“Si invecchia di colpo, non sappiamo perché ma è così. Siamo come un’auto”. Ecco a che età accelera il decadimento del nostro corpo – Lo studio

  • Postato il 30 luglio 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’invecchiamento non è un processo graduale, ma succede di colpo intorno ai 50 anni d’età, dopodiché sembra accelerare. A dimostrarlo è uno studio dell’Accademia Cinese delle Scienze di Pechino che si è concentrato su come le proteine cambiano nel tempo nei diversi organi. I risultati, pubblicati sulla rivista Cell, suggeriscono anche che alcuni tessuti, in particolare i vasi sanguigni, invecchiano più velocemente di altri. I ricercatori hanno poi individuato molecole che possono accelerare il passare del tempo.

Lo studio si aggiunge alle crescenti evidenze che l’invecchiamento non è lineare, ma è invece caratterizzato da periodi di rapidi cambiamenti. Ciononostante, sono necessari studi più ampi prima che gli scienziati possano etichettare i 50 anni come un momento critico, afferma in un articolo su Nature Maja Olecka, che studia l’invecchiamento presso il Leibniz Institute on Aging – Fritz Lipmann Institute di Jena, in Germania, e che non è stata coinvolta nello studio. “Ci sono queste ondate di cambiamenti legati all’età. Ma è ancora difficile trarre conclusioni generali sulla tempistica dei punti di svolta”, aggiunge.

Studi precedenti hanno dimostrato che organi diversi possono invecchiare a ritmi diversi. Per approfondire ulteriormente questo aspetto, Guanghui Liu, che studia medicina rigenerativa presso l’Accademia Cinese delle Scienze di Pechino, e i suoi colleghi hanno raccolto campioni di tessuto da 76 persone di origine cinese di età compresa tra 14 e 68 anni, decedute per lesione cerebrale accidentale. I campioni provenivano da organi che rappresentavano otto sistemi del corpo, tra cui il sistema cardiovascolare, immunitario e digerente. I ricercatori hanno quindi creato un compendio delle proteine presenti in ciascuno dei campioni. Ebbene, hanno riscontrato aumenti legati all’età nell’espressione di 48 proteine associate a malattie e hanno osservato cambiamenti precoci intorno ai 30 anni nella ghiandola surrenale, responsabile della produzione di vari ormoni.

Questi dati sono in linea con i dati precedenti, afferma Michael Snyder, genetista presso la Stanford University School of Medicine in California. “Si sposa con l’idea che il controllo ormonale e metabolico sia fondamentale”, afferma. “È lì che si verificano alcuni dei cambiamenti più profondi con l’avanzare dell’età”, aggiunge lo scienziato.
Tra i 45 e i 55 anni si verifica infatti una svolta, caratterizzata da grandi cambiamenti nei livelli proteici. Il cambiamento più significativo è stato riscontrato nell’aorta, l’arteria principale del corpo, che trasporta il sangue ossigenato fuori dal cuore. Il team ha individuato una proteina prodotta nell’aorta che, somministrata ai topi, innesca segni di invecchiamento precoce. Liu ipotizza che i vasi sanguigni agiscano come un condotto, trasportando molecole che promuovono l’invecchiamento verso destinazioni remote in tutto il corpo.

Secondo Snyder, lo studio è un’importante aggiunta ad altri che hanno analizzato le molecole circolanti nel sangue, piuttosto che campioni di tessuto prelevati da singoli organi, per monitorare i cambiamenti legati all’età. “Siamo come un’auto”, afferma lo scienziato. “Alcune parti si usurano più velocemente. Sapere quali parti sono soggette a usura – aggiunge – può aiutare i ricercatori a sviluppare modi per intervenire per promuovere un invecchiamento sano”. L’anno scorso, Snyder e i suoi colleghi hanno scoperto punti di svolta nell’invecchiamento intorno ai 44 e ai 60 anni d’età. Altri studi hanno rilevato un invecchiamento accelerato in momenti diversi, incluso intorno agli 80 anni, un dato che andava oltre lo scopo dello studio attuale. Le discrepanze con altri studi possono emergere dall’utilizzo di diversi tipi di campioni, popolazioni e approcci analitici, afferma Liu. Con l’accumularsi dei dati nel tempo, è probabile che i principali percorsi molecolari coinvolti nell’invecchiamento convergano tra gli studi.

Questi dati si accumuleranno rapidamente, afferma Olecka, perché i ricercatori stanno incorporando sempre più serie temporali dettagliate nei loro studi, anziché limitarsi a confrontare “giovani” con “vecchi”. E questi risultati potrebbero aiutare i ricercatori a interpretare questi periodi di rapido cambiamento. “Attualmente, non capiamo cosa inneschi questo punto di transizione”, afferma Olecka. “È un campo emergente davvero intrigante”, conclude.

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