Stellantis, quattro anni da incubo
- Postato il 30 settembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Stellantis, quattro anni da incubo
Stellantis perde manodopera, cancellati 9.656 lavoratori. Dal 2004 al 2024, persa una produzione di automobili pari a 515.944 unità
Tra il 2020 e il 2024 il saldo occupazionale degli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis è negativo e pari a 9.656 lavoratori. Così il leader della Fiom, Michele De Palma, a margine di una conferenza stampa. Dati che raccontano «esattamente la fuga di Stellantis dall’Italia, dai lavoratori italiani, dal nostro Paese – ha detto – siamo qui oggi per fermare questa grande fuga. Ci sono tre cifre che secondo spiegano meglio di molte parole: 14 miliardi sono state le risorse investite dall’azienda nei dividendo per gli azionisti negli ultimi quattro anni; abbiamo perso 9.656 lavoratori negli ultimi quattro anni, dal 2020 al 2024; ad oggi il 62% dei lavoratori di Stellantis è coinvolto da ammortizzatori sociali. Questa cifra riguarda uscite dal perimetro di Stellantis anche di lavoratori dell’indotto e della componentistica. Queste sono le cifre di un fallimento».
DE PALMA FIOM: I NUMERI DEL FALLIMENTO DI STELLANTIS
Secondo la Fiom «questo fallimento determinato dalle scelte compiute dalla proprietà e dall’amministratore delegato Tavares. Oggi abbiamo un nuovo amministratore delegato col quale riteniamo urgentissimo aprire il confronto e pensiamo anche che la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, non possa più far finta che non ci sia un problema automotive».
«FALLIMENTO DELLE SCELTE COMPIUTE DALLA PROPRIETÀ DI STELLANTIS»
I dipendenti di Stellantis nei siti italiani, come rilevato dal report del centro studi della Fiom, presentato nel corso di una conferenza stampa, sono passati da 37.288 nel 2020 a 27.632 nel 2024. Il risultato è che in 4 anni si sono persi 9.656 lavoratori. Ad influire su questo numero sono sicuramente le uscite volontarie. In particolare, attraverso accordi sindacali che la Fiom non ha firmato definite specifiche iniziative di uscita con accompagnamento alla pensione per i lavoratori più anziani e di voluntary leave mediante risoluzioni del rapporto di lavoro
IN QUATTRO ANNI PERSI OLTRE 9MILA LAVORATORI
«L’amministratore delegato Antonio Filosa ha preso in mano una situazione drammatica, determinata dal fallimento del piano di Carlos Tavares e proprietà – ha detto De Palma – le proposte della Fiom sono rivolte a Stellantis e alle istituzioni nazionali ed europee. Chiediamo un confronto con l’amministratore delegato Filosa per la definizione di un piano industriale che deve prevedere nuovi modelli mass market perché quelli annunciati non bastano a saturare gli stabilimenti; un piano per rafforzare la ricerca e sviluppo; il ripristino del progetto della gigafactory; il rilancio di Maserati e di Alfa Romeo; nuove assunzioni per invertire la strategia delle uscite incentivate e per rigenerare l’occupazione negli stabilimenti».
LE RICHIESTE DELLA FIOM AL GOVERNO
Al Governo «chiediamo di spostare il confronto sull’automotive dal Mimit a Palazzo Chigi – ha aggiunto il leader della Fiom – il tavolo automotive al Mimit ha prodotto esclusivamente incentivi per l’acquisto che non sono in grado di risolvere una situazione che è di crisi strutturale del settore con un calo continuo delle produzioni e un aumento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Occorre portare la produzione ad almeno un milione di veicoli l’anno. Sono necessarie reali politiche industriali per proteggere e rilanciare l’automotive, favorendo anche l’ingresso di nuovi costruttori. E in questa fase di transizione ecologica bisogna prevedere strumenti come un ammortizzatore sociale unico per tutelare l’occupazione. Senza investimenti non è possibile rilanciare la produzione di auto nel nostro Paese».
STELLANTIS, LE RICHIESTE FIOM ALL’UNIONE EUROPEA
Allo stesso modo, all’Unione europea, ha concluso il segretario generale De Palma, «chiediamo un fondo pubblico straordinario di risorse per uscire dalla crisi e per rilanciare oltre alla ricerca e sviluppo anche produzione e occupazione, prevedendo la possibilità di realizzare l’ingresso degli Stati nell’equity delle imprese e adottando il meccanismo del local content condizionando risorse pubbliche esclusivamente alle aziende che non licenziano e non delocalizzano. Senza la risoluzione dei problemi proporremo una mobilitazione agli altri sindacati e ai lavoratori».