“Stop alle armi per Israele e divieto di ingresso in Spagna ai militari coinvolti a Gaza”: le nove misure di Sanchez “per fermare il genocidio”

  • Postato il 8 settembre 2025
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A meno di un mese dal secondo anniversario dell’offensiva israeliana su Gaza, Pedro Sánchez ha posto la Spagna alla guida dei Paesi europei che adottano misure contro il governo di Benjamin Netanyahu. In una dichiarazione istituzionale di circa dieci minuti, il presidente del governo ha annunciato un pacchetto di nove provvedimenti, tra cui spicca l’approvazione urgente di un decreto legge reale che rende giuridicamente vincolante l’embargo sulle armi a Israele. “Il governo”, ha detto, “ha deciso di avviare a scadenza immediata nove azioni per fermare il genocidio a Gaza, per perseguire gli autori e per sostenere la popolazione palestinese”.

Il provvedimento sancisce il divieto legale e permanente di acquistare e vendere armamenti, munizioni ed equipaggiamento militare a Israele. Secondo Sánchez, l’embargo era già applicato “di fatto” dall’ottobre 2023, ma ora trova una formalizzazione normativa, richiesta da mesi da organizzazioni della società civile, soprattutto dopo le denunce di forniture militari avvenute attraverso diversi ministeri.

Tra le misure annunciate figura anche il divieto di transito nei porti spagnoli per le navi che trasportino combustibili destinati alle Forze di Difesa Israeliane, un’estensione del blocco già in vigore dallo scorso maggio per le imbarcazioni con carichi di armi. Parallelamente, il governo ha stabilito la proibizione di ingresso in Spagna per tutte le persone coinvolte direttamente o indirettamente nelle operazioni militari a Gaza e nelle violazioni dei diritti umani. Una misura che, alla luce dei mandati di arresto emessi dal Tribunale Penale Internazionale contro Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, obbliga la Spagna a cooperare con la giustizia internazionale.

Il pacchetto comprende inoltre il veto all’importazione di prodotti provenienti dai territori occupati, come i datteri Medjoul presenti nei supermercati, e la limitazione dei servizi consolari per i cittadini spagnoli residenti negli insediamenti illegali. In ambito diplomatico, Sánchez ha ribadito la volontà di mantenere viva la prospettiva della soluzione a due Stati, mentre sul piano della cooperazione internazionale il governo incrementerà gli aiuti all’Autorità Palestinese con nuovi progetti in campo agricolo, alimentare e sanitario. Sarà anche rafforzata la partecipazione spagnola alla missione europea di assistenza alla frontiera di Rafah.

Per quanto riguarda l’aiuto umanitario, la Spagna aumenterà di 10 milioni di euro il proprio contributo all’UNRWA e porterà la cooperazione complessiva a 150 milioni entro il 2026.

Nel suo discorso, Sánchez ha voluto sottolineare il senso politico e morale di queste misure: “Una cosa è proteggere il proprio Paese e la propria società, un’altra molto diversa è bombardare ospedali e condannare alla fame bambini innocenti. Questo non è difendersi, non è nemmeno attaccare: è sterminare un popolo indifeso, violando tutte le norme del diritto umanitario”.

Il premier ha riconosciuto che le decisioni adottate non saranno sufficienti a fermare la guerra né i crimini di guerra, ma ha espresso l’auspicio che possano esercitare pressione sul governo israeliano e contribuire ad alleviare le sofferenze della popolazione palestinese. “La Spagna vuole che la sua società sappia di essersi collocata dalla parte giusta della storia di fronte a uno degli episodi più infami del XXI secolo”, ha dichiarato.

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