Sicilia spaccata tra turismo glamour, incendi e infrastrutture al collasso. L’isola che sogna la destagionalizzazione fa i conti con siccità e disservizi
- Postato il 12 ottobre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Dando uno sguardo all’estate appena trascorsa in Sicilia, tornano alla mente le parole dello scrittore Gesualdo Bufalino, che descrive l’isola come “un mischia di lutto e luce”: da un lato sui social spopola il suo lato glamour, con pop star come Dua Lipa a Palermo e Charlie XCX che si sposa alla Tonnara di Scopello, dall’altro ettari di terra bruciano per colpa degli incendi, oltre 4.000 tra maggio e luglio 2025. L’isola oscilla sempre più tra l’essere sotto il suo potenziale e oltre le proprie capacità, tra desolazione e overtourism.
Alla BIT 2025 la Regione ha presentato la strategia di destagionalizzazione e delocalizzazione con il progetto “Sicilia d’inverno”. Il presidente Renato Schifani e la ministra Daniela Santanchè hanno celebrato un “cambio di passo verso un turismo esperienziale e sostenibile”, festeggiando le oltre 21,5 milioni di presenze nel 2024, +4,2% rispetto al 2023, e +11,1% di turisti stranieri, ma sul territorio la percezione è molto diversa: gli operatori denunciano carenza di infrastrutture, trasporti inefficienti, reti idriche collassate e città che non riescono a reggere i picchi estivi, figuriamoci 12 mesi l’anno.
In attesa dei dati Istat di fine anno, Confimprese Sicilia evidenzia come la crescita della regione sia reale ma limitata: costituisce meno del 5% degli arrivi e delle presenze italiane, mentre una città come Roma da sola vale più del doppio dell’intera Sicilia, e Venezia, Milano e Firenze con numeri simili ad alcune province siciliane.
“Nella Sicilia occidentale è collasso”
Da un punto di vista qualitativo, l’allarme arriva dalle CNA di Trapani e Siracusa, che parlano di crisi turistica nella Sicilia occidentale: “Schifani sottovaluta il collasso”, scrivono. Insieme ad altre Confederazioni dell’artigianato del territorio lanceranno in autunno gli Stati Generali del Turismo della Sicilia Occidentale, una cabina di regia regionale che coinvolga operatori, consorzi, istituzioni, camere di commercio, enti culturali e gestori aeroportuali per pianificare per tempo una stagione turistica sostenibile.
Per CNA Trapani il nodo principale resta l’aeroporto di Birgi: nelle ultime settimane Ryanair ha annunciato 11 nuove rotte europee da Trapani, espansione salutata con entusiasmo dalle istituzioni locali, che rischia di rimanere un’operazione di facciata per chi lavora nel settore: “Più voli non garantiscono più qualità, senza una rete efficiente di trasporti interni”. Inoltre, “le rotte vengono annunciate a stagione già iniziata impedendo qualsiasi pianificazione operativa turistica e tagliando fuori il territorio dai principali canali di vendita e promozione”.
A questo si aggiunge la notizia che Birgi diventerà base militare di formazione per i piloti americani del caccia F35: oltre alle ansie per l’immagine del territorio e per la convivenza tra aeroporto civile e militare, CNA Trapani mette in luce un altro paradosso: “I militari sono dotati di strumenti complessi e costosi, e non siamo capaci di dotarci di un sistema di droni per controllare chi appicchi gli incendi?”. Quest’estate, solo nella riserva dello Zingaro le fiamme hanno devastato 1.600 ettari, obbligandone la chiusura e causando un forte danno all’economia turistica della regione, oltre a quello ambientale.
L’idea di Santanché: “glamping” sull’Etna
Anche sull’Etna si accende la polemica: all’Etna Forum, Santanché ha ribadito: “Tornerò a Ragalna quando sarà istituito un biglietto per salirci”, ribadendo una posizione già espressa nel 2023 a favore di un maggiore sfruttamento economico del vulcano: “È possibile che un imprenditore italiano non vada lì a fare un glamping e a studiare come portare turisti da tutto il mondo?”. Proprio questo 2 ottobre è stato introdotto un ticket da 5 euro per i non residenti ai crateri Silvestri, deciso dal gruppo Russo Morosoli, gestore delle Funivie dell’Etna. La misura, motivata con la lotta all’abbandono dei rifiuti, è stata contestata da chi ne critica la legittimità e la coerenza con la missione del Parco. Ci manca solo il glamping.
