“Siamo tanta roba. Devi sempre spingere di più, se no quelli dietro ti sorpassano”: Michieletto racconta le ambizioni del volley maschile

  • Postato il 5 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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È cauto e ambizioso allo stesso tempo. Alessandro Michieletto, nonostante l’età ancora giovane, ha già esperienza e soppesa quanto dice. Lo schiacciatore dell’Itas Trentino, vincitrice della Superlega, sa quanto è forte questa nazionale italiana, ma conosce anche i limiti e soprattutto le capacità degli avversari al prossimo Mondiale, al via il 12 settembre nelle Filippine. Lì gli azzurri di Fefé De Giorgi arriveranno come detentori del titolo. Domenica 31 agosto, dopo l’allenamento mattutino alla SiSport di Torino, dove l’Italia sta giocando alcune amichevoli, Michieletto traccia un quadro della competizione nel corso di un’intervista con ilfattoquotidiano.it.

Dopo la finale di Volley National League persa a luglio, la Polonia sarà la squadra da battere al Mondiale. Quali altre nazionali sono temibili?
La Polonia è certamente forte, ha dimostrato in quest’ultimo torneo che è quella più avanti degli altri. Guardando l’ultima VNL e le Olimpiadi penso anche alla Francia e al Brasile. Nella pallavolo maschile si può vincere e si può perdere contro tutti. Il livello è molto alto e non ci sono risultati certi. Bisognerà pensare una partita alla volta.

Negli ultimi anni ci siamo abituati alle sfide con la Polonia. A volte è andata bene a noi, ultimamente meglio a loro. Cosa hanno in più?
Hanno tanti giocatori di un livello incredibile. Sono molto fisici e sono i più forti in battuta. In questo aspetto può andare a giornate: se li becchi nella giornata no e fanno molti errori, è più semplice, ma se li becchi nella giornata buona, come nella finale dell’Europeo o in VNL, è difficile contenerli. Un’altra caratteristica è che hanno un muro molto alto e mettere la palla a terra è complesso, ti mandano in crisi perché ti obbligano a fare colpi importanti e non sempre si può farlo per tutta la partita. Però è anche una squadra che può soffrire se batti bene, soprattutto in modo tattico, perché hanno giocatori meno forti in ricezione.

E l’Italia su cosa è più forte?
Secondo me dovremo metterci a difendere bene, toccando i palloni, contrattaccando. Bisogna metterla più sul gioco tecnico, con pallonetti, mani-out, sporcando un po’ il gioco. Se la mettiamo sulla potenza si perde. Vincere con loro 3 a 0 è impossibile, deve succedere qualche cosa di importante. Bisogna imparare a sfruttare quei set in cui loro regalano una battuta sbagliata o un errore in ricezione.

La finale di VNL è stata segnata da un episodio (un errore nella consegna della formazione del secondo set all’arbitro, fatto che ha provocato confusione e tensione, ndr). A livello di testa c’è qualcosa che si può migliorare?
La parentesi di quella finale è particolare, non siamo riusciti a tornare in partita. Con una squadra abbordabile riesci a rimetterla in piedi, ma con la Polonia in una finale si va in crisi. Spero che non riaccada più. Detto questo, quella è stato un episodio in una VNL comunque positiva, finita con una medaglia che mancava da parecchi anni e portare un argento dopo l’anno olimpico, finito senza medaglie, ci fa ben sperare.

Quando è arrivato De Giorgi, il volley maschile è tornato ad altissimo livello. Forse avete abituato troppo bene il pubblico?
Abbiamo dimostrato che siamo un bel gruppo. Siamo stati tanta roba all’inizio. Forse abbiamo vinto molto presto rispetto alle aspettative. Il livello è talmente alto e le squadre sono talmente vicine che basta poco a far la differenza. Non è che prima fossimo fenomeni e ora siamo degli scappati di casa, siamo sempre forti. Gli avversari cominciano a conoscerci meglio, mentre all’inizio eravamo un po’ un’incognita. I gruppi forti non vincono ogni anno, ma sono ogni anno in semifinale, a caccia di medaglia, e noi siamo sempre stati lì.

Quando si è a questo livello, in palestra su cosa vi allenate?
Sui dettagli: quella palla in più, quella difesa da fare meglio, la copertura dei palloni sui muri avversari, sull’attacco che – invece che farlo in parallela – bisogna essere più lucidi e farlo sulla diagonale, anche se poi in partita è difficile da replicare. Se tu non fai in questo modo, quelli dietro ti sorpassano. Devi sempre spingere di più.

A 23 anni sei in nazionale fisso da quattro. Su quale aspetto tu personalmente intendi consolidarti?
Mi sento cresciuto come persona e giocatore. Per caratteristiche mie, voglio sempre migliorare su molti aspetti. Posso fare meglio a muro ed essere più continuo, dando sempre un apporto costante e senza mai scendere sotto un certo livello.

Quanto vi ha colpito l’incidente al tuo compagno di club Daniele Lavia, operato dopo che un peso da 15 chili è caduto sulla mano?
Un po’, ma non possiamo piangerci addosso. Un incidente così può succedere, ma fa parecchio male, soprattutto a un amico come Dani. Perdere un mondiale così non fa piacere. Con Daniele ci sentiamo tutti i giorni e appena torno a Trento lo vedrò. Ora abbiamo un mondiale davanti e abbiamo dei giocatori forti come Mattia Bottolo, Luca Porro e Leonardo Sani. Dobbiamo fare tutti qualcosa in più.

L’under 21 ha vinto una medaglia d’argento mondiale. Tra di loro vedi dei giovani che potrebbero arrivare in nazionale maggiore?
Col fatto che ci fanno allenare sempre non ho potuto guardare neanche una loro partita (sorride, ndr). Sicuramente si parla bene di Manuel Zlatanov (17enne, figlio di Hristo, ex schiacciatore azzurro e ora direttore generale a Piacenza, ndr) e Pedro Mati, centrale di Modena. Ci sono anche due giovani di Trento come Macro Fedrici e Andrea Giani (omonimo del Giani della “generazione di fenomeni”, ndr) che già hanno assaggiato la Superlega. Siamo tanta roba, abbiamo delle giovanili fortissime e non abbiamo paura di lanciare i giovani tra i grandi, come è stato nel mio caso. Questo permette sempre a noi, anche quando c’è un ricambio generazionale come è avvenuto con Fefé, di essere sempre pronti lì ad alto livello. Siamo tanta roba.

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