Stragi, dopo la relazione M5s su Mori la destra reagisce e accelera sulla legge per cacciare Scarpinato dall’Antimafia

  • Postato il 15 maggio 2025
  • Mafie
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Hanno denunciato un “depistaggio istituzionale” sulle stragi in commissione Antimafia, provocando la replica della presidente Chiara Colosimo e di mezzo centrodestra. Ma la questione non si è fermata nel campo delle dichiarazioni. È bastato attendere poche ore, infatti, ed ecco che dalla parte della maggioranza è arrivata una reazione pratica contro il Movimento 5 stelle: la commissione Affari Costituzionali del Senato, infatti, ha calendarizzato la norma per sospendere da Palazzo San Macuto i parlamentari in presunto conflitti d’interesse. Una legge che ha tra i suoi effetti quello di allontanare Roberto Scarpinato dai lavori della commissione sulla strage di via d’Amelio. Sarà un caso ma proprio il senatore, già procuratore generale di Palermo e Caltanissetta, è il principale autore della memoria depositata martedì 13 maggio in Antimafia per confutare punto su punto le dichiarazioni di Mario Mori e Giuseppe De Donno.

La conferenza stampa dei 5 stelle – L’audizione dei due ex carabinieri era attesa come l’atto principale dell’indagine portata avanti dalla commissione Colosimo. Mori e De Donno, infatti, sono i principali sostenitori della pista che individua nella volontà di bloccare l’indagine su Mafia e appalti il movente delle stragi di Capaci e via d’Amelio. I 5 stelle, però, affidandosi alla lunghissima esperienza di Scarpinato, hanno preparato una contro-relazione di 90 pagine che smentisce alcune delle dichiarazioni dei due ex militari. “C’è una contro-narrazione, basata su falsità documentali, per portare sul banco imputati la magistratura, per “gettare fango sui magistrati” che hanno indagato Mori e De Donno, ha detto ieri Scarpinato, presentando in conferenza stampa il dossier, insieme a Giuseppe Conte e Federico Cafiero De Raho.

La legge anti Scarpinato e De Raho – Non sono passate neanche 24 ore e la commissione Affari Costituzionali del Senato ha calendarizzato in sede redigente la norma presentata nell’ottobre scorso da componenti di tutta la maggioranza di governo: propone di sospendere dai lavori dell’Antimafia i parlamentari potenzialmente in conflitto d’interessi. Sulla carta sarebbe una norma sacrosanta, se non fosse che è congeniata per colpire Scarpinato e De Raho, i due ex magistrati eletti dai 5 stelle e nominati a Palazzo San Macuto. Lo dice esplicitamente il provvedimento, quando spiega che “le disposizioni introdotte permettono di risolvere una situazione che si è presentata in questa legislatura all’interno della cosiddetta commissione antimafia: uno dei componenti potrebbe essere ascoltato, in ragione di pregresse funzioni assolte, nell’ambito di un’indagine riguardante scelte, direttive, procedimenti e atti da questi compiuti negli anni antecedenti alla sua elezione”. Chiaro riferimento a Scarpinato, pm di Palermo all’epoca delle stragi, e a De Raho, procuratore nazionale antimafia quando il finanziere Pasquale Striano accedeva in modo illecito – secondo le accuse della procura di Perugia – al database di via Giulia.

Lo scontro in Aula – La decisione di calendarizzare la norma poche ore dopo la conferenza stampa dei 5 stelle è stata denunciata dal capogruppo Stefano Patuanelli, che ha spiegato perché il M5s ha votato contro il calendario dei lavori messo a punto dalla Conferenza dei Capigruppo. “Ci siamo stufati dell’arroganza della maggioranza, non esiste che si metta nel calendario dell’Aula una riforma costituzionale anche se non si è concluso l’esame in commissione”, ha detto in apertura della seduta a Palazzo Madama. Il riferimento è alla decisione della maggioranza di portare la riforma sulla separazione della carriere in magistratura in Aula già l’11 giugno, anche senza che si sia concluso l’esame. “Si potrebbe lavorare di più in commissione anche il giovedì e il venerdì, ma invece voi preferite stare a casa”, ha detto ancora il capogruppo M5s, rivolgendosi ai senatori della maggioranza che protestavano. “Vogliamo anche denunciare come la commissione di Vigilanza Rai sia stata silenziata. In prima Commissione poi hanno calendarizzato una norma per far fuori dalla commissione Antimafia un magistrato Antimafia. Certo che ha un conflitto di interessi – ha continuato Patuanelli – perché ha sempre combattuto la mafia e forse questo fa paura”. Nel frattempo i parlamentari del M5S sventolavano in Aula cartelli con la scritta: “Vigilanza Rai imbavagliata”, “Referendum oscurato” e “Democrazia silenziata“. A Patuanelli ha replicato Alberto Balboni, presidente della commissione Affari Costituzionali. “La mia commissione è quella che lavora più di tutti. Sono i suoi colleghi di opposizione che non vogliono lavorare dicendo che il lunedì devono stare sul territorio, che poi il giovedì e il venerdì devono ripartire…Se vuole le faccio i nomi e i cognomi”, ha detto l’esponente di Fdi, gridando “bugiardo” a chi lo stava contraddicendo. “Poi ieri sera – ha sottolineato Balboni riferendosi all’Antimafia e al caso Scarpinato – abbiamo incardinato un ddl per non far partecipare ai lavori di una commissione chi è in conflitto di interessi”. Il fatto che la legge sia stata incardinata solo ieri sera, come dice Balboni, conferma che la destra ha voluto reagire alla contro-realazione del M5s su Mori, depositata martedì, e alle dichiarazioni di Scarpinato, Conte e De Raho di mercoledì mattina.

Cosa prevede la norma – Ma cosa prevede la norma anti-Scarpinato? Composta da un articolo e 4 commi che modificano la legge d’istituzione della commissione Antimafia, impone l’astensione al componente che si trovi in una situazione di incompatibilità per una determinata indagine: non potrà prendere parte ai lavori dell’organo parlamentare e neanche consultare i relativi documenti. Ma come si fa a decidere se un parlamentare è in conflitto d’interessi? Dovrà segnalarlo lui, ma potranno farlo anche gli altri esponenti della commissione. A quel punto si aprirà una sorta di processo, con il parlamentare sotto accusa che potrà difendersi in contraddittorio. Ma sarà poi la commissione ad approvare una relazione con le conclusioni sull’ipotetico conflitto, trasmettendola al presidente della commissione e a quello della Camera d’appartanenza del parlamentare sotto accusa. Come si approva la relazione conclusiva? A colpi di maggioranza politica? O dopo un esame tecnico esterno? La legge non lo dice ma delega al regolamento interno alla commissione le modalità di approvazione. Ed è qui il nodo della questione: se a decidere saranno i parlamentari, votando semplicemente a maggioranza, è ovvio che punteranno ad allontanare gli esponenti dell’opposizione sgraditi.

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