Siccità o colpa delle reti colabrodo? Ecco perché l’Italia soffre la crisi idrica

  • Postato il 30 luglio 2025
  • Di Panorama
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Sono stati giorni di caldo rovente quelli che hanno accompagnato questo inizio d’estate, e più voci già parlano di siccità. Se è vero che l’emergenza riguarda tutto il continente, certamente il grande caldo sta mettendo nuovamente a nudo uno dei problemi endemici del nostro Paese, soprattutto in certe regioni, parliamo di quello relativo al rifornimento idrico.  

Se le alte temperature generano disservizi di ogni genere e mettono sotto pressione le riserve idriche del Paese, è anche vero che la vecchiaia e la porosità delle infrastrutture contribuisce in maniera decisiva ad acuire un problema che avrebbe dovuto già essere risolto da tempo.

A parlare più nel dettaglio di questa situazione, contribuendo a fare un po’ di chiarezza, è Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale delle Bonifiche, delle irrigazioni e dei Miglioramenti fondiari (Anbi). Sentito da Panorama, Gargano spiega che per quanto riguarda il livello degli invasi e delle riserve idriche «il grande caldo di questi giorni inizia a far registrare un leggero abbassamento al Nord Italia, ma non preoccupa».

Quello che preoccupa, e non poco, è il «livello di sofferenza idrica sta raggiungendo livelli importanti laddove l’emergenza è sempre stata in un qualche modo presente, penso a parte della Puglia, alla Basilicata, alla Sardegna nord-occidentale e alla Sicilia».

A confermare che la rete di distribuzione idrica di acqua potabile sia un grosso problema nazionale è anche il Direttore Generale di Anbi, «le infrastrutture dell’acqua in Italia sono assolutamente obsolete», soprattutto negli acquedotti per uso potabile, dove non a caso «si registrano le perdite maggiori». È un problema che richiede «investimenti, e investimenti davvero forti».

Una delle zone maggiormente colpita dai disservizi nella rete di distribuzione idrica ad uso potabile è la provincia di Enna. Qui i disservizi erano iniziati l’estate scorsa, con gli abitanti costretti per mesi a vedere un bene primario fondamentale come l’acqua razionato e disponibile solo ad orari prestabiliti poche volte alla settimana.

Le piogge invernali, e soprattutto gli interventi di restauro della diga di Ancipa e del sistema di distribuzione delle acque, hanno fatto sì che, secondo i dati di giugno dell’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia, le riserve della diga siano tornate ad avere volumi d’acqua quasi massimi (25 milioni di metri cubi su 30). Al di là della siccità, il lavoro e la modernizzazione ripagano.

Più in generale, i dati raccolti dall’Autorità di bacino sui livelli degli invasi nella Regione, aggiornati a giugno di questo anno, mostrano nel complesso una situazione migliore di quella dello scorso anno, anche se peggiore di quella della stagione 2022-2023. Non a caso, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) indica la Sicilia come unico distretto idrico con Stato di severità “Alto”.

Criticità sono senza dubbio presenti, ma, almeno per il momento, non hanno raggiunto il livello di gravità dello scorso anno (nello stesso periodo). Se è vero che le temperature sono in aumento e che il rischio siccità non lontano, è vero anche che piangersi addosso non aiuterà a far fronte alla situazione. Da questo punto di vista, Anbi gioca un ruolo importantissimo, «insieme a Coldiretti, abbiamo proposto un Piano nazionale di bacini idrici multifunzionali per incrementare la capacità di trattenere acque di pioggia sul territorio: in Italia siamo fermi all’11%, mentre in Spagna e Francia sono oltre il 30%». Un altro aspetto «è la realizzazione sui fiumi di una nuova tecnologia, simile al “mose” di Venezia ma ovviamente su scala molto ridotta, che rallentano la risalita delle acque marine lungo i fiumi e quindi evitano la salinizzazione dei territori».

La portata del problema è tale che per essere affrontata a dovere occorre una soluzione europea. Da questo punto di vista la risposta dell’Europa è stata del tutto inadeguata, «la Water Resilience Strategy dell’Ue è un’enunciazione di buoni principi che però non si traducono in azioni», come affermato dal Direttore Gargano.

Oltre alla siccità (al momento non ancora arrivata) e all’innalzamento delle temperature, l’Italia è anche e soprattutto vittima di infrastrutture non adeguate e dell’inazione, un problema innanzitutto culturale e solo in seguito di volontà politica. Le iniziative di Anbi e i lavori svolti sulla diga di Ancipa, però, mostrano che il lavoro dà i suoi frutti.

Autore
Panorama

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