Stefano Bonaccini a Savona: “La fiducia a Russo la deve confermare il territorio. Per vincere servono unità, candidature e progetti forti”
- Postato il 30 agosto 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Savona. Unità, candidature forti e la presentazione di una “alternativa” ai progetti degli avversari. Sono questi, secondo il presidente nazionale del Pd e membro del Parlamento Europeo Stefano Bonaccini, gli ingredienti per “battere il centrodestra”. Lo ha spiegato ieri sera presso l’APS Fratellanza Zinolese in via Nizza a Savona, durante l’incontro intitolato proprio “La sfida del Centrosinistra. Come battere la destra?”.
Oltre al consigliere regionale Roberto Arboscello (che ha introdotto l’incontro moderato dalla giornalista Silvia Campese) erano presenti l’assessore savonese Nicoletta Negro, la capogruppo del PD in consiglio comunale a Savona Alessandra Gemelli, il segretario del Pd provinciale Emanuele Parrinello, il segretario del PD di Quiliano Bruno Pretin e numerosi consiglieri comunali Dem del territorio.
Secondo Bonaccini “per battere le destre intanto servirebbe un centrosinistra unito. Uniti non è condizione sufficiente per vincere ma è condizione necessaria per provarci. Basta andare con la mente a tre anni fa. La destra anche quando è divisa si unisce alle elezioni: alle politiche di tre anni fa la destra tutta unita, il centrosinistra ognuno per sé diviso per tre. Nonostante la destra abbia preso poco più del 40 per cento dei voti ha ora due terzi dei parlamentari perché questa legge elettorale premia chi si coalizza. L‘unità del centrosinistra, plurale, largo e anche civico, sarebbe necessaria. Come abbiamo visto è servito a vincere in tantissimi comuni e anche in tantissime regioni, a partire dall’Umbria e dall’Emilia Romagna”.
Ma “servono anche candidature forti, autorevoli, radicate nel territorio e quella che io chiamo ‘l’alternativa’. Non basta solo essere ‘contro’ la destra o contro Meloni. Ai cittadini non basta che sei ‘contro’ qualcuno o qualcosa. Serve un programma, un progetto per l’Italia che al di là e indipendentemente da cosa pensano gli avversari tu proponi al Paese per renderlo più giusto, più sostenibile e più competitivo. Questo deve fare il centrosinistra alle prossime regionali, cercando di scegliere pochi argomenti, in maniera molto chiara, per un’Italia che tra due anni, cioè cinque anni dopo la vittoria di Meloni, non sta certamente meglio di come stava prima. La produzione industriale sta crollando, la crescita economica sarà bassissima, tra le peggiori in Europa, i dazi ci daranno già il prossimo anno un danno economico di oltre 20 miliardi di euro, la scuola pubblica è in difficoltà, la sanità pubblica la stanno demolendo. Credo che la maggioranza degli italiani, alla domanda ‘Stai meglio o peggio di cinque anni prima?’, dirà peggio. Però deve trovare in noi un’alternativa credibile e affidabile che faccia pensare loro che possiamo davvero essere noi un motore di cambiamento“.
E proprio in vista delle prossime elezioni regionali, pare che lo schieramento di centrosinistra abbia ritrovato l’unità: “Più o meno in tutte le Regioni al voto il centrosinistra si presenterà con uno schieramento molto largo. L’espressione ‘campo largo’ non mi è mai piaciuta, ma comunque si riuscirà a creare uno schieramento con baricentro ovunque il Pd e che va dal M5S ad Avs a +Europa, Italia Viva (che più o meno ovunque è con noi) ai socialisti e altre liste civiche e ad Azione in alcune regioni. Quindi c’è anche una presenza, tramite l’attivismo, di tante forze moderate e conservatrici. Forze di cui avremo bisogno tra due anni, perché la sinistra da sola in questo Paese le elezioni non le ha mai vinte. Queste regionali saranno un test nazionale, perché vanno a votare sette Regioni, in cui abitano oltre 20 milioni di abitanti, cioè più di un terzo del paese. Quindi il risultato ci dirà anche come il Paese sta reagendo all’offerta politica. Io sono convinto che potremo confermarci e farlo bene in tre grandi Regioni che stiamo governando: la Campania, la Puglia e la Toscana. Ma sono fiducioso anche nelle Marche, dove veniamo da cinque anni di destra ma con un ottimo candidato che è Matteo Ricci; secondo me possiamo replicare la vittoria di novembre in Umbria, dove dopo cinque anni di destra Stefania Proietti in un centrosinistra largo e unito ha saputo ribaltare la questione. Non partiamo battuti nemmeno in Calabria, in Vento e in Valle d’Aosta. Quindi penso davvero che possiamo guardare con fiducia a quel voto. E spero si potrà dimostrare che la destra si può battere“.
