Soldi per le carrozzine non più garantiti, le storie del disagio: ‘Costretta a stare chiusa in casa per 2 mesi’, ‘continuo a cadere’, ‘mi hanno chiesto 10mila euro’
- Postato il 26 giugno 2025
- Diritti
- Di Il Fatto Quotidiano
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C’è chi deve cambiare carrozzina elettrica ma gli viene negata la copertura totale delle spese da parte dell’Asl. Non era mai successo prima. E c’è chi si è rivolto alla propria Asl, come ha sempre fatto finora, e si è sentito rispondere che “non garantiscono più la manutenzione”, quindi di “rivolgersi ad una ortopedia specializzata“. Risultato: il costo per due batterie, 800 euro, è completamente a suo carico. La donna con grave disabilità motoria in questione è rimasta due mesi chiusa in casa, fino all’acquisto delle batterie trovate da un rivenditore privato di scooter-moto peraltro a prezzi più che dimezzati rispetto all’ortopedia. Come evidenziato da un’inchiesta del Fatto Quotidiano, questa situazione drammatica che sta creando gravissime criticità è causata dal Decreto Tariffe del ministero della Salute. A cambiare le disposizioni legislative, a fine 2024, in particolare è stata l’approvazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) con l’aggiornamento del Nomenclatore Tariffario Nazionale. Fino all’anno scorso gli ausili come batterie, motori, joystick, ruote, erano considerati come Lea e garantiti dalle Asl, dal 1 gennaio 2025 invece i costi di diversi dispositivi-protesi sono passati dal Servizio Sanitario Nazionale a totale carico del singolo utente che vive in condizioni di non autosufficienza. Le prime denunce raccontate da ilfattoquotidiano.it sono partite dal Veneto, provocando rimpalli di responsabilità sui costi tra la Regione governata dal leghista Luca Zaia e il ministero della Salute del governo “amico” di Giorgia Meloni, fino all’arrivo in parlamento della questione con un’interrogazione alla Camera a prima firma del deputato Andrea Quartini del M5s rivolta al ministro Orazio Schillaci.
L’indagine conoscitiva dell’Associazione Luca Coscioni sulla riforma dei LEA e l’intervento dell’Osservatorio Malattie Rare
Sul tema la Coscioni nel 2025 ha realizzato un focus relativo alle diverse problematiche sulla fornitura degli ausili. “È emerso un quadro attuale peggiore rispetto a quanto avveniva prima della cosiddetta riforma dei Lea”, riscontra l’associazione. Sono stati selezionati 234 casi. “Il passaggio a procedure con gare ad evidenza pubblica ha ridotto la possibilità di personalizzazione degli ausili, scaricando i costi e le difficoltà sulle persone con disabilità e le relative famiglie”, dice al Fatto.it l’associazione. Per questo la Coscioni raccomanda di garantire che la personalizzazione, riparazione e sostituzione degli ausili siano effettivamente poste in essere a titolo gratuito. L’avvocato dell’associazione Alessandro Bardini commenta: “Il vecchio nomenclatore presentava delle lacune ma almeno aveva delle soluzioni per risolvere le problematiche connesse alla protesica. I nuovi Lea”, aggiunge, “hanno dimostrato criticità pratiche di attuazione. Il riconoscimento degli ausili è diventato più lento e più macchinoso”. Bardini conclude dicendo che “solo un presidio studiato e plasmato sul richiedente, può permettere alla persona con disabilità di diventare parte attiva della società”. Sull’argomento interviene anche l’Osservatorio Malattie Rare con l’avvocato Roberta Venturi, co-responsabile dello Sportello Legale OMaR – Dalla parte dei rari. “Il nuovo nomenclatore è stato approvato con molto ritardo e attualmente viene applicato ‘con riserva’, in attesa dell’esito del ricorso al TAR del Lazio che ne contesta diversi aspetti”, osserva Venturi. “Questo fa sì che si debba navigare in una situazione di incertezza e confusione, che penalizza chi ha bisogno di ausili fondamentali per la propria vita quotidiana”. E aggiunge che “la normativa non riflette le reali esigenze tecnologiche e sanitarie. Ci sono componenti essenziali come le batterie delle carrozzine elettriche che non sono più incluse nella copertura pubblica, costringendo le persone a sostenere costi significativi. Questi tagli”, termina Venturi, “non solo aumentano il carico economico sulle famiglie, ma rischiano anche di compromettere l’autonomia personale”.
