Senza ricerca non si batte il cancro. I 60 anni dell’Airc
- Postato il 30 settembre 2025
- Economia
- Di Formiche
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Il cancro è una bestia che si può battere. Non bisogna lasciarsi prendere dal panico quando l’occhio cade sui numeri pubblicati, pochi giorni fa, dall’autorevole rivista scientifica The Lancet: da qui a 25 anni il numero di casi di tumore annui passerà da 18,5 a oltre 30 milioni, con un incremento del 61%, mentre i decessi saliranno di circa il 75%, passando da 10,4 a 18,6 milioni. La verità è che tutto, o quasi, dipende dalla mano dell’uomo.
Abitudini, stili di vita sani, cibo di qualità, certo. Ma anche tanta ricerca e risorse finanziarie all’altezza di una sfida che ha qualcosa di epocale, storico. Perché senza soldi, inutile nasconderlo, non si va da nessuna parte. I 60 anni della Fondazione Airc, che dal 1965 combatte contro il cancro, hanno avuto esattamente questo senso. Ribadito proprio in occasione del convegno 60 anni di ricerca, 60 anni di alleanze, 60 anni di Airc tenutosi presso l’Auditorium della Conciliazione e che ha visto la presenza di ministri, medici, ricercatori, esponenti della comunità scientifica. A confrontarsi sulla ricerca oncologica, tra gli altri, oltre al padrone di casa Andrea Sironi, presidente della Fondazione Airc, i ministri Orazio Schillaci e Anna Maria Bernini, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, la viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci e la sottosegretaria dell’Economia, Lucia Albano.
UNA SFIDA EPOCALE
La chiave di lettura per il dibattito in occasione dei sei decenni dell’Airc, l’ha data il ministro della Salute, Orazio Schillaci, tra i primi a prendere la parola nel grande auditorium a due passi da San Pietro. “In Italia, ogni anno, più di 390.000 persone ricevono una nuova diagnosi di tumore. Di fronte a questa realtà, la risposta deve essere all’altezza: servono ricerca, innovazione, cure sempre più personalizzate, ma anche prevenzione e informazione. Questo mi fa dire che la storia di Airc è anche la nostra storia”. La politica, ovviamente, ha in mano i comandi. “Anche il ministero della Salute si sta spendendo con il massimo impegno. Come ricordo sempre, la lotta al cancro è una priorità assoluta, mia e dell’istituzione che ho il privilegio di guidare”.
Per l’Airc sono “sessant’anni di impegno costante, di coraggio e di risultati concreti, che hanno trasformato il modo in cui l’Italia affronta la sfida del cancro. Dal 1965 a oggi, Airc ha destinato circa 2,5 miliardi di euro alla ricerca, sostenendo migliaia di progetti e consentendo a sempre più pazienti di superare la malattia, con un impegno ormai riconosciuto non solo dal mondo scientifico”, ha ricordato Schillaci. “I vostri 20 mila volontari, il numero altissimo di italiani che scelgono di sostenervi con generosità destinando il loro 5 per mille alla ricerca sanitaria, la diffusa rete di comitati radicata sul territorio, raccontano la forza di un movimento che è stato capace di unire scienza, istituzioni e comunità, e che continua a farlo con rigore scientifico, attraverso le donazioni di privati e di aziende, finanziando le idee migliori fra quelle dei ricercatori più esperti, così come di quelli più giovani”.
UNA QUESTIONE DI RISORSE
Lottare contro il cancro, si diceva, è anche e soprattutto una questione di risorse. E l’Airc di amici e alleati fedeli, ne ha. Tra il 2016 e il 2023, è emerso dallo studio presentato per l’occasione Alle fonti della ricerca del Centro di ricerca sull’Assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell’Università Bocconi, l’Italia ha destinato quasi due miliardi e mezzo di euro alla ricerca sul cancro. Con oltre 1,17 miliardi, il settore non profit ha rappresentato la fonte principale di finanziamento. Tra i finanziatori non profit, che hanno contribuito per il 45% del totale dei 2,47 miliardi di fondi per la ricerca (1,17 miliardi di euro), Airc si conferma il principale con oltre 973 milioni di euro erogati.
Seguono la Fondazione piemontese per la Ricerca sul cancro (Fprc) con poco più di 100 milioni, Fondazione Veronesi con quasi 50 milioni, Ail (30,2 milioni di euro), Lilt (20 milioni) e Fondazione Pezcoller (3,9 milioni). Dal ministero della Salute sono arrivati invece circa 635 milioni, il 29% del totale, spalmati su quattro canali principali: ricerca corrente (84%), destinata agli Irccs, con una tendenza stabile e un peso costante dell’oncologia (circa 51-54% della ricerca corrente complessiva), ricerca finalizzata (8%), ossia bandi competitivi per progetti di ricerca in ambito oncologico, finanziamenti a reti e programmi collaborativi (6%), come Acc e Eranet e investimenti in conto capitale. L’Unione europea, infine, ha contribuito con circa 505 milioni di euro (20% del totale), attraverso: Pnrr (circa 221 milioni destinati a progetti oncologici), Horizon 2020 e Horizon Europe (circa 186 milioni complessivi, Marie Sklodowska-Curie Actions (49 milioni per la formazione dei ricercatori e European Research Council (48 milioni per progetti di eccellenza). Con 120 milioni di euro si aggiunge il ministero dell’Università e della ricerca e l’Aifa, con 15,5 milioni da bandi specifici o fondi a sostegno di progetti in ambito oncologico.
