Simona Cinà, il giallo che scuote Bagheria: cosa è successo davvero?
- Postato il 6 agosto 2025
- Di Panorama
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Bagheria, Palermo. Una festa di laurea, una piscina illuminata a metà, decine di ragazzi, video cancellati e troppe ricostruzioni diverse. Cinque giorni dopo, sulla morte di Simona Cinà, 20 anni, atleta, ancora nessuna verità: solo discrepanze, silenzi e una cronaca che sembra scritta a più mani, ognuna con una versione diversa dei fatti.
L’ultima notte di Simona
È venerdì sera quando Simona Cinà, pallavolista di Capaci senza alcun problema di salute, parte per una festa di laurea a Bagheria. Viaggia con gli amici, filma la strada verso la villa di lusso affacciata sul mare, posta video sui social. All’una di notte scrive alla madre: “Farò il bagno, metto via il cellulare”. È l’ultimo messaggio.
Alle 4.50 la madre, preoccupata per il ritardo, chiama la figlia. Risponde un ragazzo: “Correte, sta male”. Quando la famiglia arriva, Simona è già morta, in bikini, a bordo piscina, segni di un massaggio cardiaco maldestro sul petto. Nessuno, fino a quel momento, li aveva avvisati.
Secondo i legali, il giardino era stranamente pulito: solo sacchi di bottigliette d’acqua, nessuna traccia di alcol, eppure nei video della festa scorrevano cocktail. “Qualcuno ha ripulito la scena?”, chiedono i genitori. I video del party spariscono dai social nelle ore successive, e alcuni dettagli – come un bicchiere trovato accanto a slip maschili nel giardino – non vengono acquisiti dagli investigatori per il Dna.
La versione della Procura: tracce di alcol, tentativi di soccorso e un corpo sul fondo
Dopo 72 ore di indiscrezioni e sospetti, la Procura di Termini Imerese replica punto per punto, tracciando un racconto diverso. Gli invitati, dicono i pm, non hanno coperto nulla: hanno collaborato, raccontato di essersi tuffati in piscina dopo aver visto il corpo sul fondo, in un angolo poco illuminato, intorno alle 4. L’hanno tirata fuori, hanno tentato di rianimarla fino all’arrivo dei soccorsi, ma Simona era probabilmente già morta.
Non è vero, scrivono i magistrati, che l’area fosse priva di tracce alcoliche: bicchieri e resti di bevande erano presenti e documentati. Non è vero che i vestiti della ventenne siano spariti: una canotta verde, una minigonna e altri indumenti sono stati sequestrati dai carabinieri. Né è vero, secondo la Procura, che la scena sia stata alterata.
Cambia anche la dinamica del ritrovamento: per i legali della famiglia Simona era a faccia in su, “difficile pensare a un annegamento”, dicono. Per la Procura era a faccia in giù, in acqua da diversi minuti. Un dettaglio che apre un’altra voragine di incertezze: chi l’ha vista per primo? Perché nessuno si è accorto che stava male, con decine di persone attorno alla piscina?
I punti ancora oscuri
Il fascicolo è per omicidio colposo contro ignoti. Giovedì l’autopsia proverà a dare un primo nome alle cause della morte: malore improvviso, annegamento, o qualcosa di diverso. Ma intorno al corpo di Simona restano troppi interrogativi:
- La chiamata tardiva: perché la madre viene avvertita solo dopo le 4.50, quando la ragazza era probabilmente già deceduta?
- L’alcol scomparso: le foto scattate dai legali mostrano un giardino immacolato, ma la Procura assicura che le tracce c’erano.
- Gli oggetti mancanti: la consolle del dj sparisce il giorno dopo perché “serviva per un’altra festa”, un bicchiere vicino a degli slip maschili non viene sequestrato.
- I video cancellati: molti contenuti della serata vengono rimossi dai social poco dopo la tragedia.
La villa, da un milione e duecentomila euro di valore, non è stata sigillata. Le visure catastali si fermano al 1997: chi è il proprietario attuale? Nessuno, per ora, lo chiarisce.
Verità parallele che non si toccano
La famiglia non accusa, ma chiede risposte: “Non vogliamo polemiche, siamo dalla parte della verità”, dicono i genitori, che oggi saranno ascoltati dai carabinieri. La Procura promette indagini approfondite. Ma le due versioni, quella ufficiale e quella di chi ha perso una figlia, continuano a camminare su strade separate.
E così la morte di Simona Cinà, a cinque giorni di distanza, resta un giallo pieno di buchi neri, una cronaca che scivola tra il silenzio di chi sa ma non parla e le mezze verità di una notte che doveva finire tra musica e risate. E invece è diventata un mistero che Palermo non riesce a spiegare.