“Sono morti in tenda mentre dormivano, sepolti sotto due metri di neve”: il racconto di Valter Perlino, sopravvissuto in Nepal

  • Postato il 4 novembre 2025
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Erano tutti e tre insieme, quando lui ha deciso di fermarsi a causa di un malore. Lo stesso che, paradossalmente, l’ha salvato. Valter Perlino è l’alpinista capospedizione del gruppo che in questi giorni avrebbe dovuto scalare il Panbari (6887 metri), una vetta poco nota dell’area occidentale del Nepal insieme ad Alessandro Caputo e Stefano Farronato. Di loro non si avevano più notizie da venerdì 31 ottobre, da quando cioè una forte nevicata li aveva isolati a oltre 5mila metri al Campo 1. Ed è lì che sono stati ritrovati senza vita dopo due giorni di ricerche, sorpresi da una valanga, a 5mila metri di quota.

“Abbiamo terminato le ricerche da poco, con il ritrovamento e recupero dei corpi di Farronato e Caputo. Li abbiamo trovati. Dormivano, in tenda e sono stati sepolti sotto 2 metri e mezzo di neve compatta. È accaduto nella notte tra giovedì e venerdì. Mentre dormivano, assurdo”, racconta Perlino al Corriere della Sera. L’alpinista di Pinerolo (Torino) spiega poi che si trovava insieme ai due compagni che hanno perso la vita “al Campo 2 a 5800 metri e stavamo salendo al Campo 3 a 6300 metri”. A quel punto ha avuto un malore, probabilmente una “trombosi venosa al piede sinistro”. Per questo, aggiunge, “abbiamo deciso di scendere tutti con l’accordo di arrivare al campo base a 4800 metri. Ma qui è tutto coperto di neve. Non siamo degli sprovveduti. La neve ci ha sorpreso due giorni prima di quando era prevista”. Il primo a partire era stato proprio Perlino, mentre i due compagni di spedizione avevano deciso di fermarsi ancora per smontare il campo e riscendere in un secondo momento. Loro quindi erano rimasti fermi al Campo 1, “forse per stanchezza”. Poi, la tragedia, dopo l’ultimo contatto con loro la sera del 30 ottobre.

“Valter mi ha comunicato la notizia che mai avrebbe voluto riferire, quella del ritrovamento dei corpi, senza vita, dei suoi due compagni di spedizione”, conferma la moglie di Perlino, Gloriana Salvai. “L’idea di mio marito – continua Salvai – era di raggiungere i compagni nei giorni successivi, ma il problema al piede e l’arrivo della perturbazione con due giorni di anticipo ha stravolto i piani. Ha raccontato – continua Salvai – che le tende non c’erano più, che il campo era sepolto dalla neve. Poi l’amara notizia, con il ritrovamento dei due corpi, senza vita, coperti dalla neve. Nemmeno lui ha saputo spiegare perché la perturbazione annunciata sia arrivata con così tanto anticipo”. Perlino è ora in un villaggio a pochi chilometri a valle dalle pendici del Panbari. “Aveva il piede gonfio, non riusciva ad infilare lo scarpone. Nonostante il dolore ha fornito il suo aiuto alle ricerche. Ora sta cercando di risolvere il problema alla gamba”, conclude Salvai.

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Il Fatto Quotidiano

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