L’emergenza acqua
Un’altra emergenza è quella idrica: molte abitazioni e strutture ricettive sono rimaste senz’acqua, costrette a ricorrere alle autobotti. Secondo TP24, i dissalatori mobili di Gela, Porto Empedocle e Trapani, costati oltre 100 milioni, funzionano solo parzialmente: a Porto Empedocle l’impianto lavora 12 ore al giorno perché troppo rumoroso, mentre a Trapani non è ancora entrato in funzione per problemi tecnici e rischi ambientali. Intanto, a Ribera gli agricoltori hanno protestato chiedendo l’apertura urgente della diga Castello per salvare gli agrumeti. I ristori statali (108,5 milioni di euro) hanno dato sollievo immediato, ma come denuncia Legambiente, “la vera priorità resta la manutenzione delle condotte, non i dissalatori costosissimi”. Il 52,2% dell’acqua immessa nelle reti idriche in Sicilia va disperso, come emerge da una bozza approvata ad agosto dalla Corte dei Conti.
Il nodo dei trasporti
E come delocalizzare il turismo se i trasporti non funzionano? “Cantieri infiniti, gallerie chiuse”, denuncia la CNA di Trapani, che parla anche di una linea ferroviaria inadeguata: non si tratta solo della Catania-Caltagirone-Gela, considerata tra le peggiori d’Italia, ma anche di altri collegamenti, come quello tra Siracusa e Trapani, dalle 10 fino alle 17 ore di viaggio in treno. “Visitare alcune aree della Sicilia adesso è possibile solo per chi può permettersi di affittare un trasporto privato”, spiega Federico Prestileo di APRO Palermo.
Effetto White Lotus
L’isola ha beneficiato dell’effetto “White Lotus”, serie HBO che l’ha rilanciata come meta glamour accentuando però la concentrazione dei flussi in poche località già sature. “Ho ricevuto delle critiche durante l’ultimo tour, Siracusa e Taormina non sono piaciute perché troppo affollate”, racconta una guida turistica. A ciò si aggiunge il boom del turismo crocieristico: solo Palermo, nel 2024, ha accolto quasi un milione di crocieristi (+89% sul 2019), con un record previsto di 1,1 milioni e 242 scali nel 2025, che si riversano nel centro storico per poche ore, apportando poco all’economia locale.
La retorica della destagionalizzazione
Secondo Francesco Schillaci dell’associazione CTA Sicilia e Beni Culturali di Sicilia & Tourism, realtà che promuove itinerari storico-culturali e ambientali fuori dai circuiti tradizionali, il problema è profondo: “Dopo la pandemia c’è stata un’escalation, ma il turismo è rimasto uguale: mare, Etna, cibo, le mete del Grand Tour. È una storia vecchia che ci raccontiamo da decenni: dovremmo essere attrattivi tutto l’anno, ma non ci riusciamo. Il problema è che il turismo qui è trattato come una merce: si finanziano iniziative spot, voucher e progetti senza coordinamento: un enorme dispendio di denaro pubblico. Non c’è una cabina di regia, e il patrimonio culturale, tra i più vasti al mondo, resta poco divulgato”.
Un’analisi condivisa anche da Federico Randone di Federalberghi, che in un’intervista al portale Sicilia.it ricorda: “Sento parlare di destagionalizzazione da trent’anni. Già vent’anni fa avremmo dovuto progettare e realizzare infrastrutture adeguate, per evitare oggi conseguenze negative. La sfida non è solo aumentare la percentuale dei visitatori, ma costruire una programmazione seria di spesa e investimenti”.
Anche Prestileo di APRO Palermo mette in dubbio la retorica della destagionalizzazione: “A Palermo ci sono più presenze estive solo perché la città funge da ponte verso il mare, ma la sua attrattività, come quella di Catania e Siracusa, è soprattutto culturale e storico-architettonica. Il cambiamento climatico sta già modificando i flussi, anche se è presto per quantificare: gli inverni sono miti, le estati invivibili, e ciò porterà presto a un appiattimento dei numeri estivi e a una crescita in quelli invernali. Il problema non è stagionale, ma infrastrutturale: la Sicilia non è in grado di rendere accessibili molte delle sue aree interne”.
I dubbi sul Bando turismo Sicilia
In questo quadro, il Bando Turismo Sicilia 2025 fa riflettere: 135 milioni di euro a fondo perduto, uno degli investimenti più consistenti in Italia quest’anno nel settore, per aumentare e migliorare la ricettività soprattutto in borghi interni e aree rurali. CNA Sicilia ha ottenuto una proroga del termine per la presentazione delle domande fino al 14 novembre, segnalando difficoltà tecniche della piattaforma digitale e lentezze bancarie che penalizzano soprattutto le piccole imprese e quelle di nuova costituzione. Il bando infatti è aperto anche alle grandi imprese. Gli operatori sentiti dal fattoquotidiano.it si chiedono se la scelta sia opportuna. E se non sarebbe stato meglio destinare quell’investimento a iniziative pubbliche di cui possano fruire direttamente anche i residenti.
Non resta che sperare nella cooperazione tra gli enti del territorio per convincere la Regione ad adottare un approccio strutturato e condiviso e portare un po’ di unità in un’isola stanca delle sue contraddizioni.
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