Calando il discorso nel territorio, secondo Bonaccini la fiducia o meno a Marco Russo quale sindaco di Savona “così come l’alleanza larga, va decisa qui nel territorio, la devono decidere il Pd e le forze di centrosinistra, comprese quelle civiche che vorranno aggregarsi. Io tra l’altro venni a sostenere il sindaco Russo nella sua prima campagna elettorale e fu un grande risultato perché ricordo che in quel momento tutti e quattro i capoluoghi di provincia, oltre alla Regione Liguria, erano governati dal centrodestra. Savona fu la prima scintilla, con un capoluogo che tornava ad essere vinto dal centrosinistra, grazie a Russo e alla coalizione. Mi auguro ci sia la possibilità di replicare quella vittoria anche perché veniamo da un test importante, quello di Genova con Silvia Salis, che ha dimostrato che in questi territori la destra si può battere. Nel caso di Genova nonostante da tantissimi anni governasse il capoluogo di regione”.
E circa il riscontro ottenuto dall’incontro: “Questa sera sono rimasto davvero contento della larga presenza, specie per un venerdì sera di agosto. Io penso che se sappiamo stare tra le persone l’interesse per affrontare i temi che un mondo che sembra impazzito ci pone ci sia davvero“.

Il consigliere regionale Roberto Arboscello: “Non è usuale avere il presidente nazionale del Partito Democratico in provincia di Savona, quindi è un grande onore ospitarlo e parlare con lui di un tema caldo come ‘battere le destre’ alla vigilia di una stagione che si preannuncia importantissima, con tanti appuntamenti elettorali e tante Regioni che vanno al voto (e che saranno un test nazionale di tenuta del Governo Meloni) anche a livello internazionale. L’auspicio è che ci sia uno stop alle guerre e al massacro di tante persone inermi”.
Le elezioni sono anche l’occasione per “dare un voto” alle amministrazioni uscenti. E parlando dell’amministrazione savonese Arboscello specifica: “Non sono la persona indicata per dare un giudizio sull’amministrazione di Savona, ma la città sta affrontando grandi sfide e lo ha fatto dal primo giorno con grande coraggio. Quando ci sono cambiamenti ci sono anche reazioni delle persone, abituate in un certo modo e chiamate cambiare le loro abitudini. Sindaco e amministrazione sanno perfettamente come fare ad aggiustare il tiro, se lo riterranno necessario, per andare alle urne nel 2027 nel miglior modo possibile”.
Venendo al “taglio” all’operatività del Ppi di Albenga, Arboscello sottolinea che “il taglio non è un taglio, ma l’ennesima bugia di una giunta di centrodestra che ha cominciato a dire bugie già col presidente Toti (una per tutte: la riapertura del punto nascite di Pietra Ligure) e proseguita con l’allora candidato presidente Bucci. Quella del Ppi di Albenga è l’ennesima presa in giro di un territorio che si aspettava risposte concrete, risposte date anche all’interno delle varie commissioni regionali e comunali e indicavano che quel Ppi aveva numeri per reggere e fosse fondamentale per dare una risposta alle esigenze del territorio. Non mi stupisce affatto il dietrofront della giunta di centrodestra. La sperimentazione era un grande bluff per arrivare poi a una parziale chiusura con una servizio di continuità notturno”.