Separazione carriere, Sisto: “Saremo noi a chiedere il referendum”. Giovedì l’ultimo ok al Senato, la destra festeggia in piazza

  • Postato il 29 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Governo e maggioranza non hanno alcun timore di affrontare subito il responso della democrazia diretta attraverso il referendum” sulla separazione delle carriere. “Anzi, ci stiamo già attivando perché il referendum possa essere richiesto direttamente dalla maggioranza parlamentare. Vogliamo garantire una conclusione coerente e democratica a questo percorso”. Lo annuncia a Coffee break, su La7, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, mentre nell’Aula del Senato prosegue la discussione in quarta lettura del ddl costituzionale sulla giustizia. Il voto finale dell’ultimo passaggio parlamentare è previsto giovedì mattina: “Lo dedicheremo al presidente Berlusconi, una delle tante vittime della malagiustizia”, dice ad Agorà (Rai 3) il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri, ufficializzando – come era già trapelato – che il centrodestra festeggerà l’approvazione con un flash mob alle 12 in piazza Navona. Gasparri conferma la posizione di Sisto sulla consultazione, che si terrà in primavera: “Noi saremo i primi a promuovere il referendum sulla riforma della giustizia, perché vogliamo che i cittadini si pronuncino. La Costituzione prevede che il referendum costituzionale possa essere richiesto da un quinto dei parlamentari ed è quello che faremo come centrodestra”.

Della riforma ha parlato anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, ospite di SkyTg24: “Come hanno dimostrato fatti recenti, c’è molto spesso un utilizzo improprio” della giustizia “che è servito negli anni a colpire i nemici politici. Questo è il percorso che ci ha portati alla scelta della separazione delle carriere, per avere dei giudici che fossero totalmente indipendenti nel giudicare l’attività del pubblico ministero, e dei pubblici ministeri che si formassero specificamente su un lavoro che gli consentiva di evitare errori, di professionalizzarsi in questo settore. Questa riforma, che deve essere a vantaggio della magistratura, non è stata presa bene: si è sviluppato uno scontro politico che mi è incomprensibile perché nessuno limita i poteri, si dividono le carriere, cosa che succede in moltissimi Paesi democratici al mondo, non è nulla di sconvolgente”. Così come non è sconvolgente, per Crosetto, un altro pilastro della riforma, il sorteggio dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno di giudici e pm: “Siccome tutti i giudici arrivano per concorso e si formano nel tempo con colleghi di altissimo livello, anche il sorteggio non creerà nessun problema. Non è che vengono sorteggiati nemici della magistratura: vengono sorteggiati tra i magistrati quelli che vanno a decidere e giudicare chi sono i migliori di loro. Questo per eliminare il meccanismo delle correnti, che ha inficiato il lavoro della magistratura, premiando l’appartenenza delle persone e non la preparazione”.

A Palazzo Madama invece, come già avvenuto in prima lettura, i senatori di opposizione stanno intervenendo in massa in discussione generale per contestare il disegno di legge: “La riforma della giustizia viene presentata dal governo come un intervento per evitare i passaggi di carriera tra magistrati. Ma il dato è chiaro: oggi in Italia ci sono 10.655 magistrati tra requirenti e giudicanti, e negli ultimi cinque anni i passaggi sono stati appena 28 all’anno, lo 0,26%”, sottolinea il capogruppo M5s Stefano Patuanelli. Quindi, incalza, “il punto è un altro: c’è un disegno politico preciso, quello di piegare le istituzioni a una sola parte politica. Lo abbiamo visto nel tentativo di estromettere magistrati antimafia (Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato, ndr) dalla Commissione Antimafia. Lo vediamo con la Commissione d’inchiesta Covid usata contro chi ha gestito responsabilmente la pandemia. Lo vediamo nel blocco della Commissione di Vigilanza Rai. Lo vediamo qui, oggi. Questa riforma schiaccia il Parlamento sotto il potere esecutivo e apre la strada a uno schiacciamento anche del potere giudiziario”, afferma.

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