Siria, dopo il raid IDF al-Sharaa accusa Israele: «Vuole seminare caos e distruzione nella regione»
- Postato il 17 luglio 2025
- Di Panorama
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Oltre 350 persone hanno perso la vita a partire dallo scorso fine settimana nei violenti scontri che hanno travolto la provincia meridionale di Sweida, in Siria. Lo riferisce giovedì l’Osservatorio siriano per i diritti umani, aggiornando il bilancio delle vittime. Secondo l’organizzazione, tra i morti figurano 79 combattenti drusi, 55 civili, 189 tra soldati e agenti delle forze di sicurezza siriane, oltre a 18 miliziani beduini. A questi si aggiungono ulteriori 15 membri delle forze armate e dell’apparato di sicurezza rimasti uccisi in seguito a raid aerei condotti da Israele. Il presidente siriano Ahmed al-Sharaa–Abu Mohammad al-Julani, ha pronunciato un discorso televisivo, in parallelo ai recenti sviluppi nel sud della Siria. Nel suo intervento, al-Sharaa ha puntato il dito contro Israele, accusandolo di voler destabilizzare l’interno del Paese. «L’entità sionista non ha mai smesso di tentare di compromettere la nostra stabilità e fomentare conflitti fratricidi sin dalla caduta del regime di Assad», ha dichiarato.
Ha quindi sostenuto che l’obiettivo israeliano sarebbe quello di trasformare la Siria in un territorio privo di ordine, fomentando il caos interno e incentivando la frammentazione nazionale. Secondo al-Sharaa, il Paese si è trovato davanti alla prospettiva di un confronto diretto con Israele, ma ha deciso, a suo dire, di salvaguardare l’interesse nazionale affidando la sicurezza nella regione di Sweida alle forze locali e alla dirigenza drusa. Rivolgendosi direttamente alla comunità drusa siriana, ha affermato: «La protezione dei vostri diritti rappresenta per noi la massima priorità».Nel concludere, ha messo in guardia contro le fazioni che, a suo giudizio, «operano per spingere la Siria verso scenari pericolosi». Poi il presidente siriano ha confermato il ritiro da Sweida «Abbiamo affidato alle fazioni locali e ai leader religiosi drusi il compito di garantire la sicurezza a Sweida, riconoscendo la delicatezza del momento e l’urgenza di evitare che la Siria venga trascinata in un nuovo conflitto» Nel suo intervento, al-Sharaa ha accusato Israele di voler fomentare la divisione interna e destabilizzare il Paese, sottolineando che «il popolo siriano non ha paura di un’altra guerra», ma che la priorità resta «la tutela degli interessi nazionali rispetto alla distruzione
Le dichiarazioni di Ahmed al-Sharaa, arrivano a poche ore dalle conferme di una fonte del Ministero della Difesa siriano, secondo cui – come riportato da Sham FM, una radio locale – le truppe governative hanno iniziato il ritiro dalla città meridionale di Sweida. Il disimpegno è avvenuto contestualmente al dispiegamento delle forze di sicurezza interna appartenenti alla popolazione locale. Sul fronte diplomatico, intanto, il Segretario di Stato statunitense Marco Rubio ha reso noto che sono stati raggiunti accordi per fermare le ostilità in Siria. «Abbiamo coinvolto tutte le parti interessate nei combattimenti in Siria», ha spiegato Rubio. «Sono state concordate misure concrete per porre fine alla situazione drammatica entro questa sera. Resta ora che tutte le parti rispettino gli impegni assunti, ed è ciò che ci attendiamo da ciascuna di esse». Ieri Lo sceicco Yosef Jarboua, rappresentante della guida spirituale dei drusi in Siria, ha confermato che è stato raggiunto un accordo di cessate il fuoco tra le forze governative siriane e le milizie druse attive nella provincia meridionale di Sweida.
Secondo quanto riferito da Jarboua, l’intesa prevede l’integrazione della provincia all’interno della struttura statale siriana. Contestualmente, il Ministero dell’Interno ha annunciato l’avvio dell’installazione di posti di blocco ai varchi d’accesso alla città, nel tentativo di ristabilire il controllo totale da parte delle autorità centrali. Tuttavia, non tutti all’interno della comunità drusa condividono questa linea. Lo sceicco Hikmat al-Hijri, esponente della corrente più intransigente della leadership drusa, ha smentito l’esistenza di un accordo. «Non c’è nessun cessate il fuoco», ha dichiarato. «Invitiamo alla resistenza contro le bande armate e terroristiche, che sono entrate per massacrare il nostro popolo e cancellare la nostra identità». Al-Hijri ha poi rivolto un messaggio diretto alle forze ostili: «Le milizie devono deporre le armi e arrendersi. Chi si arrende sarà sotto la nostra protezione e non subirà umiliazioni né violenze». Ha infine lanciato un monito a chiunque tenti iniziative separate: «Chi si allontanerà dalla posizione unitaria e avvierà contatti o negoziati separati con la controparte sarà ritenuto responsabile, legalmente e socialmente, senza eccezioni né perdono».