Stewart Copeland, l’artista che ha reinventato la batteria e fatto tremare i Police
- Postato il 6 luglio 2025
- Di Panorama
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«La prima apparizione in video di Sting alla Bbc non è stata con i Police come credono tutti, ma come bassista in una mia canzone. Io, prima dei Police, ero un artista solista e cantante, lui saltava con una maschera da gorilla sul viso e suonava il basso, alla sua destra c’era Andy Summers (l’altro Police, ndr) alla chitarra, travestito da Leonid Brežnev», rivela al telefono dalla California Stewart Copeland, tra un colpo di tosse e l’altro causati da un sorso maldestro di cappuccino. Mister Copeland, da Alexandria, in Virginia, è l’artista che ha reinventato la batteria trasformandola da strumento di accompagnamento a scatola magica di suoni e poliritmie.
A breve sarà in Italia: il 23 luglio a Villafranca di Verona, il 25 al Festival Internazionale del Jazz della Spezia, il 27 a Roma e il 29 a Foggia. «Lo show si chiama Police Deranged For Orchestra ed è una rivisitazione sinfonica dei pezzi del mio ex gruppo. Ho reimmaginato le canzoni che tutti conoscono aggiungendo dettagli presi dall’archivio dei nastri dei Police. Ho trovato parti di chitarra, arrangiamenti e improvvisazioni mai utilizzate prima o scartate e le ho inserite nello show. A La Spezia e nelle altre date italiane vedrete come, grazie alla collaborazione con altri 27 musicisti, riesco a stravolgere brani che conoscete da una vita», spiega. «Abbiamo chiuso con i Police nel 1984, quando eravamo la band più famosa del mondo, perché ognuno di noi stava tirando pazzi gli altri. Facevamo i musicisti per ragioni diverse, avevamo gusti musicali diversissimi, scrivevamo musica partendo da punti di vista opposti. In sostanza, eravamo un gruppo fondato sul conflitto: un gioco di contrasti che è stato fondamentale per raggiungere il successo, ma che dal punto di vista personale, a un certo punto, è diventato insostenibile e molto doloroso» confessa.
«Abbiamo fatto un reunion tour trionfale nel 2007, emozionati da quello che la nostra musica riusciva a suscitare dopo 30 anni. È stato una sorta di terapia in cui ci siamo chiariti su molte cose. Ci siamo detti in faccia che quando si è giovani ognuno crede che esista una sola verità musicale, la propria. Era questa la ragione della maggior parte delle liti. Detto ciò, durante lo show di Torino c’è stato un siparietto dei nostri: nel mezzo di una canzone ho iniziato ad accelerare il ritmo, e Sting, che non sopporta minimamente questi cambi di tempo, ha iniziato a urlarmi dietro e io verso di lui. Sempre più forte. Una scena da gladiatori nell’arena, in diretta, davanti a 70 mila persone. Il risultato finale è stato uno dei nostri migliori concerti di sempre», racconta tra le risate. «Pochi mesi prima della fine della band, nel 1983, mi sono trovato in uno studio di registrazione con Francis Ford Coppola per scrivere la colonna sonora di Rusty il selvaggio: è stato come rinascere. In quelle settimane ho riscoperto il gusto di fare musica senza continue mediazioni, senza liti e facce scure, e ho realizzato quanto i Police, nonostante tutto quello che mi avevano regalato in termini di ricchezza e fama, fossero diventati una prigione», sottolinea, mettendo anche a fuoco il senso bizzarro della loro presenza nella scena punk di Londra di fine anni Settanta: «Eravamo una falsa punk band, non eravamo arrabbiati con il mondo e appena Sting si è messo a scrivere canzoni è apparso chiaro a tutti quanto non c’entrassimo niente con quel contesto. Ma volevamo esserci, perché quello era il movimento musicale e culturale più eccitante del momento, quello su cui si accendevano tutti i fari dei media. Nel mondo punk succedevano cose interessanti e noi, un po’ cinicamente, volevamo semplicemente farci notare, provare a scuotere l’albero», spiega. Sperimenta da una vita Stewart Copeland, usando le note e i ritmi di ogni parte del mondo.
Anche quelli non umani, come succede in Wild Concerto l’album più strano e affascinante che abbia mai inciso. «È il suono di un’orchestra che interagisce con il suono delle voci degli animali. Il canto di un uccello o l’ululato di un lupo non hanno alcuna intonazione, non si muovono lungo una scala melodica, eppure, se abbinati rispettivamente a un flauto e a un trombone, riescono a produrre qualcosa di molto gradevole per le nostre orecchie È un incredibile miracolo della natura».