Signal, la chat dei governi per negare la trasparenza: dopo gli Usa e l’Europa, tocca a Meloni con il caso Almasri
- Postato il 17 settembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il rifugio dell’autorità per discutere senza trasparenza, perché i messaggi in chat spariscono in un click. Signal era nato per tutelare la privacy delle persone dagli abusi del potere. Suo malgrado, è diventato il bunker di chi governa per decidere le sorti collettive al riparo da ogni sguardo. Accade in Europa, negli Usa e in Italia. A Roma è il caso di Giusy Bartolozzi, capo di Gabinetto del ministro della Giustizia Carlo Nordio, indagata dalla procura per false dichiarazioni ai pm: Meloni vorrebbe offrirle lo stesso scudo che protegge gli esponenti del governo. Sull’arresto di Almasri, il 19 gennaio via posta elettronica, proprio il braccio destro del Guardasigilli aveva esortato i dirigenti di via Arenula a disertare la mail istituzionale per confrontarsi nella chat “segreta”.
La chat Signal al ministero della Giustizia: “Questioni di sicurezza nazionale” – Le carte del tribunale dei ministri citano le sue parole: “Basta, basta, basta! Non comunicate più! Segnati su Signal. Non faccia altro e si fermi così”; “Meglio chat su Signal. Niente per mail o protocollo” . Suggerendo i messaggini, Bartolozzi è sicura di aver compiuto la scelta giusta. Ai collaboratori, secondo il Corriere, avrebbe confidato: “Questioni delicate che attengono alla sicurezza nazionale non potevano essere scambiate su una casella mail letta da mezzo ministero”. Ergo: per proteggere l’Italia, meglio traslocare sulla piattaforma con sede a Mountain View, California.
I messaggi cancellati: il caso von der Leyen – Per giudicare la correttezza della scelta compiuta da Bartolozzi, bisognerebbe leggere i messaggi inviati con Signal. Peccato non esistano più, con buona probabilità: basta impostare il timer per la cancellazione e il testo evapora. La Commissione Ue raccomanda ufficialmente l’uso di Signal con l’impostazione “disappearing messages”. Ursula von der Leyen ha dato l’esempio: i suoi messaggi via Signal con Macron, riguardo l’accordo con il Mercosur, sono stati cancellati automaticamente, come ha rivelato la testata investigativa Follow the money il primo settembre scorso. Le conversazioni sull’app sono inaccessibili anche ai magistrati, perché restano solo sullo smartphone e nessun server archivia i messaggi. Per verificare il reato di false dichiarazioni, alle toghe romane potrebbe giovare la lettura della chat Signal con Bartolozzi e i dirigenti di via Arenula. Ma neppure la piattaforma possiede la chiave per le comunicazioni degli utenti, protetti dalla crittografia end-to-end. Dunque sulla muraglia a difesa della privacy, rischia di morire il diritto alla trasparenza.
Le regole per le informazioni classificate: nessun parere dell’Acn e la piattaforma di Stato – Signal è una fondazione senza scopo di lucro, distante da governi e aziende. Offre solide garanzie di riservatezza. Il dubbio sul caso Almasri è un altro: Bartolozzi e i suoi interlocutori hanno chattato con dispositivi personali o ministeriali? Nel primo caso, la riservatezza è stata messa a rischio, perché lo smartphone privato è più vulnerabile allo spionaggio. Nel secondo scenario, chi ha autorizzato l’installazione dell’app su telefoni o computer del ministero? Pareri tecnici sul servizio di messaggistica, l’Agenzia per la cybersecurity non ne ha rilasciati: anzi, per mettere al sicuro le comunicazione riservate, l’organismo sta realizzando una piattaforma di Stato per i messaggi istantanei.
La legge impone “specifici processi di valutazione, certificazione, approvazione e abilitazione”, prima di indicare strumenti per condividere informazioni classificate. È l’obbligo previsto dal decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 3 febbraio 2006. Il provvedimento detta le regole per tutelare la riservatezza, ma al tempo non esisteva neppure Whatsapp. 19 anni dopo, nessuna norma autorizza ufficialmente la condivisione di informazioni classificate su Signal o su altre chat.
Spetta all’Autorità nazionale per la sicurezza stabilire “disposizioni tecniche e di dettaglio” per la comunicazione di dati e documenti classificati. Dunque il via libera all’uso dell’app potrebbe essere giunto con una direttiva riservata. Ma il clamore sul caso Almasri avrebbe abolito il segreto. Ora lo sanno anche anche le spie e i criminali: le informazioni sulla sicurezza italiana viaggiano sulla piattaforma a stelle e strisce.
