Sesso e divieti
- Postato il 20 agosto 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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“Grazie a Dio sono cresciuto in una famiglia cattolica: il sesso sarà sempre una cosa sporca per me” il paradosso espresso dalle parole del regista americano John Waters, nella sua istrionica semplicità, ci offre lo spunto per qualche riflessione che, se pure proveremo a mantenere su un registro leggero, spera di meritarsi la qualità di “un pensiero altro”. Intanto ringraziare per considerare il sesso come qualcosa di sporco sottintende che, in questo modo, la pratica sessuale diviene più gratificante. A margine può essere divertente, ma anche utile, appuntarci due citazioni, la prima della cantante Madonna, nomen omen, “Il sesso è sporco solo se non ci si lava”; la seconda di Woody Allen: “Il sesso è sporco sole se è fatto bene”. Tutto dipende dal senso attribuito al termine “sporco”, mi sembra evidente che la somma dei tre aforismi lo completi abbastanza chiaramente per il nostro argomentare. Una volta chiarito che non si tratta di igiene ma di infrazione, di superamento dei limiti, di espressioni di “pulsioni censurabili”, ecco esplicitato il concetto: se qualcosa è vietata ma estremamente desiderata è ancor più gratificante ottenerla. Questa prospettiva ricorda un po’ la “filosofia delle scarpe strette” che si incontra in quasi tutte le norme etiche e, soprattutto, religiose: se calzi scarpe faticose sai che godimento quando le toglierai. Figurati allora il piacere di un bel paio di calzari comodi, di cambiarli a piacimento, di passeggiare a piedi nudi. Strano come in molti siano convinti dell’utilità di una proibizione per godere del piacere di non rispettarla, a mio avviso è un modus vivendi adolescenziale che ha bisogno di un antagonista per sapersi e di un divieto per intenzionare il proprio agire. In verità l’autoinganno appena accennato è la diretta conseguenza di quello messo in atto dalla Natura nei confronti della specie mammifera e di poche altre, già, poiché il piacere dell’accoppiamento non è presente, per quanto ne sappiamo, nei vegetali e in numerose altre specie animali. Per “inganno” è da intendersi la volontà, non progettuale e priva di progettista ma estremamente determinata ed efficace, con la quale la Natura perpetua se stessa, insomma, è utile alla sopravvivenza della specie il perpetrarsi attraverso la procreazione, ne consegue che, se l’atto preposto a tale funzione produce piacere, sarà più facile che venga consumato.
Chissà quanto sarebbe stata diversa la storia e l’attuale condizione dell’umanità se l’orgasmo fosse stato raggiungibile con la lettura, per certo non avremmo il problema della sovrappopolazione e quanta più cultura abiterebbe le nostre giornate, anche se, temo, qualcuno avrebbe cominciato a vietare determinate letture, in ogni caso, così non è stato e non è e dobbiamo farcene una ragione. Ciò che credo sia condivisibile è che la Natura, se pure non ci ha dato modo di scegliere, come per il respirare e il nutrirci per altro, ha reso il sesso molto democratico, accessibile a chiunque e, nelle sue origini, assolutamente libero da qualsiasi censura. Il desiderio sessuale nasce spontaneo, seguendo il pensiero freudiano è presente anche nel bambino e si trasforma nell’adulto senza mai abbandonare la nostra vita. Per diverse e, a mio avviso, discutibilissime ragioni, nel tempo e nello spazio si è manifestata una variegata volontà di gestire e limitare il piacere sessuale, spesso ogni piacere è stato indicato come peccaminoso, quasi si fosse arrivati sul pianeta al solo scopo di soffrire, ma per certo il sesso è la forma di piacere più celebrata e più censurata del mondo. Una delle mistificazioni più ingannevoli è quella che sostiene l’atto sessuale motivato dal solo scopo procreativo, che menzogna, ma chi mai ha fatto sesso proiettandolo all’idea di sopravvivenza della specie? Certo, per avere un figlio, quello si, e questo ci riconduce alla “astuzia della natura”.
