Sinner oltre le polemiche alla Vespa: “Orgoglioso di essere italiano, la nostra forza sono le differenze. Coppa Davis? Si può vincere anche senza di me”

  • Postato il 4 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una lezione sul senso di essere italiano. Un punto di vista che, senza citarle, spegne le polemiche sullo scarso (ma presunto) attaccamento di Jannik Sinner al tricolore. Il tutto a due giorni dal ritorno in vetta alla classifica Atp e meno di una settimana dall’inizio degli Atp Finals di Torino, dove il campione azzurro dovrà cercare di difendere il suo primato da Carlos Alcaraz. Parole, quelle di Sinner, pronunciate nell’intervista realizzata dal direttore di Sky Sport Federico Ferri. “Se fossi nato 50 km più in giù, avrei meno critiche sul fatto di essere o non essere italiano? Sai, questa è una domanda cui non so rispondere – ha detto l’altoatesino – Non lo so, è un po’ come dire perché oggi c’è il sole e non poteva piovere? Boh! Però sono orgoglioso di essere italiano – ha aggiunto – sono molto felice di essere nato in Italia e non in Austria, o da un’altra parte, perché secondo me onestamente questo Paese merita molto di più, anche di quello che sto facendo io”.

Il numero uno al mondo, poi, ha spiegato il senso della sua tesi: “Perché abbiamo le strutture, abbiamo gli allenatori, abbiamo i giocatori, abbiamo tantissime mentalità differenti. Che sono anche la nostra forza – ha argomentato – Alcuni dicono che l’Alto Adige è diverso, la Sicilia è totalmente diversa, però è anche la nostra fortuna, la forza nelle differenze, sì. Quindi abbiamo di tutto per essere lì a competere contro i migliori al mondo e secondo me dobbiamo unirci – ha sottolineato – stare insieme e darci forza per avere più trofei e più orgoglio possibile, perché secondo me l’Italia lo merita”. Unirci e non dividerci, quindi: un cenno alle recenti polemiche dopo la sua sua rinuncia alla Coppa Davis? Jannik Sinner non lo ha specificato, ma il senso sembra chiaro.

“Io ho sempre pensato che noi atleti non cambiamo il mondo. Poi ognuno ha degli idoli – ha continuato – All’inizio il mio è stato Andreas Seppi, perché conoscevo solo lui, e poi dopo, quando sono entrato un po’ nel tennis, è diventato Roger (Federer, ndr). Poi ho conosciuto Rafa (Nadal, ndr) e ho detto ‘lui umanamente è incredibile’ – ha aggiunto – Poi ho conosciuto Nole (Djokovic, ndr) e ho detto ‘lui è incredibile in quello che fa’. Però poi ti rendi conto che siamo persone che non cambiano il mondo. Invece oggi siamo seduti qua – ha sottolineato – e voi (rivolto al pubblico di ricercatori e medici dell’Istituto di Candiano) fate la differenza, voi che riuscite a dare una vita o a risolvere dei problemi che sembrano impossibili. Noi giochiamo solo a tennis, cerchiamo di tirare una pallina in campo. Poi c’è chi lo fa meno bene e chi lo fa di più”.

Non poteva mancare la domanda sul caso del momento: “La decisione di non giocare le finali di Davis? A fine stagione, con tutte le pressioni, le partite giocate, le emozioni, sia quando si è vinto sia dopo una sconfitta, ci vuole tanto tempo a rimettere tutte le cose insieme – ha spiegato – E soprattutto a fine stagione una settimana è davvero tanto, per noi atleti. Se hai una settimana in più di preparazione, a parte che hai una settimana in più di vacanza e arrivi in preparazione più forte, più carico, con più energie e soprattutto con più voglia. Giochiamo a tennis tutti i giorni – ha continuato – e quindi ci sta che, a volte, non hai tanta vogli; però se tu inizi una settimana prima le settimane di carico, perché non è che inizi a mille già dal primo giorno, quelle sono importantissime, soprattutto per l’inizio della stagione ma anche a lungo termine e per la prevenzione degli infortuni”.

E ancora: “Quindi per me quest’anno non c’è stato un minimo di dubbio che questa è stata la scelta giusta (non giocare la fase finale di Davis). Invece l’anno scorso è stato diverso – ha specificato – L’anno scorso non ho giocato a Parigi, ho detto ‘io voglio giocare la Davis‘ e mi hanno un po’ trattenuto, nel mio team, ma ho detto ‘no, questo quest’anno voglio giocare perché l’avevo promessa a Berrettini“. Poi l’aneddoto: “Quando abbiamo vinto nel 2023, quando lui era lì a sostenerci e abbiamo vinto, io l’ho abbracciato e gli ho detto ‘ti prometto che vinciamo insieme la prossima Coppa Davis, perché tu lo meriti e siamo una squadra incredibile’ e l’abbiamo vinta. Poi da lì avevo già deciso che l’anno prossimo (nel 2025) sicuramente non avrei giocato” ha aggiunto Sinner, che si dice convinto che l’Italia possa comunque vincere la Davis anche senza di lui. “La cosa che a me personalmente non piace è che abbiamo una squadra incredibile anche senza di me e non ne parla nessuno. Noi – ha detto – dobbiamo rinunciare al numero 26 al mondo, che in questo momento è Darderi, possiamo permettere di non convocare il 26 al mondo in Coppa Davis perché c’è Cobolli, c’è Musetti, ce ne sono tantissimi altri: abbiamo una squadra di doppio incredibile! Possiamo vincere anche così, abbiamo lo stesso Berrettini, e quindi la possibilità di vincere la Davis è alta”.

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