SLA, scoperta torinese apre la strada a una diagnosi precoce grazie a un nuovo biomarcatore nel sangue
- Postato il 19 agosto 2025
- Salute
- Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – Un passo avanti decisivo nella diagnosi precoce della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) arriva da Torino. Un team internazionale coordinato dal professor Adriano Chiò, direttore della Neurologia 1 universitaria della Città della Salute e della Scienza – ospedale Molinette, e dal professor Andrea Calvo, ha individuato nel sangue un gruppo di proteine in grado di fungere da biomarcatore della malattia. I risultati, frutto di una collaborazione con il National Institutes of Health (NIH) statunitense, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Medicine.
Lo studio si è avvalso di una tecnologia all’avanguardia, la piattaforma Olink Explore 3072, che permette di misurare oltre 3.000 proteine circolanti nel plasma con altissima precisione. Analizzando una prima coorte composta da 183 pazienti con SLA e 309 persone sane, i ricercatori hanno identificato 33 proteine con livelli significativamente alterati nei soggetti malati. L’esito è stato poi confermato su una seconda coorte indipendente, consolidando la validità del dato scientifico.
Grazie a modelli avanzati di intelligenza artificiale, il team ha sviluppato un algoritmo capace di distinguere tra soggetti sani e pazienti affetti da SLA con un’accuratezza del 98,3%. Un risultato che apre nuove prospettive non solo per una diagnosi più rapida, ma soprattutto per l’identificazione della malattia nelle sue fasi iniziali.
Un aspetto particolarmente rilevante emerso dalla ricerca è la possibilità di riconoscere segnali della SLA anni prima della comparsa dei sintomi clinici. L’analisi di campioni di sangue prelevati da individui che avrebbero sviluppato la malattia ha infatti evidenziato alterazioni proteiche già in corso, legate a processi che coinvolgono muscoli, motoneuroni e metabolismo energetico. Questo suggerisce l’esistenza di una lunga fase preclinica, durante la quale potrebbe diventare possibile intervenire per rallentare o prevenire il danno irreversibile.
«Questi risultati – sottolinea il professor Adriano Chiò – rappresentano una vera svolta: per la prima volta disponiamo di uno strumento potenziale non solo per accelerare la diagnosi di SLA, ma anche per identificarla in fase precoce, permettendo interventi più tempestivi e mirati».
La ricerca apre scenari del tutto nuovi: dalla possibilità di una presa in carico anticipata, all’impiego precoce di terapie farmacologiche e non farmacologiche già disponibili, fino allo sviluppo di trattamenti innovativi mirati a rallentare o bloccare la progressione della malattia.
L’importanza del risultato è stata rimarcata anche dalle istituzioni. «Innovazione, ricerca e intelligenza artificiale sono alla base della sanità del futuro – ha dichiarato l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi – e la Città della Salute si conferma un’eccellenza non solo piemontese, ma internazionale».
Sulla stessa linea il commissario della Città della Salute, Thomas Schael: «Questo studio dimostra il valore dei nostri professionisti e delle strutture ospedaliere torinesi, riconosciuti a livello mondiale non solo dal punto di vista clinico, ma anche della ricerca. È un motivo di orgoglio per la sanità piemontese e un punto di partenza per il futuro Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione».
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