Stop al corso dei prof contro la militarizzazione, gli organizzatori: “Nessun bavaglio, andiamo avanti”. Presìdi in 35 piazze

  • Postato il 3 novembre 2025
  • Scuola
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nessun bavaglio alla scuola pubblica. Non ci pieghiamo!”. Contro la decisione del ministero dell’Istruzione e del Merito di oscurare dalla piattaforma ministeriale Sofia il convegno di formazione per docenti “La scuola non si arruola, organizzato dal Cestes (Centro studi trasformazioni economiche sociali, accreditato da viale Trastevere) per domani, gli organizzatori hanno deciso di non fermarsi. L’incontro – in collaborazione con l’Osservatorio contro la militarizzazione a scuola – sarà comunque promosso e in trentacinque piazze, in tutt’Italia, l’Unione sindacale di Base ha allestito con gli studenti dei presidi “per una scuola libera, democratica e per la pace”.

Non solo, in queste ore l’Usb ha lanciato una petizione online e anche l’Flc Cgil è scesa in campo: “Le motivazioni dell’annullamento sono risibili – spiega Gianna Fracassi, segretaria nazionale della Flc Cgil – ritirare l’accreditamento per la presunta “estraneità agli ambiti formativi riconducibili alle competenze professionali dei docenti” significa ignorare valori come quello della pace espresso nella nostra Carta Costituzionale”. Resta il problema che vietando l’accreditamento del Cestes gli oltre mille insegnanti che si erano registrati al convegno online non potranno avere il permesso di formazione previsto dal CCNL. D’altro canto, l’intervento di Valditara è stato visto come un’intrusione. Dopo una diffida a tre giorni dall’incontro da viale Trastevere è stato comunicato al Cestes che “l’iniziativa La scuola non si arruola non appare coerente con le finalità di formazione professionale del personale docente presentando contenuti e finalità estranei agli ambiti formativi riconducibili alle competenze professionali dei docenti, così come definite nel Ccnl scuola e nell’Allegato 1 della Direttiva 170/2016”.

La risposta in queste ore è stata immediata: “Contro il Cestes – scrive l’Usb – è iniziato un procedimento per la revoca dell’accreditamento al ministero stesso. Chi parla di educazione alla pace, si esprime contro l’imperialismo, rifiuta il militarismo e si schiera con il popolo palestinese non deve parlare e non deve pensare, questo il messaggio chiaro e violento di Valditara e del Governo Meloni. Noi non ci fermiamo e non ci fermeremo. Saremo presenti nelle oltre 30 piazze del 4 novembre, docenti e studenti uniti per una scuola libera, democratica e per la pace. Serve pensare un percorso, dare continuità alla presa di coscienza e alla mobilitazione. Ci riuniremo in assemblea il 10 novembre per discutere insieme della repressione in atto nelle scuole, della limitazione della libertà di formazione, della volontà politica di assimilare antisionismo e antisemitismo (Ddl Gasparri), della distruzione della scuola della cultura (riforma tecnici e professionali, linee guida) e non solo”. Intanto domani sono previste manifestazioni a Roma, a Bari, Palermo, Napoli, Viterbo, Pisa, Torino, Milano, Verona, Siena e in numerose altre città.

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