Sitem licenzia 30 dipendenti a Trevi dopo l’acquisizione Usa: “C’è la concorrenza asiatica”

  • Postato il 28 ottobre 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ci è voluto mezzo secolo di storia, ma alla fine è toccato anche alla Sitem dover intervenire sul personale. È bastato finire nelle mani di una multinazionale statunitense, la Wortinghton Steel, perché nel giro di qualche mese si decidesse di aprire una procedura di licenziamento collettivo. Proprio lì, nel cuore dell’Umbria, dove l’azienda è nata nel 1974 per espandersi, di acquisizione in acquisizione, in altre regioni italiane e poi in Slovacchia, Francia e perfino in Svizzera, detenendo il record della prima realtà industriale metalmeccanica a comprarne una nel Paese dei quattro cantoni.

Sitem licenzia 30 dipendenti nella sede storica

La favola però ora si è incrinata. A settembre Sitem ha annunciato di voler licenziare 36 – poi riducendoli a 30 – dei 165 dipendenti della sede di Trevi, la sua gamba più antica e robusta, dove le famiglie Scarca e Bartoloni avevano dato vita a questa azienda metalmeccanica che nel corso degli anni è diventata leader in Europa nella produzione di lamierini magnetici tranciati e di componenti pressofusi, utilizzati in tutti i motori elettrici e anche in altri settori come quello del bianco, e che conta circa 700 persone assunte.

Diktat Usa e l’ombra della concorrenza asiatica

Il diktat – è il sospetto dei sindacati – è arrivato direttamente da Columbus, in Ohio, dove Wortinghton Steel, colosso tra i trasformatori di metalli in Nord America, ha la propria sede centrale gestendo 32 impianti in sei nazioni e fatturando 3,4 miliardi di dollari nel 2024. “Abbiamo subito chiesto l’apertura della cassa integrazione straordinaria per gestire la vertenza, ma l’azienda ci ha negato qualsiasi tipo di disponibilità”, dice Daniele Brizi, segretario provinciale della Uilm a Perugia. Il gruppo Sitem, da inizio anno controllato da Wortinghton Steel che detiene il 52% delle quote, spiega il sindacalista, “ha dipinto una situazione di grave difficoltà con le commesse, a causa della concorrenza asiatica”.

Nessun pensionabile: “Un esercito di esodati”

La qualità dei componenti cinesi e indiani, un tempo, erano di “molto inferiori – continua Brizi – ma oggi sono equiparabili e la differenza di prezzo oscilla tra il 30 e il 40%”. Una concorrenza che sta erodendo quote di mercato storiche. Pur comprendendo la radicale trasformazione in corso, però, i sindacati non accettano un’azione unilaterale così pesante: “Non hanno voluto aprire alcun confronto. Nonostante il target dei lavoratori coinvolti non sia semplice da gestire”. Sitem aveva infatti ringiovanito l’età media del proprio perimetro occupazionale: “Non ci sono persone vicine alla pensione, quindi quasi nessuno ha la possibilità di accedere pensione dopo la Naspi. Questo crea una grande difficoltà perché si andrà a creare un esercito di esodati”, riflette il segretario provinciale della Uilm.

I primi interventi a Canegrate e in Svizzera

“Mandare via un 50enne – continua – significa non dargli alcuna possibilità di ricollocarsi, soprattutto in questo territorio che non ha una grande vocazione industriale. Siamo sorpresi perché parliamo di un’azienda che non ha mai licenziato nella sua storia. Quando c’è stato bisogno di affrontare situazioni complicate, al massimo, ha fatto ricorso alla cassa ordinaria”. Negli scorsi mesi si sono registrate alcune uscite nello stabilimento di Canegrate, nel Milanese, ma sono state gestite ricorrendo alla Naspi e già lo scorso anno c’era stato un intervento sul personale nella fabbrica svizzera della controllata Stanzwerk AG, che produce componenti di alta qualità per l’automotive.

Fim, Fiom e Uilm: “Sciopero di 4 ore”

Ora la scure dei tagli colpisce anche Trevi, a una manciata di mesi dall’arrivo di Wortinghton Steel: “C’era stato scetticismo quando è avvenuto il loro ingresso nel capitale, perché – sottolinea Brizi – siamo passati dal parlare con una famiglia del territorio all’interfacciarsi con una multinazionale statunitense che segue altre logiche”. Senza nuovi tavoli fissati, la scelta è stata conseguente: Fim, Fiom e Uilm hanno indetto uno sciopero di 4 ore, in programma mercoledì, con un presidio davanti alla fabbrica. “L’indisponibilità ad aprire gli ammortizzatori sociali e la conferma della procedura di licenziamento collettivo – spiegano le organizzazioni sindacali – rimangono due elementi stigmatizzati dall’assemblea”.

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Il Fatto Quotidiano

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