Singapore, la città che promette lunga vita dove salute, tecnologia e benessere vanno a braccetto

  • Postato il 11 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Vivere il più possibile. In un mondo in cui la longevità è diventata un’ossessione, c’è un posto che promette di offrire una lunga vita ai suoi abitanti. È Singapore, città-stato del Sud-Est asiatico, che in appena 800 chilometri quadrati di superficie (la metà della provincia di Milano) ospita 6 milioni di persone (quasi il doppio della provincia di Milano) con un reddito pro capite superiore ai 90 mila dollari (quasi tre volte il capoluogo lombardo).

Questo lontano Bengodi è un vero e proprio laboratorio di “longevità urbana” dove è impossibile – passeggiando fra la via dello shopping Orchard Road o nella più tradizionale Kreta Ayer Road di Chinatown – non imbattersi in frotte di arzilli settantenni intenti a praticare di prima mattina ginnastica dolce o nel pomeriggio Tai chi (antica arte marziale cinese che è come una “meditazione in movimento”: movimenti lenti coordinati con la respirazione profonda). In questa città che dagli anni Sessanta lavora per integrare il verde nel tessuto sociale, oggi il 19,9 per cento dei cittadini ha 65 anni o più, e le proiezioni demografiche indicano che entro il 2030 si arriverà al 23,9 per cento. Una persona su quattro.

«A Singapore si investe fortemente in scienza e tecnologia per la longevità: biotecnologia, medicina personalizzata, intelligenza artificiale per la diagnosi precoce e la prevenzione» spiega Vincenzo Sorrentino, professore associato della National university of Singapore presso il Centre for healthy longevity. «A questo si associa una rigorosa attuazione di politiche pubbliche che vanno dalla tassazione di alcol e tabacco alla pianificazione urbana. Rispetto al Giappone, dove la longevità è radicata in tradizioni culturali, o agli Stati Uniti, dove resta legata alle disuguaglianze e agli stili di vita individuali, Singapore rappresenta un modello disegnato intenzionalmente».

Il piano aggiornato ruota intorno a tre pilastri: Care, Contribution, Connectedness (l’inglese è la lingua più diffusa nel Paese), ovvero cura, contributo e connessione. Il fine è mantenere funzioni fisiche, reti sociali e partecipazione attiva il più a lungo possibile. Centrale, però, è anche la medicina volta a rallentare l’invecchiamento. Nel 2023, l’Alexandra hospital ha inaugurato il Centre for healthy longevity, deputato a condurre trial clinici non per aumentare la lifespan (gli anni totali vissuti), ma per implementare di cinque anni la healthspan (ovvero gli anni di vita trascorsi in buona salute).

«Oltre all’innovazione clinica» prosegue Sorrentino «Singapore ha lavorato con concretezza sull’ambiente urbano, proponendo aggiornamenti infrastrutturali, luoghi comunitari e una trasformazione dolce degli spazi esistenti».

Al centro della pianificazione ci sono così gli Active ageing centres, comunità dove gli anziani possono entrare liberamente per partecipare ad attività ricreative, sociali e di supporto. L’obiettivo è quello di coinvolgere oltre 550 mila partecipanti puntando su un contesto urbano più accogliente e stimolante.

Anche il lavoro gioca un ruolo importante. Secondo Amro Asia il 67 per cento dei singaporiani tra i 60 e 64 anni e il 50 per cento tra 65 e 69 anni risultano occupati: uno tra i tassi più elevati a livello internazionale. E comporta estremi benefici per la popolazione. «A Singapore» dice Sorrentino «si parla di longevità come ecosistema. Non ci si concentra solo sul corpo o il genoma, ma anche sull’esposoma, ovvero l’insieme di tutti i fattori ambientali (chimici, fisici, biologici) cui siamo esposti fin dal concepimento».

Parlare però di Eldorado della longevità è prematuro. «Singapore è una nuova realtà che sta emergendo, una sorta di Blue zone 2.0 in formato urbano» riflette Gianni Pes dell’Università di Sassari, luminare che per primo ha elaborato il concetto di “Zone blu”, aree geografiche dove la speranza di vita è più alta. «È un esempio di come la prosperità economica e il miglioramento delle condizioni sociali e sanitarie possano fare la differenza. La città costruisce i suoi risultati grazie a politiche specifiche, a partire da una progettazione dell’ambiente urbano volto a incoraggiare l’attività fisica e l’interazione sociale». Parlano i dati: nel 2024 l’aspettativa di vita a Singapore era di circa 83,5 anni, una delle più alte a livello mondiale. Oggi, secondo l’ultimo report ufficiale del governo, le donne a Singapore vivono in media fino a 85,6 anni, gli uomini 81,2 anni. «C’è un chiaro legame con il benessere sociale ed economico del Paese» spiega Andrea Corriga, operatore culturale che da vent’anni si occupa di longevità. «Il governo di Singapore ha investito enormemente nell’educazione alla salute, creando una cultura in cui la prevenzione e la cura sono diventate prioritari. Inoltre, l’abbondante accesso a cibi ritenuti sani e l’adozione di stili di vita più equilibrati contribuiscono al benessere collettivo».

«C’è anche da dire che la prosperità ha un impatto diretto sul benessere psicologico, poiché riduce lo stress legato alla povertà e migliora le opportunità educative e professionali», continua il professor Pes. «Il Paese spende circa 6 per cento del Pil per la sanità (in Italia è quasi il 9, ndr), ma in modo altamente efficiente. Esiste poi Medisave, un programma nazionale di risparmio obbligatorio: ogni mese parte del salario – dall’8 al 10,5 per cento – viene destinato al conto per le cure, che si rivela utile per qualsiasi tipo di assistenza sanitaria. È uno degli strumenti chiave per garantire che tutti i cittadini accedano a servizi di alta qualità, riducendo il rischio di malattie prevenibili».

Insomma, quella di Singapore è una ricetta tanto ambiziosa quanto complessa, dove gioca un ruolo centrale anche l’alfabetizzazione (con un tasso tra i più alti del mondo, 99 per cento). «L’educazione culturale gioca un ruolo fondamentale nella promozione di stili di vita sani, alimentazione bilanciata e prevenzione delle malattie. L’alta consapevolezza della salute tra la popolazione contribuisce alla riduzione dei tassi di obesità, malattie cardiovascolari e diabete», commenta ancora Corriga. «La dieta di Singapore, che unisce influenze asiatiche e occidentali, è generalmente bilanciata e include una varietà di frutta, verdura e piatti ricchi di nutrienti. La città ha anche una cultura alimentare che promuove il consumo di piatti freschi e locali».

Un altro dato interessante è fornito dal Global happiness index, pubblicazione annuale che classifica i Paesi in base al grado di benessere soggettivo della popolazione: Singapore risulta come una delle nazioni più felici, con un forte senso di comunità e di supporto sociale, aspetti che sono fortemente legati alla longevità.

«In sintesi, la città rappresenta un esempio emblematico di come la prosperità economica possa essere un motore potente per vivere di più» conclude Pes. «La combinazione di un sistema sanitario fortemente sviluppato, una popolazione con un alto livello di istruzione e consapevole della salute, politiche di supporto per la terza età e una qualità della vita elevata sta creando un ambiente in cui le persone non soltanto vivono più a lungo, ma godono anche di una vita sana e attiva. Questi fattori mettono in evidenza come una “Blue zone 2.0” possa emergere in un contesto urbano e prospero, a differenza delle tradizionali Zone blu, che si fondano su stili di vita più semplici e tradizionali». Un esempio per tutto il mondo.

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Panorama

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