SpaceX ha condotto il nono Test Integrato di Starship, ma i passi in avanti sono pochi

  • Postato il 30 maggio 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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Generico maggio 2025

Il 27 maggio 2025, SpaceX ha condotto il nono volo di prova integrato del sistema Starship, denominato IFT-9, partendo da Starbase in Texas (tra l’altro recentemente diventata ufficialmente città dello Stato della stella solitaria). Si è trattato di un test tecnicamente ambizioso, mirato a valutare la riutilizzabilità del primo stadio Super Heavy, testare il comportamento del secondo stadio in regime suborbitale, verificare l’efficienza del sistema di protezione termica e simulare il rilascio di carico utile nello spazio rappresentato da simulacri di satelliti Starlink. Nonostante il decollo sia avvenuto correttamente e la separazione tra i due stadi sia avvenuta secondo le attese, il volo ha presentato una serie di problemi che ne limitano fortemente il successo.

Il booster Super Heavy B14, al suo secondo volo – il primo riutilizzo nella storia del programma Starship – ha inizialmente funzionato come previsto, portando il veicolo alla quota necessaria per la separazione. L’Hot-Staging, ossia la manovra con cui Starship accende i propulsori ancora agganciata al booster, è stata completata con successo, con il test del nuovo anello di aggancio con le aperture modificate per permettere una direzionalità più precisa durante il disaccoppiamento. De facto, con il nuovo anello, è proprio Starship a spingere il booster verso la traiettoria di rientro, consentendo così un angolo di attacco più aggressivo, che però si traduce in una velocità inferiore e quindi un consumo di carburante più basso. Tuttavia, durante la fase di rientro, il booster ha perso stabilità e non ha completato la manovra di frenata né raggiunto il punto di ammaraggio previsto nel Golfo del Messico. Le cause non sono state ancora confermate, ma le analisi preliminari suggeriscono un possibile guasto nelle superfici di controllo aerodinamico o un errore nei sistemi di guida attitudinale. Importante è comunque il fatto che molti dei 33 motori che spingono il booster erano stati già riutilizzati, con uno addirittura al terzo utilizzo. 

Anche il secondo stadio, Ship 35, ha mostrato prestazioni che potremmo definire ambigue. Dopo la separazione, ha raggiunto un’apogeo di circa 189 chilometri, rientrando nei parametri previsti per il test. Tuttavia, non è riuscita ad aprire il portellone del vano di carico, vanificando il rilascio simulato di otto simulacri di Starlink, uno degli obiettivi chiave della missione. Più criticamente, una perdita di propellente dalle linee criogeniche ha compromesso il controllo dell’assetto, impedendo la riaccensione del motore Raptor necessaria per il rientro atmosferico controllato. Il veicolo ha perso stabilità durante il volo e si è disintegrato a circa 65 chilometri di altitudine sopra l’Oceano Indiano, dopo circa 48 minuti di volo. SpaceX tramite Musk ha fatto sapere che comunque molti di questi problemi ai motori verranno risolti con l’adozione dei nuovi Raptor V3 in produzione.

Uno degli elementi tecnici su cui si concentrava particolare attenzione era il sistema di protezione termica, costituito da migliaia di piastrelle resistenti al calore. Sebbene alcune siano state perse durante l’ascesa, la maggior parte è rimasta in posizione, segnando un miglioramento rispetto ai test precedenti. Ciononostante, la distruzione del veicolo prima della fase più critica del rientro atmosferico impedisce di trarre conclusioni definitive sull’efficacia complessiva del sistema.

Nel complesso, IFT-9 ha fornito dati utili (come si affretta sempre a precisare SpaceX seguendo la sua dottrina ad alto rischio di distruggere i prototipi per correggere i difetti), ma ha mostrato che persistono criticità significative in più aree del progetto. La mancata riutilizzazione effettiva del booster, l’insuccesso del rilascio di carico utile, la perdita di controllo di assetto e la disintegrazione in atmosfera rappresentano punti deboli sostanziali, specialmente in vista delle ambizioni di SpaceX di utilizzare Starship per missioni con equipaggio e voli lunari che a questo punto subiranno inevitabilmente pesanti ritardi. Con l’autorizzazione della FAA per condurre fino a 25 lanci l’anno da Starbase, la frequenza dei test aumenterà, ma a ogni nuovo volo cresceranno anche le aspettative sulla stabilità e affidabilità del sistema. Musk ha annunciato che vi sarà un’intensificazione dei lanci, arrivando ad uno ogni due o tre settimane, sfruttando appunto l’autorizzazione della FAA.

“#LigurianSpace” è la rubrica di IVG che tratta di spazio, scienze e tecnologie, a cura di Jonathan Roberts, chimico, divulgatore scientifico e fondatore di Pandascienza.eu. Clicca qui per leggere tutti gli articoli

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Il Vostro Giornale

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