Stellantis, persino Elkann sbraita contro la transizione green: «Così l’Europa rischia il declino dell’auto»
- Postato il 25 novembre 2025
- Di Panorama
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Se persino il presidente di Stellantis si oppone alla transizione ecologica voluta dall’Unione Europea, allora significa che dobbiamo davvero preoccuparci. Alla presentazione della Nuova 500 Ibrida a Mirafiori, davanti alle istituzioni e al mondo dell’automotive, il presidente di Stellantis John Elkann rompe gli indugi e alza la voce contro Bruxelles. Il nodo è la transizione ecologica dell’auto, un percorso che secondo Elkann rischia di trasformarsi in un autogol industriale per l’Europa.
«Regole sbagliate», le definisce, perché non rispondono alla realtà della produzione. «Noi e i nostri colleghi abbiamo intrattenuto un dialogo intenso con la Commissione europea durante tutto l’anno. Abbiamo presentato fatti reali per noi, per i nostri clienti e per l’intero ecosistema». Per Elkann, l’obiettivo non è frenare l’elettrico, ma «attuare un piano realistico», perché le norme attuali «non sono adeguate allo scopo per cui sono state scritte: una transizione efficace e sostenibile dal punto di vista sociale ed economico».
Sul palco anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, l’ad di Stellantis Antonio Filosa, il governatore del Piemonte Alberto Cirio e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo.
Il cuore del discorso di Elkann
L’affondo al cuore del dibattito arriva quando Elkann sottolinea: «Come industria, abbiamo elaborato un pacchetto di proposte positive concrete, prontamente realizzabili e di buon senso, che, insieme, possono iniziare a risollevare l’industria automobilistica europea da quello che rischia di essere un declino irreversibile, pur continuando a perseguire gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione della Commissione. La nostra responsabilità è sempre stata e sarà sempre quella di operare nel modo migliore, nel rispetto di tutte le regole. Regole che non facciamo noi e che la realtà sta dimostrando che sono sbagliate». E aggiunge: «Insieme al governo italiano, abbiamo insistito affinché quelle regole fossero modificate rapidamente. Non per frenare l’elettrificazione, ma per attuare un piano realistico che consenta di raggiungere gli obiettivi di elettrificazione in modo da rafforzare l’Europa come produttore, invece di ridurla a un mercato per altri».
Una riflessione sul green
Che l’Unione Europea parli di sostenibilità in modo sempre più cieco e ideologico, l’avevamo capito. Ma nel momento in cui persino John Elkann, che è sempre stato particolarmente sensibile ai diktat di Bruxelles, prende le distanze da questi ultimi, il campanello d’allarme ha una rilevanza di gran lunga maggiore. Il leader del quarto gruppo automobilistico al mondo — fervente sostenitore dell’elettrico e della mobilità sostenibile — denuncia che le regole europee sono «sbagliate» e «non riconoscono la realtà sul campo», il che significa che il dibattito non è più tra ambientalismo e industria, ma tra visione pragmatica e rischio di declino.
La massima attenzione per l’ambiente è imprescindibile, questo non possiamo negarlo. Ma finché l’Ue insisterà a imporre tutto senza tempi realistici, infrastrutture adeguate e tutela del lavoro, questa fantomatica transizione sarà un boomerang molto doloroso. Il green non può e non deve mai diventare un dogma scollegato dai territori e dalle persone, dalla cultura del lavoro storica di una nazione. Se l’Europa vorrà davvero guidare il cambiamento — e non subirlo — dovrà ascoltare chi produce, investe e crea futuro. Perché, come ricorda Elkann, «il futuro si costruisce insieme».