Testimonianze da Campania, Piemonte e Puglia. Molti hanno paura di “ritorsioni” –
Ilfattoquotidiano.it ha raccolto nuove testimonianze sulle criticità raccontate da persone che vivono in Campania, Puglia e Piemonte. Contattati i tre rispettivi assessori regionali alla Salute su come procedono dopo la riforma dei Lea per l’erogazione degli ausili, a rispondere è il solo piemontese Federico Riboldi: “Secondo la nuova normativa, gli ausili risultano erogabili a seguito di una procedura pubblica, con acquisto da parte delle singole Asl”, sostanzialmente confermando quanto dichiarato anche da Regione Veneto. “Ma nei fatti sono gli utenti a dover pagare”, precisa la Coscioni. L’assessore aggiunge che “il Piemonte, come molte altre Regioni, ha avviato le procedure per l’iter di gara per la fornitura dalle Asl attraverso modalità temporanee. La Regione”, aggiunge Riboldi, “in questa fase transitoria e nelle more della piena attuazione delle procedure di gara previste dal DPCM 2017 (ripreso e aggiornato dal Decreto Tariffe di fine 2024, ndr), svolge una funzione di supporto alle Aziende per la gestione delle varie problematiche, anche a seguito di confronto con i servizi centrali del ministero della Salute”. Va detto che non è stato facile trovare storie dirette perché moltissimi preferiscono non esporsi temendo “ritorsioni” dagli enti preposti alle riparazioni-sostituzioni degli ausili. Al Fatto.it risulta inoltre che diverse persone decidono di sostenere i costi totali per non avere ulteriori disagi e lungaggini temporali, ma questo è un fatto molto grave che dovrebbe far riflettere, a vario titolo, tutti gli attori coinvolti dalle istituzioni nazionali, come il ministero per le Disabilità che sul tema ancora non ha rilasciato un commento al Fatto.it, le Asl, i fisiatri che per legge prescrivono gli ausili, oltre alle associazioni. Sta emergendo una realtà preoccupante e che potenzialmente può colpire un centinaio di migliaio di donne e uomini non autosufficienti.
“Obbligata a usare una carrozzina difettosa e sono già caduta diverse volte”
Paola Vantaggiato Terragno vive a Galatone, provincia di Lecce. È nata senza gli arti inferiori e il braccio superiore sinistro, usufruisce di una carrozzina elettrica che ha ricevuto a febbraio 2024 ma “ho scoperto quasi subito che aveva dei gravi difetti strutturali che mi impedivano di usarla in sicurezza”, racconta. Paola vive insieme al marito, entrambi disoccupati, e con una bambina di 2 anni. “A causa del malfunzionamento della carrozzina sono già caduta diverse volte, non ho potuto restituirla perché l’ortopedia che me l’ha fornita doveva tenerla per le riparazioni almeno un mese non dandomi una sostitutiva temporanea, ma io non posso stare senza”, denuncia al Fatto.it Paola. “Da qualche mese ho anche il problema delle batterie che mi lasciano in mezzo alla strada. L’Asl ha comunicato alla mia ortopedia che non avrebbe più pagato i costi delle batterie, oltre 400 euro, superiore alla mia pensione di invalidità”. Ogni cinque anni Paola spiega che può cambiare praticamente gratis la carrozzina ma adesso “sono obbligata a tenere questa difettosa, con le batterie che si scaricano subito senza garantirmi l’autonomia e la libertà di movimento”. Paola non vuole mollare e sottolinea “che l’ente sanitario locale non mi aiuta a risolvere questo fondamentale problema per la qualità della mia vita. Mi sento abbandonata”.
