“Stipendi non dovuti e affitti per uso privato pagati dalla cooperativa”: le contestazioni al deputato Pd Laus

  • Postato il 24 luglio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Stipendi erogati anche quando certi dipendenti non lavoravano. Affitti pagati dalla società non per gli scopi della cooperativa, ma per l’uso privato del deputato Pd Mauro Laus. Sono due delle ipotesi investigative seguite dalla Guardia di finanza nell’inchiesta sulla Rear, impresa di servizi a lungo guidata dal politico torinese di origini lucane e ora amministrata da persone a lui vicine. Otto sono gli indagati che lunedì hanno ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini: oltre al capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera dei deputati, c’è la moglie Maria Cardone e i figli Vittorio e Giuseppe, la cognata Valeria Cardone, amministratrice delegata, il presidente Antonio Munafò e i politici Pd Mimmo Carretta, assessore comunale allo Sport e ai Grandi eventi di Torino, e Maria Grazia Grippo, presidente del consiglio comunale. Sono indagati a vario titolo di infedeltà patrimoniale (avrebbero danneggiato il patrimonio della società per procurare vantaggi a sé o ad altre persone) e malversazione di erogazioni pubbliche.

Uno dei casi di infedeltà patrimoniale riguarda l’affitto di appartamenti e garage a Torino, Roma e Riva del Garda pagati dalla Rear, ma non utilizzati per le attività della cooperativa. Secondo il sostituto procuratore Alessandro Aghemo, gli immobili sono stati utilizzati per fini personali da Laus. Quest’accusa legata agli affitti non riguarda i dem Carretta e Grippo. A loro, già dipendenti della Rear, e agli altri indagati (ma non alla moglie del deputato) è contestato un episodio relativo al pagamento di stipendi anche quando non erano impegnati al lavoro.

Laus, ad esempio, dopo aver lasciato le cariche societarie nel 2013 è diventato un quadro e ha ricevuto lo stipendio anche per quelle giornate in cui era impegnato in Parlamento (205 giorni dal 2018 al 2021). Carretta, invece, è un dipendente in aspettativa dal novembre 2021, ma nel periodo precedente – quando era consigliere comunale e quando era in campagna elettorale – ha ricevuto stipendi anche per le 80 giornate in cui era assente, o con dei permessi limitati, per impegni in municipio. La collega Grippo, assunta nel 2018 (quando era già consigliera comunale), si è dimessa all’inizio del 2022. Dall’assunzione alla fine del 2021 ha ricevuto stipendi anche per le 507 giornate in cui partecipava alle attività del consiglio comunale, senza permessi oppure con permessi minimi. Ai figli di Laus, anche loro assunti in Rear con contratto da operaio uno, da impiegato l’altro, sono state pagate giornate lavorative in cui erano assenti per seguire corsi all’università o dare esami.

Il reato di infedeltà patrimoniale è procedibile su querela della persona offesa e, al momento, nell’avviso di conclusione delle indagini non sono state indicate presunte vittime danneggiate dalle condotte contestate agli indagati. Il sospetto – non verificato – è che possa derivare dall’ispezione ministeriale del 2023. L’accusa di malversazione (non contestata alla moglie del deputato) riguarda invece un finanziamento a tasso agevolato garantito da Sace, quindi dallo Stato, che – secondo l’ipotesi investigativa – non sarebbe stato utilizzato per gli scopi stabiliti da contratto, ma per pagare gli stipendi non dovuti, tra cui quelli Laus, Grippo e Carretta.

“Affronto questa fase con serenità, consapevole di aver sempre agito nel rispetto delle regole – ha scritto sui social network il deputato Pd –. Non cerco alibi né indulgenze, ma confido che i fatti, una volta emersi con completezza, sapranno raccontare la realtà meglio di ogni congettura”. Notificata l’avviso di conclusione dell’inchiesta, gli indagati – difesi dall’avvocato Maurizio Riverditi – hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o presentare memorie difensive, nel tentativo di evitare la richiesta di rinvio a giudizio. Mercoledì il difensore ha scritto al procuratore capo Giovanni Bombardieri per segnalare la pubblicazione di informazioni contenuti nell’avviso di chiusura indagini e di notizie su altre indagini in corso sulla Rear.

“Siamo certi che Carretta, Grippo e Laus chiariranno ogni aspetto su quanto viene loro contestato – ha dichiarato il segretario metropolitano del Partito Democratico, Marcello Mazzù –. La conclusione delle indagini apre infatti un tempo, che si auspica il più breve possibile, in cui si potrà fare chiarezza”. Mazzù chiede di non strumentalizzare la vicenda giudiziaria. “Sia chiaro: non interessano i risvolti giudiziari – aveva scritto martedì su Facebook il capogruppo M5s Andrea Russi –. Non è su quel terreno che si vuole scendere. Diversamente da come fece il Pd quando governavamo noi questa città – ricordiamo il caso Ream: esposto di Lo Russo, sette anni di processo e, alla fine, assoluzione piena per sindaca e assessore — non c’è alcuna voglia di cavalcare l’onda delle procure”. Quello che Russi vuole sottolineare è che “il Pd torinese è ancora ostaggio dei burattinai e il sindaco è figlio di questa politica”.

C’è però anche l’aspetto imprenditoriale e lavorativo. La Cgil e la Filcams esprimono preoccupazione “per la gravità delle contestazioni riportate dagli organi di stampa, che gettano un’ombra su un sistema cooperativo che dovrebbe fondarsi su trasparenza, legalità e ridistribuzione della ricchezza”. Il sindacato afferma che lavoratrici e lavoratori “non devono subire le conseguenze di comportamenti individuali o gestioni opache”: “Quanto emerso in questi giorni riaccende l’urgenza di rafforzare i meccanismi di vigilanza sulle cooperative e sulla gestione delle risorse pubbliche, soprattutto nel settore degli appalti e subappalti a cascata”.

“Le indagini coordinate dalla Procura di Torino non hanno messo in discussione né la correttezza gestionale della società né la sua solidità patrimoniale e riguardano invece vicende marginali relative ad alcune persone fisiche socie, che si difenderanno nelle sedi opportune e dimostreranno la propria piena innocenza”, interviene Rear in una nota affermando che gli appalti sono stati “gestiti sempre in totale correttezza e trasparenza”.

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Il Fatto Quotidiano

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