Separazione carriere, 41 professori di Procedura penale contro la riforma: “Toglierà garanzie agli imputati deboli”
- Postato il 26 novembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
La separazione delle carriere “non è necessaria per attuare il giusto processo contemplato dall’articolo 111 della Costituzione, né fornisce alcun contributo alla risoluzione dei problemi che affliggono la giustizia penale italiana”, a partire dalla “durata irragionevole” dei processi. Al contrario, la riforma voluta dal governo “rischia di portare a un mutamento genetico del pubblico ministero, destinato a configurarsi sempre più come organo schiacciato su mere istanze di repressione, e a un suo conseguente pericoloso rafforzamento”: una “involuzione” che porterà a “un progressivo indebolimento delle garanzie per indagati e imputati, soprattutto non abbienti”. A scriverlo sono 41 professori ordinari, emeriti e associati di Procedura penale in diverse università d’Italia, in un documento critico (consultabile qui) sul disegno di legge costituzionale che sarà oggetto di referendum in primavera. Una posizione in dissenso rispetto a quella del direttivo della loro associazione professionale – composto quasi esclusivamente da accademici/avvocati – che nei giorni scorsi, senza consultare i soci, ha licenziato a maggioranza un endorsement alla riforma.
Secondo il direttivo – e secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio – separare i percorsi professionali di giudici e pm serve a garantire “una più coerente e concreta attuazione” del principio del giusto processo. Una tesi che i 41 studiosi firmatari del documento respingono: “La rigorosa separazione delle funzioni di accusa, difesa e giudizio è un connotato irrinunciabile di qualunque sistema processuale che voglia dirsi autenticamente accusatorio, ma un’attenta e non semplicistica comparazione con ordinamenti europei ed extraeuropei e una lettura non affrettata della giurisprudenza sovranazionale dimostrano che non vi è una correlazione necessaria tra modello processuale e assetto delle carriere e che, nei paesi a forte tradizione accusatoria, le radici professionali di pubblico ministero, avvocato e giudice sono comuni“, si legge.
Gli accademici contestano anche gli altri due pilastri della riforma: “Lo sdoppiamento del Consiglio superiore della magistratura e l’introduzione del sorteggio secco per la componente togata”, scrivono, rischiano di indebolire i presidi di autonomia e indipendenza, tanto dei pubblici ministeri, quanto (e forse soprattutto) dei giudici”; per quanto riguarda invece l’Alta Corte disciplinare, il nuovo organo che dovrebbe giudicare le violazioni deontologiche dei magistrati al posto del Csm, la disciplina proposta “presenta notevoli criticità sul piano della composizione e sul versante del procedimento”. I 41 professori contestano infine il fatto che “la definizione di molte questioni fondamentali”, come “la modalità di individuazione dei sorteggiabili e la composizione dei collegi della Corte disciplinare, sia affidata alla legge ordinaria”: così, avvertono, si rischiano scelte “condizionate dalla maggioranza politica del momento e non sufficientemente meditate”.
L'articolo Separazione carriere, 41 professori di Procedura penale contro la riforma: “Toglierà garanzie agli imputati deboli” proviene da Il Fatto Quotidiano.