmi si ferma invece al 73 per cento, circa 20 punti percentuali al di sotto dell'obiettivo dell'Ue per il 2030.
Uscendo dal segmento aziendale, lo scenario appare meno dinamico. Nel 2023 oltre il 90 per cento delle persone nell'Unione europea ha utilizzato Internet almeno una volta alla settimana. Tuttavia, solo il 55,6 per cento di loro dispone di competenze digitali di base o superiori. Il dato, dunque, è ancora ben distante dagli obiettivi europei sulla digitalizzazione, secondo cui l'80 per cento della popolazione dovrebbe possedere colmare ogni sua lacuna digitale (per lo meno sui fondamentali) già entro il 2030.
La percentuale di persone con competenze digitali di base o superiori nel 2023 era più elevata nei Paesi Bassi (83 per cento) e in Finlandia (82 per cento), davanti a Irlanda (73 per cento), Danimarca (70 per cento) e Cechia (69 per cento). Con il 45,8 per cento, l'Italia si posiziona al di sotto della media europea. Peggio di noi solo Lettonia, Polonia, Bulgaria e infine Romania, che con il suo 27,7 per cento rappresenta il paese europeo con meno competenze digitali fra i cittadini. Fra gli usi più popolari di internet primeggia la comunicazione con gli altri utenti, divisa fra email (87 per cento) e servizi di messaggistica istantanea (85 per cento). Ma va forte anche la ricerca di informazioni su beni e servizi (81 per cento), leggere notizie (70 per cento) e consultare servizi bancari online (72 per cento, in netta crescita rispetto al 56 per cento del 2014).
Continua a leggere...