“Sono stata costretta a restare a casa per due mesi”
Una storia di diritti calpestati. Rita Covello vive a Torino e racconta che a fine febbraio è rimasta ferma, fuori dalla propria abitazione, perché “le batterie difettose della mia carrozzina elettrica si sono improvvisamente esaurite”, lasciandola da sola in una situazione di significativa difficoltà. “Avrei tanto voluto cambiarle, ma l’Asl Città di Torino, ex Asl TO1, quest’anno mi ha detto che non garantisce più la manutenzione-sostituzione e quindi niente ricambi gratis, indicando di rivolgermi d’ora in poi ad un’ortopedia specializzata”. Rita, tra le varie cose, è anche tra i promotori del Disability Pride Torino che si terrà il 28 giugno e – paradosso – ha rischiato di non poter partecipare all’evento che rivendica inclusione e dignità. “A metà marzo ho chiesto all’ortopedia di fornirmi due batterie e mi hanno risposto che potevo averle entrambe nuove al costo di 800 euro, ma non potevo pagare e quindi praticamente sono stata costretta a restare a casa per due mesi”. A metà maggio qualcosa si sblocca. “Visto che ne avevo assolutamente bisogno, con dispendio di tempo e energie sono riuscita a trovare una soluzione, trovando un rivenditore di scooter e moto. Da lui”, spiega Rita, “ho comprato le due batterie al prezzo totale di 320 euro, pagamento risultato meno della metà rispetto a quanto richiesto dall’ortopedia. La questione dei prezzi così elevati per ausili che a noi servono per vivere con dignità è vergognosa”.
“Dopo sei anni devo cambiare carrozzina ma l’Asl mi richiede una compartecipazione di circa 10mila euro”
Una storia a tratti surreale riguarda Christian Durso, persona con disabilità motoria grave che vive a Capri. “Dopo sei anni di utilizzo ho bisogno di cambiare la mia ‘speciale‘ carrozzina elettrica che bascula, è verticalizzante e mi permette anche di dormirci sopra a causa delle mie condizioni fisiche che mi impediscono di dormire su un letto”, spiega Durso. “Da gennaio il fisiatra (la figura sanitaria preposta per legge) mi ha prescritto la sostituzione della precedente carrozzina che l’Asl di Napoli 1 Centro pagò per intero 20.800 euro, utilizzando in questo caso una disposizione normativa prevista per l’extratariffario”. L’ausilio però si continua a bloccare e non è più idoneo all’uso. “Ho chiamato anche il 118 e il 112 per aiutarmi”, dice Christian, 34 anni, con l’Atrofia muscolare spinale e residente ad Anacapri. “Ho bisogno urgentemente di una nuova carrozzina che abbia le medesime caratteristiche di quella che finora ho utilizzato”. Ma niente da fare. “Nonostante vari esposti ai Carabinieri, l’intervento del Gabinetto del Prefetto di Napoli e quello del Garante della Regione Campania, più diffide inviate anche dall’avvocato Bardini dell’associazione Luca Coscioni, trascorsi 6 mesi dalla prescrizione del fisiatra la mia Asl ha autorizzato solo metà prezzo della carrozzina, cioè senza l’extratariffario come accadde 6 anni fa, dovendo ora pagare di tasca mia circa 10mila euro”. Durso da inizio anno sta provando a contattare l’Asl per avere una soluzione efficace al suo problema, perché non può restare ancora senza l’unico supporto che gli permette di muoversi liberamente. “L’Asl vuole che, con il parziale e insufficiente costo autorizzato, io mi prenda una qualsiasi sedia non curandosi che non ha le funzioni della precedente”, denuncia al Fatto.it. “Ho scritto all’azienda sanitaria di trovare loro una carrozzina funzionale per me, ma non ho ricevuto risposta da mesi”. Di fatto negandogli il rinnovo. “Mi costringono ad utilizzare una sedia scassata” conclude Durso, “facendomi vivere tutte le limitazioni che mi impongono le mie condizioni, buttandomi in faccia la mia disabilità e il menefreghismo di uno Stato che mi nega diritti, costringendomi a pesare ancora di più sui miei genitori“.
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