Smartphone come “ciucci digitali”, i bimbi che abusano dei monitor hanno più problemi emotivi | Lo studio
- Postato il 10 giugno 2025
- Tecnologia
- Di Il Fatto Quotidiano
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A molti genitori sarà capitato di utilizzare lo smartphone o il tablet per sedare un capriccio. Anche solo per qualche minuto, giusto il tempo di fare la spesa, di finire una riunione su zoom o di prenotare telefonicamente un tavolo al ristorante per cena. Ebbene, in quelle occasioni lo schermo avrà pure funzionato, zittendo il bambino, ma questa strategia alla fine avrà creato più problemi di quanti invece ne ha risolti. Uno studio dell’Australian Catholic University, che ha monitorato quasi 300mila bambini per diversi anni, ha dimostrato infatti che il tempo trascorso davanti a uno schermo non solo causa problemi emotivi e comportamentali nei bambini, ma diventa anche il loro meccanismo di difesa “preferito” quando sono in difficoltà. Gli schermi dunque creano problemi e allo stesso tempo diventano la soluzione a cui i bambini tendo ad accedere, creando quello che i ricercatori chiamano “circolo vizioso”.
Lo studio più ampio mai condotto: rischio videogiochi – La ricerca, pubblicata sulla rivista Psychological Bulletin, rappresenta la più ampia analisi mai condotta su come l’uso degli schermi influenzi lo sviluppo emotivo dei bambini nel tempo. Invece di limitarsi semplicemente a etichettare gli schermi come positivi o negativi, rivela qualcosa di molto più sfumato su come il nostro mondo digitale stia rimodellando l’infanzia. I ricercatori hanno analizzato i dati di 117 studi separati che coprono diversi Paesi e culture, monitorando i bambini per periodi che vanno dai sei mesi a diversi anni. Gli studiosi hanno misurato sia l’uso degli schermi sia l’eventuale presenza di problemi emotivi e comportamentali come aggressività, ansia, depressione e problemi di attenzione. “L’uso degli schermi può aumentare il rischio che i bambini sviluppino problemi socioemotivi, e i bambini con problemi socioemotivi potrebbero essere attratti dagli schermi, forse come un modo per gestire il loro disagio”, scrivono i ricercatori.
I videogiochi sono emersi come principale preoccupazione dello studio. I bambini che giocavano ai videogame, infatti, avevano una probabilità significativamente maggiore di sviluppare problemi emotivi e comportamentali in futuro. Ma ecco la parte preoccupante: i bambini che avevano già questi problemi erano ancora più attratti dai videogiochi rispetto ad altre attività che coinvolgevano uno schermo. Quando i bambini usano gli schermi per giocare, gli effetti risultano molto più marcati rispetto a quando li usano per l’intrattenimento generico, come guardare la televisione. E i bambini con problemi tendono a cercare il videogioco quando cercano sollievo.
Come influiscono genere ed età – Contrariamente a quanto si pensi, i bambini dai 6 ai 10 anni d’età sono risultati più suscettibili ai problemi legati agli schermi rispetto ai più piccoli (dai 0 ai 5 anni). Il motivo sembra essere l’autonomia: i bambini più grandi hanno maggiore controllo sulle scelte relative agli schermi e maggiori opportunità di usare i dispositivi come vie di fuga emotive. Mentre un bambino di 3 anni potrebbe guardare qualsiasi cosa i genitori decidano di mettere loro sullo schermo, un bambino di 7 anni può cercare attivamente giochi o video quando si sente turbato, arrabbiato o ansioso. Sono emerse anche differenze di genere: le bambine hanno mostrato reazioni negative più marcate all’uso degli schermi, mentre i ragazzi nella fascia d’età più alta hanno maggiori probabilità di sviluppare problemi a causa dell’uso intensivo dei videogiochi.
Tempo con lo smartphone? Tempo sottratto alle cose importanti – Secondo i ricercatori, ogni ora che un bambino trascorre giocando o guardando video è un’ora non spesa per sviluppare abilità sociali con gli amici, fare attività fisica o imparare a gestire le emozioni attraverso esperienze reali. Per fare un esempio concreto: un bambino di 9 anni torna a casa frustrato dopo una brutta giornata a scuola. Invece di parlare con i genitori, uscire o trovare un altro sfogo sano, si ritira in camera sua con un tablet. Lo schermo offre un sollievo immediato, ma il bambino non impara mai strategie migliori per affrontare i problemi. Nel frattempo, si perde quel tipo di interazione genitore-figlio che in realtà rafforza la resilienza emotiva.
“I bambini trascorrono sempre più tempo davanti agli schermi, per qualsiasi cosa, dall’intrattenimento ai compiti, fino a mandare messaggi agli amici”, afferma Michael Noetel, professore associato presso la Facoltà di Psicologia dell’Università del Queensland e uno degli autori dello studio. “Abbiamo scoperto che un tempo maggiore trascorso davanti agli schermi può portare a problemi emotivi e comportamentali, e i bambini con questi problemi spesso si rivolgono agli schermi per sopravvivere”, aggiunge.
Consigli ai genitori: prudenza e parental control – I risultati dello studio suggeriscono ai genitori di essere cauti nell’utilizzare gli schermi e raccomandano di utilizzare il parental control per gestire il tempo. “Questo studio completo evidenzia la necessità di un approccio articolato alla gestione del tempo che i bambini trascorrono davanti agli schermi”, precisa l’autrice principale dello studio, Roberta Vasconcellos, docente presso l’Università del Nuovo Galles del Sud, che ha condotto la ricerca durante il suo dottorato presso l’Australian Catholic University. “Comprendendo la relazione bidirezionale tra l’uso degli schermi e i problemi socio-emotivi, genitori, educatori e responsabili politici possono supportare al meglio lo sviluppo sano dei bambini in un mondo sempre più digitale”, conclude.
Valentina Arcovio
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