Serie BKT, brividi ed emozioni: la dedica di Verreth al figlio e il ritorno del Papu Gómez dopo lo stop
- Postato il 26 novembre 2025
- Di Virgilio.it
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Non è sbagliato ritenere la Serie BKT, come ormai da tempo scriviamo su queste colonne, il campionato che più incarna l’anima pulsante del calcio italiano. La cadetteria rappresenta un ecosistema di passione, talento emergente e radici profonde nel tessuto sociale delle città sparse per lo Stivale. E la bellezza di questa categoria risiede anche in storie professionali che si uniscono a vicende umane non meno importanti.
Così, è capitato che nel corso della tredicesima giornata di Serie BKT si sia assistito a due momenti particolari degni di attenzione. Da un lato il goal su punizione di Verreth, in forza al Bari, cui è seguita una dedica toccante; dall’altro il ritorno in campo del Papu Gomez tornato a giocare dopo un’assenza durata due anni.
Il pensiero rivolto a Elliot Charles
San Nicola di Bari, incontro casalingo contro il Frosinone. Lo squilibrio tecnico tra le due squadre è piuttosto evidente come recita la classifica e i punti che dividono le due squadre. I ciociari passano in vantaggio con Raimondo dopo appena dodici minuti, ma al ventunesimo del primo tempo Matthias Verreth riporta il risultato in parità con una punizione dal limite dell’area che supera l’estremo difensore Palmisani. Il belga piomba in corsa sotto i propri tifosi abbracciato dai suoi compagni. Poi, prima di tornare sul rettangolo verde, mima la lettera C (di Charles, ndr) con la mano e alza le braccia verso il cielo. Il momento è toccante, e la dedica rivolta al figlio è da brividi.
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La scomparsa improvvisa del figlio di appena un anno, morto a luglio scorso, ha avvicinato l’intera città al giocatore belga: “Verreth, vicini al tuo dolore”, recitava lo striscione apposto all’esterno dello stadio da un gruppo di tifosi. Una parentesi umana che apre doverose riflessioni attorno alla caducità dei rapporti umani e alla loro primaria importanza rispetto alle difficoltà quotidiane in ambito lavorativo e non. Il goal segnato sabato sera ha metaforicamente simboleggiato proprio questo: un frame esistenziale che ci ricorda quanto troppo spesso i calciatori vengano visti come “supereroi” coccolati nella loro bolla agiata, mentre il dolore è una condizione, e un sentimento, che attanaglia ciascuno di noi senza distinzione sociale, culturale o economica.
Il Bari non naviga in belle acque, con solo tredici punti accumulati fin qui e il vortice della bassa classifica che genera una forza calamitante e negativa. Ma non è questo ciò che conta; la vittoria più grande è stata quella della famiglia Verreth, del giocatore, della moglie Se’li Muyabo e della figlia Amelia Madelyn che per qualche istante hanno potuto riabbracciare il piccolo Elliot Charles.
Baila como el Papu
Dopo 776 giorni di stop per doping, Alejandro “Papu” Gomez è tornato a giocare. Lo ha fatto nel derby perso 2 a 0 contro il Venezia, subentrando al tredicesimo minuto del secondo tempo al posto del compagno di squadra Seghetti. Boato del pubblico presente all’Euganeo per il campione del mondo argentino che non solcava il campo dall’8 ottobre 2023, nella gara contro la Salernitana, quando il Papu vestiva la maglia del Monza. “All’inizio, nei primi mesi, cercavo di allenarmi da solo ma piangevo tutti i giorni perché non ce la facevo. (…) Gli amici? Quelli stretti ci sono sempre stati. Qualcuno, invece, quando sei Campione del Mondo e poi vivi un momento più difficile magari perdi qualcuno. La famiglia, i genitori, i fratelli, i figli… loro sono molto importanti”, ha dichiarato pubblicamente il giocatore in una intervista rilasciata il mese scorso alla trasmissione “L’Originale” di Sky Sport.
I biancoscudati ritrovano quindi un campione che dovrà certamente rimettersi in forma dal punto di vista atletico e recuperare quel feeling con il pallone cui ci ha abituati durante le serate bergamasche, ma è indubbio che il Padova ora possa contare sul famoso “asso nella manica” da qui a fine stagione. Eppure, anche in questo caso, ciò che colpisce maggiormente della vicenda non è tanto l’asset valoriale del giocatore in termini sportivi. No, la dimensione agonistica lascia spazio alla fragilità umana di un campione fermato dalla Terbutalina – un farmaco broncodilatatore che rilassa i muscoli delle vie respiratorie -, che lo stesso Papu ha più volte associato allo sciroppo per la tosse assunto dal figlio.
Ma dopotutto cosa importa? La squalifica è scontata e il calvario terminato. Adesso c’è soltanto Alejandro, con la sua storia redentiva e conscia degli sbagli commessi. “Fino a quando posso giocare? Altri 3 o 4 anni”, ha detto sempre ai microfoni di Sky Sport. Allora in bocca al lupo Papu, che la tua carriera sia ancora lunga. Magari in Serie BKT, il campionato più genuino e palcoscenico di emozioni che il nostro calcio conosca.