Sicilia, il mistero del wc trovato a Montagna Longa. L’ipotesi: “È l’ultimo reperto dell’aereo precipitato nel 1972. Va analizzato”

  • Postato il 4 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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C’è un mistero in terra siciliana che ruota intorno a un wc, trovato in prossimità del crinale di una montagna. Un wc che potrebbe appartenere a un aereo, ma che si trova in mezzo alla natura selvaggia a un’altitudine di circa 800 metri sopra il livello del mare. A farne per ultimo la scoperta è stato Saverio Leone, dentista di Cinisi, in provincia di Palermo, che da qualche anno conduce appassionati e curiosi in escursioni alla scoperta del territorio. Proprio in una recente passeggiata, il gruppo di Leone si è imbattuto in questo strano oggetto usurato dal tempo. Dal luogo del ritrovamento, in direzione della costa, si intravede l’aeroporto palermitano di Punta Raisi. Alle spalle, nascosta dalla cima della montagna, spicca invece una grande croce. Quella croce è stata posta in memoria delle vittime del disastro aereo di Montagna Longa.

Il 5 maggio 1972 il volo Alitalia AZ 112, partito da Roma Fiumicino e diretto allo scalo palermitano, si schiantò in fase di atterraggio contro Montagna Longa, tra Carini e Cinisi, intorno alle 22:23. I 108 passeggeri e i 7 membri dell’equipaggio morirono sul colpo in quello che fu il più grave incidente nella storia dell’aviazione civile italiana, almeno fino al disastro aereo di Linate del 2001. I soccorsi, che non arrivarono prima della mezzanotte poiché non vi era ancora un’adeguata strada di collegamento, si ritrovarono davanti una scena tragica: oltre cento cadaveri, alcuni integri, altri disintegrati o carbonizzati, tra i resti dell’aereo DC-8 della McDonnel Douglas sparpagliati su entrambi i versanti della montagna, sia in territorio di Carini che di Cinisi.

Saverio Leone

A bordo anche il cugino di Zeman

Molte delle vittime, quel venerdì di maggio, stavano tornando a Palermo per le elezioni della domenica successiva – le prime anticipate nella storia repubblicana – che avrebbero visto il Msi raddoppiare i voti e raggiungere il massimo storico. Tra i passeggeri c’era anche Ignazio Alcamo, procuratore di Palermo che aveva proposto il confino per il costruttore Francesco Vassallo (tra i responsabili del cosiddetto sacco di Palermo, la maxi speculazione edilizia che colpì il centro del capoluogo siciliano), ma pure per Ninetta Bagarella, all’epoca fidanzata e poi moglie di Totò Riina.. A bordo c’era pure il comandante della Guardia di Finanza di Palermo Antonio Fontanelli, il regista Franco Indovina, che raccoglieva informazioni per un film su Enrico Mattei. E poi ancora Angela Fais, segretaria di redazione de L’Ora e di Paese Sera, Letterio Maggiore, che era stato medico di Salvatore Giuliano, e Čestmír Vycpálek Junior, figlio dell’allora allenatore della Juventus e cugino di Zdeněk Zeman.

A un mese dal disastro l’allora Ministro dei Trasporti e dell’Aviazione Oscar Luigi Scalfaro istituì una commissione d’inchiesta presieduta dal Generale Francesco Lino che in meno di due settimane concluse i lavori attribuendo la responsabilità a un errore dei piloti. Contro questi tesi si schierarono con vigore sia i familiari dei piloti che i colleghi dell’Anpac, l’Associazione nazionale piloti aviazione commerciale. Alcuni testimoni raccontarono di aver visto l’aereo in fiamme prima dello schianto. La Procura di Catania dispose il rinvio a giudizio per alcuni funzionari dell’aeroporto di Punta Raisi, ma tra il 1982 e il 1984 i tre gradi di giudizio si conclusero con l’assoluzione di tutti gli imputati.

Le ipotesi sull’attentato

Anni dopo, nel 1997, Maria Eleonora Fais, sorella di una delle vittime, riuscì a rispolverare il rapporto del vicecapo della Polizia di Trapani, Giuseppe Peri, che nel 1977 aveva avanzato l’ipotesi di un’attentato da contestualizzare negli anni della strategia della tensione. Secondo Peri, la matrice dell’attentato andava individuata nella commistione tra Cosa Nostra ed estrema destra eversiva e collegata ad altri fatti dell’epoca, come il fallito golpe Borghese, i misteriosi attentati del Capodanno 1971 a Palermo e i sequestri di persona avvenuti nell’isola nella prima metà del decennio. In anni più recenti, una perizia commissionata dall’associazione dei familiari delle vittime al professor Rosario Ardito Marretta ipotizzò la deflagrazione di un ordigno esplosivo della dimensione di un pacchetto di sigarette che avrebbe provocato lo schianto dell’aereo. Ipotesi però rigettata dal Tribunale di Catania.

