Spid a pagamento con InfoCert: ecco cosa cambia per i cittadini (e come non pagarlo)

  • Postato il 28 luglio 2025
  • Di Panorama
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Spid, da oggi si cambia. Accedere gratuitamente ai servizi online della pubblica amministrazione con Spid tramite InfoCert non sarà più possibile, scatta l’abbonamento, come nel caso di Aruba. E intanto si lavora al rinnovo delle convenzioni tra governo e gestori, con un futuro incerto.

Spid a pagamento dal 28 luglio: per chi scatta l’abbonamento e come recedere per non pagare

Dopo dieci anni di gratuità, InfoCert ha deciso di introdurre un abbonamento annuale di 5,98 euro (IVA inclusa).Da oggi chi desidera continuare a usare Spid con la società del gruppo Tinexta dovrà dare il consenso esplicito al pagamento: senza questo passaggio, il servizio verrà automaticamente disattivato, ma non verranno addebitati costi. Per chi non accetta il nuovo modello, il recesso è possibile e gratuito. Le modalità sono due: inviare una PEC a revoca.Spid@legalmail.it oppure una raccomandata con ricevuta di ritorno alla sede di InfoCert a Roma. In alternativa, è possibile ricevere assistenza tramite il sito ufficiale infocert.it, la web chat o il call center al numero 049 78 49 360. La mossa di InfoCert segue quella già compiuta da Aruba qualche mese fa, mentre il governo punta con decisione a sostituirlo gradualmente con l’identità digitale basata sulla Carta d’identità elettronica (CIE) e sul futuro IT-Wallet. Tuttavia, non tutti i gestori Spid hanno scelto la strada della monetizzazione: PosteID, che da sola gestisce oltre il 70% delle identità digitali attive, mantiene per ora il servizio gratuito.

Spid, convenzioni in bilico e un futuro sempre più CIE-centrico

Il passaggio a un modello a pagamento da parte di alcuni provider è determinato dal “difficile” rapporto tra gestori e governo, che da anni discutono in cerca di una soluzione. Le convenzioni originarie sono scadute a fine 2022 e sono state prorogate d’urgenza dall’Agenzia per l’Italia Digitale fino all’aprile 2023. A ottobre 2023 sono state firmate nuove intese, ma i 40 milioni di euro promessi come sostegno economico sono stati sbloccati solo a marzo 2025, dopo due anni di incertezza, lamentano i gestori. E ora? Le attuali convenzioni scadranno il prossimo ottobre e dal 9 luglio scorso è iniziata la finestra di tre mesi prevista per aprire formalmente le trattative per il rinnovo. Una partita delicata sulla quale incombe l’obiettivo imposto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): il 70% della popolazione deve avere un’identità digitale entro giugno 2026. Traguardo ormai vicino, anche grazie ai 40,5 milioni di Spid emessi finora, gratuitamente. Si lavora a un’intesa ma intanto l’orientamento dell’esecutivo è di rendere la Carta d’identità elettronica lo strumento principale per accedere ai servizi pubblici. Il suo utilizzo è in forte crescita. Il rapporto d’uso tra CIE e Spid, che un tempo era di 1 a 20, si è ora ridotto a 1 a 10, segno che il passaggio alla nuova infrastruttura digitale è già in atto.
Il futuro dello Spid è sempre più legato dunque alla sostenibilità economica per i gestori e alla volontà politica di semplificare l’accesso ai servizi pubblici, riducendo il numero di sistemi. Per i cittadini alle prese tra costi, rinnovi e alternative gratuite, l’identità digitale diventa sempre più una questione non solo tecnologica, ma anche economica.

Autore
Panorama

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