La piattaforma preferita da Stati Uniti ed Europa – Signal è anche usato dal governo americano, dalla Commissione europea, dai ministri degli esteri del Vecchio continente nella chat amministrata dall’Alta rappresentante Kaja Kallas. A marzo il segretario alla Difesa Pete Hegseth è finito alla berlina per una chat governativa sugli Houthi: al gruppo Signal era stato aggiunto per errore il giornalista Jeffrey Goldberg. Già a febbraio la testata Politico aveva scoperto 20 chat Signal gestite dal team per la sicurezza nazionale, al tempo guidato da Mike Waltz (sollevato dall’incarico il primo maggio). Gli uomini di Trump discutevano sulla piattaforma di Ucraina, Cina, Gaza, politica mediorientale, Africa, Europa. Il portavoce del National Security Council Brian Hughes aveva garantito: “È uno dei tanti metodi approvati per il materiale non classificato, con l’intesa che l’utente debba conservarne la documentazione”.
Le raccomandazioni del Mediatore e della Corte di Giustizia Ue: conservare i messaggi per garantire l’accesso – La diplomazia dei “messaggini” è sempre più in voga tra le élite. Ma nel Vecchio Continente non esistono regole per archiviare i contenuti e garantirne la trasparenza. Anzi, se l’istituzione sostiene di non possedere il messaggio, vige la presunzione legale che dica il vero. Lo ha ribadito il mediatore europeo Emily O’Reilly già nel 2020. Si riferiva ai messaggi spediti dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk nel 2015: i destinatari erano altri capi di Stato, la missione salvare la Grecia dal crac di bilancio. Un gruppo di associazioni chiese l’accesso al carteggio digitale: domanda bocciata dall’Ue. Il mediatore non obbligò il Consiglio a svelare i messaggi: se l’istituzione sostiene di non possederli, c’è da credergli. Tuttavia lanciò la raccomandazione: i messaggi devono essere archiviati e resi accessibili, per garantire la trasparenza delle decisioni politiche.
O’Reilly ribadì il concetto nel 2022 in piena pandemia: il “telelavoro ha ulteriormente incrementato l’utilizzo” dei media digitali nelle pubbliche amministrazione. Dunque i messaggi vanno conservati, se riguardano la collettività. Perché “la registrazione o meno di una determinata informazione nel sistema di gestione documentale non dovrebbe dipendere dal mezzo – che si tratti di una lettera, un’e-mail, un SMS o un messaggio istantaneo – ma dal suo contenuto”.
Il precedente degli sms sui vaccini – O’Reilly puntava il dito sugli sms tra von der Leyen e il ceo di Pfizer Albert Bourla per decidere il prezzo dei vaccini, tra gennaio 2021 e maggio 2022. Prima del New York Times, il giornalista Alexander Fanta chiese l’accesso a quei messaggi. La Commissione Ue oppose il rifiuto perché gli sms, “effimeri”, non sarebbero documenti dunque risultavano irreperibili. Fanta si appellò al Mediatore, che demolì la tesi di von der Leyen. Il mezzo non è il messaggio: se le informazioni riguardano i cittadini, vanno archiviate e rese accessibili anche se viaggiano in chat.
Il giornale della Grande mela ricorse alla Corte di Giustizia europea, per leggere i messaggi di von der Leyen sui vaccini. I magistrati, con la sentenza del 14 maggio scorso, bocciano il rifiuto di Palazzo Berlaymont, ma non impongono la trasparenza: nessun obbligo di mostrare gli sms. Le toghe obbligano la Commissione solo a formulare una solida giustificazione sull’irreperibilità: tanto basta a mantenere il segreto. I giudici però ribadiscono la raccomandazione del Mediatore: “tutti i documenti delle istituzioni europee dovrebbero essere accessibili al pubblico”. Qui nasce il paradosso. Un documento si definisce in base al contenuto: è tale solo se illustra informazioni di interesse pubblico, a prescindere dal mezzo di comunicazione. Ma se un messaggio è cancellato, come dimostrarne il valore documentale? Del resto, anche fosse conservato, le istituzioni negano la trasparenza nel nome dell’efficienza diplomatica.
Chat control e la sorveglianza dei cittadini in chat – Il rifiuto è giunto ad Alexander Fanta, ad aprile scorso dopo la sua richiesta d’accesso ai messaggi della chat Signal dei ministri degli esteri Ue, amministrata da Kaja Kallas. Il Seae (il servizio di supporto alla diplomazia europea) ha risposto di aver “identificato” il “documento” ma di non poterlo rivelare, “per preservare la fiducia, la credibilità e l’efficacia degli sforzi diplomatici dell’Ue”. Contro il diniego, Fanta ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia europea. E mentre i governi scambiano “messaggini” negando la trasparenza, l’Europa prepara la sorveglianza di massa per le chat dei cittadini, con il regolamento Chat control: una casa di vetro al contrario.
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