Nel mondo, invece, i fondi per la ricerca oncologica sono cresciuti fino a superare gli 8 miliardi di dollari l’anno, con gli Stati Uniti leader per investimenti e brevetti, seguiti da Regno Unito ed Europa. Ma il sistema resta squilibrato: oltre il 60% delle risorse si concentra su ricerca di base e sviluppo di farmaci, mentre la prevenzione riceve poco più di briciole. A essere penalizzati sono anche i tumori più letali, come polmone, pancreas e stomaco, che ricevono finanziamenti nettamente inferiori rispetto al loro impatto epidemiologico.
OBIETTIVO MANOVRA
Rimanendo sempre nel solco delle risorse e tornando, per un momento, al governo e dunque al ministro Schillaci, “per la sanità ci sono già 4 miliardi di euro che sono stati stanziati lo scorso anno e stiamo lavorando col ministro Giorgetti e con il governo per trovare altri fondi oltre ai 4 miliardi che sono stati già bollinati lo scorso anno dal Mef. Puntiamo ad una cifra tra i 2 ed i 3 miliardi in più. Credo che sia importante soprattutto pagare meglio gli operatori sanitari e fare entrare nel servizio sanitario nazionale nuove persone: penso ai medici ma soprattutto agli infermieri, perché in Italia c’è veramente carenza di infermieri come in altri Pesi europei e su questo stiamo lavorando per iniziare con nuove assunzioni”. Il Fondo Sanitario Nazionale nel 2025, come già evidenziato dal ministro in precedenti occasioni, “ha raggiunto quota 136,5 miliardi di euro, segnando un incremento di oltre 10 miliardi di euro rispetto al 2022. Con la prossima finanziaria sono certo che ci saranno ulteriori risorse per il 2026 che si aggiungono ai 4 miliardi già previsti nella scorsa legge di Bilancio”.
E qualcosa nel mentre si muove. “Il ministero della Salute sta lavorando alla riforma degli Irccs (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, ndr), e nell’ambito di questa riforma verrà costituita la figura di dirigente per il ricercatore, un passo fondamentale”, ha fatto sapere il Capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute, Maria Rosaria Campitiello. La quale ha poi sottolineando come il nuovo profilo intenda valorizzare la carriera dei ricercatori all’interno degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, strutture di eccellenza nel campo della ricerca e dell’assistenza sanitaria. Una riforma in tal senso è attesa da tempo, per rafforzare il legame tra ricerca e cura, garantire maggiore autonomia e valorizzare le carriere dei ricercatori. Secondo Campitiello, l’introduzione del dirigente consentirà di rafforzare governance e percorsi professionali, riconoscendo un ruolo centrale alla ricerca scientifica nella sanità italiana.
UN APPELLO ALLA POLITICA
Eppure, si può fare di più. Si deve. Il presidente di Fondazioni Airc, Andrea Sironi, ha lanciato una proposta: togliere il tetto al 5 per mille, alle donazioni per il Terzo Settore, in occasione della dichiarazione dei redditi. Perché “non c’é tetto per il 2 per mille destinato ai partiti, non c’è per l’8 per mille alle religioni, perché invece per il Terzo Settore?” Sironi ha sottolineato che Airc rappresenta “il 70% della ricerca oncologica in Italia” e inoltre “facciamo un importante lavoro di divulgazione per una informazione corretta, rigorosa, basata sull’esistenza scientifica: è necessario rimuovere il tetto al 5 per mille al Terzo Settore, le donazioni crescono, i cittadini donano sempre di più ma non tutto ciò che donano arriva a chi ne era il destinatario belle intenzioni”. A tal proposito Sironi ha evidenziato che lo scorso anno all’Airc sono stati donati con il 5 per mille oltre 600 milioni di euro, ma ne sono stati attribuiti 525.
Per il presidente della Fondazione, insomma, bisogna capire che “la pluralità di soggetti impegnati nel finanziamento della ricerca oncologica è una risorsa preziosa per il nostro Paese. La sfida per il futuro, come emerge nel rapporto presentato oggi, è costruire un coordinamento sempre più stretto tra i finanziatori, per massimizzare l’impatto degli investimenti e avvicinarci all’obiettivo condiviso: rendere il cancro sempre più curabile”. Appello a quanto pare raccolto dalla viceministra del Lavoro, Maria Teresa Bellucci. “Il governo Meloni ha a cuore il Terzo settore e tutta la sua filiera, in questi anni lo abbiamo dimostrato in più occasioni e con interventi concreti, anche con un lavoro proficuo e corale insieme alle rappresentanze degli Ets (Enti terzo settore, ndr), come la comfort letter con cui Bruxelles ha dato il via libera al pacchetto fiscale della riforma del Terzo settore in conformità con la normativa europea sugli aiuti di Stato”.
SENZA RICERCA, NIENTE VITTORIA
Ci sono poi altri numeri, che stavolta riguardano la percezione delle persone delle malattie oncologiche e delle relative cure. Perché la speranza di sconfiggere il cancro passa ancora, e sempre, dalla ricerca. L’88,8% degli italiani indica, non a caso, nella ricerca scientifica la scelta migliore per consentire la guarigione dal cancro. Ed è una idea condivisa dal 79,9% dei giovani, dall’89,3% degli adulti e dal 94,1% degli anziani. Non è finita. Altri numeri emersi in occasione del convegno sottolineano come il 70,1% degli italiani ritiene che in futuro la ricerca scientifica renderà disponibili cure che faranno guarire da ogni tipo di cancro. Una opinione, questa, che è condivisa dal 64,1% dei giovani, dal 65,9% degli adulti e dall’81,5% degli anziani. E per aree territoriali, è scelta condivisa dal 71,9% del Nord Ovest, dal 67,7% del Nord Est, dal 68,6% del Centro e dal 71% del Sud e delle Isole.