Strage di Bologna, la Cassazione conferma l’ergastolo per l’ex terrorista Paolo Bellini

  • Postato il 1 luglio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È arrivato l’ultimo verdetto per l’ex terrorista di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini, accusato della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e condannato all’ergastolo in primo e secondo grado. La Cassazione ha confermato il fine pena mai per l’imputato. I giudici della VI sezione della Suprema corte hanno anche ribadito la condanna a 6 anni per l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel per depistaggio e a quattro anni per Domenico Catracchia, amministratore di alcuni condomini di via Gradoli a Roma, per false informazioni al pubblico ministero.

Bellini, killer a pagamento e terrorista di destra che – insieme ai Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (condannati in via definitiva) e Gilberto Cavallini (condannato all’ergastolo), finanziati da Licio Gelli e coperti dai servizi segreti, per l’accusa portò o aiutò coloro a portare l’ordigno che provocò la “micidiale esplosione” causando “l’orribile strage” così come l’hanno definita i giudici dell’appello. Un verdetto che arriva poco più di un mese dal 45° anniversario della strage e che contribuisce alla ricostruzione in termini più ampi di quella che fu una stagione anche di depistaggi.

L’elemento principale a carico di Bellini era un fotogramma di un filmino amatoriale, girato da un turista tedesco a Bologna la mattina del 2 agosto 1980, nel quale si vede un volto riconosciuto dall’ex moglie come quello dell’imputato. L’ex terrorista nero è stato condannato sia in primo che in secondo grado al fine pena mai. I giudici della Corte d’assise d’appello di Bologna che l’8 luglio 2024 avevano confermato il verdetto di primo grado – nelle 421 pagine di motivazioni del verdetto non solo avevano ribadito le conclusioni dei giudici di primo grado ma avevano aggiunto: “È provata, al di là di ogni ragionevole dubbio, la consapevole e premeditata partecipazione attiva del Bellini alla strage di Bologna”. Durante la requisitoria dello scorso gennaio, nel chiedere la conferma dell’ergastolo, il sostituto procuratore generale della Cassazione Antonio Balsamo aveva detto: “Questo giudizio rappresenta una importante occasione per dare attuazione a quel diritto alla verità che ha ricevuto un forte riconoscimento da parte delle Nazioni Unite, della Corte europea dei diritti dell’uomo e della nostra Corte Costituzionale”.

Il percorso che ha portato negli ultimi anni a ricostruire il mosaico delle responsabilità dell’eccidio della stazione – quando 85 persone morirono sotto le macerie e tra la polvere e oltre duecento rimasero ferite – è iniziato grazie all’avocazione decisa della Procura generale di Bologna, che scelse di portare avanti un’inchiesta destinata all’archiviazione. Poi, nel corso degli anni, i processi a Cavallini e Bellini e la sentenza definitiva che – lo scorso gennaio – ha condannato il primo all’ergastolo per aver fornito alloggio e un’auto a Mambro, Fioravanti e Ciavardini. Nelle motivazioni di oltre duemila pagine della sentenza di primo grado, redatte dal presidente dell’Assise Michele Leoni, la lettura di un’intera stagione dell’Italia contemporanea, con la convinzione che “quella di Bologna fu una strage di Stato”, che i “Nar” erano “compromessi coi servizi segreti” e “i depistaggi sono stati la regola da piazza Fontana a Ustica“.

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Il Fatto Quotidiano

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