Il colpo di scena

Ora, a 53 anni dal disastro, un colpo di scena dai contorni surreali: a meno di 300 metri in linea d’aria dalla croce che ricorda le 115 vittime di Montagna Longa, un wc potrebbe fornire nuovi elementi di indagine. Naturalmente solo una specifica perizia potrà stabilire se quell’oggetto proviene effettivamente dal DC-8, ma se così fosse saremmo di fronte a quello che probabilmente è l’unico reperto rimasto integro. Perché come in ogni mistero all’italiana, anche i resti dell’aereo sono avvolti da un enigma: che fine hanno fatto? È la domanda che continuano a porsi i familiari delle vittime, rimasta senza risposta anche dopo aver contattato tribunali ed esercito.

Il pastore che dormiva tra i rottami

Ilfattoquotidiano.it ha rintracciato un pastore che da oltre mezzo secolo vive quella montagna insieme al suo gregge. L’uomo abita a Cinisi e si chiama Vincenzo Maniaci, un pastore figlio di pastore che proprio in quel 1972, all’età di 14 anni, iniziava la dura vita tra i monti. Secondo Maniaci, i resti dell’aereo sarebbero rimasti in cima a Montagna Longa almeno fino al 1975, quando in seguito alla realizzazione di una strada furono caricati su dei camion con l’ausilio di una gru e portati via. Lo sostiene con cognizione di causa, perché per almeno tre inverni il pastore – allora adolescente – usò la coda dell’aereo come riparo notturno in cui dormire e proteggersi da freddo, vento e pioggia. Alla domanda se quei camion che avevano prelevato l’aereo fossero della Forestale, dell’Esercito o dei Carabinieri, Maniaci risponde secco: “Quelli del ferro vecchio”. Se così fosse, la carcassa del DC-8 sarebbe finita a uno sfasciacarrozze: se il wc appartenesse davvero all’aereo, dunque, sarebbe l’ultimo reperto del velivolo precepitato.

Nei paesi del comprensorio è risaputo che all’epoca furono in molti a recarsi sul luogo del disastro e prelevare macabri souvenir: chi una cintura di sicurezza, chi un pezzo di lamiera, chi invece trafugò direttamente i bagagli delle vittime. Ma a chi poteva interessare un wc? “Apprendo con stupore del ritrovamento di un reperto che potrebbe provenire dal DC-8, a distanza di anni da quel 5 maggio 1972” dice a ilfattoquotidiano.it Ernesto Valvo, che a Montagna Longa perse il padre Carmelo. “Probabilmente è l’unico oggetto del DC-8 non recuperato sul quale potere eventualmente effettuare delle analisi, perché del resto dell’aereo non vi è più traccia e non si trova più neanche la scatola nera. Ritengo opportuno che il reperto venga recuperato dalle forze dell’ordine e da loro custodito in attesa di eventuali analisi, previo accertamento della sua reale provenienza”.

Il pastore Maniaci ne è sicuro: quel wc proviene dal DC-8 del volo Alitalia AZ112. L’uomo racconta che per i primi anni successivi al disastro quel reperto è rimasto lì, senza che le autorità lo prelevassero, per poi scomparire per circa due decenni prelevato da mano anonima, e infine ricomparire all’incirca 20-25 anni fa. Ed è qui che la vicenda diventa surreale: perché quando ricomparve – sostiene sempre il pastore – il wc era stato ridipinto di bianco e di arancione e incastonato su una roccia con del cemento. Una sorta di monumento che spiccava in mezzo alla natura come i megaliti di Stonehenge o i Moai dell’Isola di Pasqua. Una scultura di cui si ignorano autore e motivazione, ma che per assurdo, pur avendo alterato il reperto, lo ha salvato da smarrimento o distruzione. Un’opera abusiva, sradicata poi da vento e intemperie e rimasta in quella zona fino ai nostri giorni. Forse l’unico reperto del DC-8 schiantatosi su Montagna Longa e che dopo oltre mezzo secolo – sperano i parenti delle vittime – potrebbe fornire nuove informazioni sulla dinamica del disastro aereo che costò la vita a 115 persone.

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