Riporto un’esortazione che ho trovato, e il fatto è curioso, attribuita sia a Shakespeare che a Bukowski ma che, in ogni caso, è interessante: “Commetti il più vecchio dei peccati nel più nuovo dei modi.” Il riferimento ad Adamo ed Eva è evidente, il più vecchio dei peccati, la prima infrazione è stata cogliere il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, il nesso con la scoperta del sesso ci riporta nuovamente alle parole di Waters, però nella ricerca del “più nuovo dei modi” è contenuto un importante elemento della questione. Com’è possibile rendere sempre nuovo l’atto sessuale? Testi sull’erotismo si sprecano e a loro rimando chi fosse interessato a simili “variazioni sul tema”, ma credo che l’elemento che può e sa rendere sempre nuovo il sesso sia capace, prima di tutto, di sollevarlo oltre i confini della meccanica fisica per renderlo unico e nuovo attraverso il sentimento dell’amore. Ci può essere utile, a chiarire il senso del termine, un ritorno alle radici greche della parole e dei suoi significati: i Greci utilizzavano “agape” per indicare l’amore spirituale; “phileo” assumeva un’accezione più amicale e di affinità intellettuale; il termine “stergoto” si riferiva all’affetto; per rappresentare la passione fisica e, quindi, sessuale, si utilizzava “erao” per quello scoobydoo meraviglioso che intreccia passione, sentimento e desiderio. Nella cultura hinduista il dio Kama fonde i due volti speculari dell’amore e del sesso, i sutra a lui dedicati potrebbero offrire numerosi spunti di riflessione circa il tema che stiamo trattando, ma circoscriviamo la nostra riflessione, ci basti sottolineare che il tema della castità diviene centrale proprio con la cultura cristiana. Personalmente condivido la posizione di Rémy de Gourmont che sostiene che “tra tutte le aberrazioni sessuali, forse la più bizzarra è la castità” e di Karl Kraus che ammonisce: “L’astinenza si vendica sempre. Nell’uno produce pustole, nell’altro leggi sul sesso”, non ho avuto modo personalmente di verificare eventuali aspetti positivi in una simile pratica pertanto non proseguo lungo questa via ritorno al tema.
Se l’amore e la passione sono tanto radicati nella natura dell’essere umano, se le censure e i limiti sono evidentemente prodotti alieni alla natura stessa, per quale ragione i secondi tanto potere esercitano sui primi? Certo, siamo animali fantasiosi e contraddittori, la domanda vera, però, è: siamo animali capaci di essere felici? Nessun animale si sente in colpa per le proprie pulsioni, tanto meno i fiori e gli insetti che addirittura partecipano della loro intimità, solo l’essere umano che, come sicuramente qualcuno ha già borbottato leggendo, non è propriamente un animale, ha inventato sia le censure che le più originali varianti dell’accoppiamento. Credo che il tema cruciale nei rapporti tra gli esseri viventi e, pertanto e soprattutto, per gli esseri umani, forse ancor di più in ambito sessuale, sia il reciproco rispetto; ritengo assolutamente incensurabile qualsiasi modalità che procuri e provochi piacere se regolata da quest’unica norma. Se qualcuno ha bisogno di censure per godere di infrangerle mi spiace per le sue complessità, non lo critico, mi basta che non pretenda di estenderle sugli altri. C’è un aspetto, però, che potrebbe apparire contraddittorio ma che mi sembra, al contrario, elemento costitutivo anche della libertà sessuale: il concetto di privato, di riservato, di intimo, insomma, la plateizzazione del sesso e della sessualità mi appare più castrante che liberatoria. Molto diverso è l’essere discreti dall’essere censurati, è possibile essere liberi e fantasiosi nella propria intimità senza avvertire il bisogno di esibirsi. In taluni casi, addirittura, credo sia presente più piacere nel raccontare che nel fare. Non ultima mi sembra, in tal senso, rilevante la posizione di Zygmunt Bauman quando afferma che “Il sesso è stato tradizionalmente un’attività molto privata, riservata. E a questo deve forse la sua potente capacità di creare solidi legami tra le persone. Privandolo della sua riservatezza potremmo spogliarlo anche del potere di tenere uniti uomini e donne.”
Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì. Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero. Clicca qui per leggere tutti gli articoli.